Toscana

La Toscana va, ma le famiglie tirano la cinghia

di Ennio Cicali

Uno scatto d’orgoglio collettivo, di questo racconta il rapporto Censis sulla situazione socioeconomica della Toscana, che segue quella relativa all’Italia, presentata tempo fa. L’indagine è stata realizzata su un campione di 1.500 toscani. Un primo dato positivo: la Toscana sembra emergere dalla «poltiglia» nazionale e senza guida che caratterizza, secondo il Censis, il panorama nazionale. I toscani guardano alle istituzioni come strumento di partecipazione. C’è nella regione una tensione collettiva che la differenzia dal resto d’Italia e che va interpretata positivamente come un elemento di coesione sociale, vero valore aggiunto della Toscana. Si spiega così l’elevata partecipazione al volontariato e all’associazionismo, un coinvolgimento collettivo molto più intenso di quanto si registra in altre regioni. Ma non è tutto rose e fiori, come vedremo.

Nuove sfide per l’industria. Il sistema industriale, dato per spacciato di fronte alle nuove competizioni, è riuscito a trovare un nuovo ritmo, grazie all’imprenditorialità diffusa e alle scelte tempestive di innovazione e, persino nei momenti di più dura crisi industriale, a nuove positive dinamiche settoriali come, a esempio, nella nautica. Contenuto tecnologico, tipologia dei beni, dimensione media delle imprese, sono altrettanti aspetti che sono cambiati, senza alterare la sostanza del modello regionale toscano. Nonostante i buoni risultati delle imprese più grandi, quelle con oltre 250 addetti, sono le imprese più piccole, al massimo 49 addetti, a rappresentare la fonte primaria di valore aggiunto nella manifattura. Mentre l’economia regionale è indirizzata verso prodotti altamente tecnologici che trovano spazio sui mercati internazionali, nel sistema produttivo prevalgono le piccole e piccolissime imprese e i prodotti a medio-basso contenuto tecnologico.

Famiglie col fiato corto. Per sbarcare il lunario molte famiglie sono costrette a uno stile di vita modesto, nonostante la Toscana sia la regione italiana a più basso indice di disuguaglianza di redditi. Esistono tuttavia sacche di disagio non indifferenti: l’indice di povertà relativa è del 4,6%, meno della metà di quello nazionale (oltre l’11%); inoltre, più di 11 famiglie su cento stentano ad arrivare alla fine del mese (Italia 14,7%), 20 non riescono ad arrivare a sostenere spese impreviste (29% il dato italiano), 5,8% è in arretrato con le bollette e così per altri aspetti del disagio come non riuscire a scaldare adeguatamente la casa, non avere soldi per alimentarsi, per le spese mediche o per vestirsi.

Il primato del modello sociale. La Toscana deve progressivamente confrontarsi con la crescente segmentazione dei bisogni sociali, con l’insorgenza di esigenze specifiche legate a particolari eventi o situazioni di vita. Situazioni che vanno dalla scuola alla sanità, all’assistenza agli anziani.

I rischi della questione lavoro. Nonostante la Toscana sia tra le regioni più vitali per l’occupazione, la disoccupazione è in testa alla graduatoria delle paure dei toscani, rappresentando assieme alla carenza e all’alto costo degli immobili, la principale fonte di preoccupazione. Secondo i dati del 2006, oltre 173 mila lavoratori toscani (l’11,2 del totale) hanno un lavoro a termine: l’8,8% sono lavoratori stagionali, interinali, apprendisti o a tempo determinato, il 2,4% hanno invece incarichi a progetto od occasionali. A questa quota, già consistente, si aggiungono i lavoratori sommersi, quelli maggiormente a rischio, quasi il 10% della forza lavoro complessiva. Al rischio reale di perdere il lavoro, riguarda almeno il 20% della popolazione toscana, si somma spesso il disagio della sottoccupazione per quanti, pur in possesso di qualifiche e professionalità non sono messi in condizione di spenderle al meglio in un mercato del lavoro che richiede profili e competenze sempre più elementari. Secondo l’Istat la sottoccupazione interesserebbe in Toscana il 19,7% dei lavoratori (18,7 il dato italiano), prevalentemente donne (sono sottoccupate il 22,9% delle donne contro il 17,4 degli uomini) e, ancora una volta, giovani (30,4% dei lavoratori fino a 34 anni, contro il 18,5% di quanti hanno tra i 35 e i 44 anni e il 12% degli over 45). La percentuale di quanti svolgono un lavoro inadeguato al titolo di studio posseduto cresce sensibilmente, attestandosi a quota 36,1 un valore superiore alla media nazionale (33,5%) in crescita significativa rispetto al 2005 (32,7%). Livelli «critici» per le donne (il 42,3% delle laureate toscane contro il 37,4 delle italiane svolge un lavoro non adeguato al proprio livello) e tra i giovanissimi, dove la percentuale arriva addirittura al 51,7%.

La casa come fonte di disagio. La mancanza e l’alto costo degli alloggi è considerato un problema dal 56% dei toscani, con punte del 65% tra i più giovani, del 72% tra i disoccupati, del 68,6% nei centri con più di 100 mila abitanti e del 62% tra i possessori di diploma di scuola superiore. Nelle province di Firenze e Prato si registra la più alta concentrazione di cittadini che considerano un problema la mancanza e l’alto costo degli alloggi. Da aggiungere poi gli immigrati chiaramente penalizzati dall’emergenza abitativa. Le dinamiche del mercato immobiliare non riescono a dare risposte soddisfacenti, mentre le politiche fondate sulla collaborazione pubblico – privato non riescono a generare un’offerta aggiuntiva a costi socialmente abbordabili. Un altro problema è rappresentato dagli sfratti che nel 2005 sono aumentati del 15,3%. Con una situazione territoriale molto eterogenea: è a Firenze il più alto numero di provvedimenti (1340) seguita a distanza da Prato (657) e Pisa (592), all’estremo opposto Grosseto che con 67 provvedimenti messi nel 2005, vede anche la diminuzione più consistente. Nonostante l’aumento complessivo, in Toscana tra il 2004 e il 2005 diminuiscono le esecuzioni di sfratto, contrariamente a quanto avviene nel resto d’Italia.

La sfida del multiculturalismo. La dinamica di integrazione degli stranieri dopo un inizio positivo si è bloccata. Infatti, la convinzione che l’immigrazione sia una risorsa ha subito una brusca inversione di tendenza. La presenza degli stranieri comincia a pesare sui processi strutturali locali, dalla natalità alla scuola. È in atto una crescente stanzialità degli immigrati, ma una loro più visibile collocazione nei processi sociali e nella comunità è vissuta con difficoltà dai residenti.

Dal turismo alla scuola passando per la tv. Sono numerose e differenziate le aspettative che si concentrano sul sistema formativo toscano. Un andamento positivo si registra per le scuole per l’infanzia, anche se piuttosto affollate. Nella scuola primaria, a fronte di una diminuzione di scuole a livello regionale, sono in crescita gli iscritti (+5%). In aumento anche gli alunni della scuola secondaria di primo grado. Il percorso di studi scelto dai ragazzi toscani che frequentano le scuole secondarie di secondo grado, registra una maggioranza di iscritti negli istituti tecnici e nei licei. Il resto dei giovani studenti è ripartito tra gli istituti professionali, scuole magistrali, licei artistici e istituti d’arte.

Sono 127.415 gli studenti iscritti nelle università toscane. Firenze raccoglie il maggior numero di iscrizioni (60.436), seguita da Pisa (46.696), Siena (19.824) e università per stranieri di Siena.

Turismo come risorsa. Nel 2006 le presenze turistiche in Toscana hanno superato quota 41 milioni (italiani 21.615.591, stranieri 19.534.677) il valore più alto mai registrato nella regione. Principale motivo di attrazione i 62 musei e gallerie che hanno incassato 20.996.116 euro. Altre iniziative stanno innalzando la qualità complessiva dell’offerta turistica, dal microcosmo di festival locali, non sempre finanziati solo da risorse pubbliche alla riscoperta di aspetti tipici.

Tv e cellulare preferiti dalle donne. Negli ultimi anni in Toscana si è verificato un incremento nell’uso e nell’offerta dei media. Sono aumentate le persone che si accostano al computer, internet e cellulare; decresce l’uso della televisione alternativa a quella tradizionale che occupa incontrastata la prima posizione. La radio si colloca fra i media che raggiungono i due terzi dei toscani, anche se negli ultimi tempi sono diminuiti gli ascoltatori. Stabile la lettura dei quotidiani e dei mensili, mentre cresce quella dei settimanali. L’utilizzo del computer coincide con quello di internet, verso il quale, sia gli italiani che i toscani stanno entrando in confidenza.. Le donne toscane sono le maggiori utilizzatrici di tv e cellulare, rispetto agli uomini che invece le superano nel consumo di radio, computer, internet e tv satellitare.

Libri e biblioteche. Sono 916 le biblioteche presenti in Toscana, che occupa il quinto posto nella graduatoria nazionale. Il dinamismo dell’editoria è dimostrato dalle opere librarie pubblicate nella regione, 8,7 ogni 10 mila abitanti.

Teatro e cinema. La crescente partecipazione dei toscani alle 13.167 rappresentazioni teatrali e musicali organizzate sul territorio ha determinato la vendita di circa 2 milioni di biglietti, con una spesa media di 9,3 euro per spettatore. La prosa ha registrato il maggior numero di rappresentazioni, seguita dagli altrettanto numerosi concerti e spettacoli di musica leggera e d’arte varia, dai concerti di danza e musica classica. Anche il cinema, con 2,480 giorni di programmazione per 100.000 abitanti, conferma la sensibile vitalità della Toscana, che si colloca al di sopra della media nazionale.

Intervista al delegato regionale della Caritas Sempre più gente chiede aiuto ai Centri d’ascolto della Caritas

di Andrea Bernardini

Sessanta centri di ascolto in rete, 16227 persone incontrate: quello della Caritas regionale è un osservatorio parziale ma privilegiato sulla condizione di chi vive in Toscana. E racconta, ad esempio, di un numero sempre maggiore di cittadini nati e vissuti nel territorio che chiedono aiuto alla Chiesa. «Se dovessimo misurare tutto con i dati sull’utenza dei nostri centri di ascolto, dovremmo concludere che è vero che la povertà relativa è diminuita… ma perché è cresciuta la povertà assoluta», commenta don Emanuele Morelli, delegato regionale della Caritas.

Don Morelli, il rapporto del Censis racconta una Toscana equa, con il più basso indice di disuguaglianza nella distribuzione dei redditi, che crede nelle istituzioni e dove la paura della disoccupazione resta al primo posto: sembra quasi il quadro di un’isola felice…

«Eppure, secondo la percezione delle nostre Caritas, ci sono anche molte ombre e molto rimane ancora da fare per le politiche e per la società civile».

Parliamo del rapporto tra i toscani e le istituzioni«È vero, i toscani, in genere, credono nelle istituzioni. La fiducia si riduce tra i giovani, tra i quali cresce l’individualismo e diminuisce la partecipazione reale: persino al volontariato mancano sempre più forze giovanili».

Come se ne esce?

«Investendo sui giovani. Le istituzioni devono promuovere politiche giovanili adeguate, ma anche le altre agenzie educative devono saper offrire esperienze coinvolgenti e capaci di responsabilizzare. Il servizio civile, ad esempio, può essere una buona scuola di partecipazione e di protagonismo».

Qual è il giudizio di Caritas sul welfare toscano?

«In Toscana esiste una discreta rete di servizi sociali, la presenza di un volontariato consapevole e di un “terzo settore” forte. Tuttavia crediamo che ogni attore di questo sistema debba lavorare per definire meglio compiti e responsabilità, precisando insieme gli obiettivi dello stato sociale. Va evitato con decisione il rischio di scivolare nell’assistenzialismo ed accolta, invece, la sfida più impegnativa ma necessaria della promozione della persona umana».

E sulla povertà relativa?

«Dal rapporto sulle povertà elaborato dalle Caritas della Toscana, grazie anche ai dati dei Centri d’ascolto, cresce la domanda di sostegno a tutti i livelli. Incontriamo sempre più famiglie col fiato corto. Le risorse economiche a loro disposizione non sono più sufficienti e per questo cresce la domanda di integrazione del reddito. Anche dalla nostra analisi il problema della casa insieme a quello del lavoro rimangono nodi essenziali da sciogliere. E non dimentichiamoci che accanto a questi percorsi “fragili” esiste anche la povertà assoluta. Crediamo che dare risposte sia compito della politica e, insieme, della società civile».

Gli immigrati sono sufficientemente integrati?

«Su questo tema il rapporto del Censis racconta un’inversione di tendenza, a nostro parere molto preoccupante: Crescono le inquietudini e diminuisce la disponibilità ad accogliere il migrante nel nostro territorio. Questo atteggiamente è sicuramente frutto più della campagna mediatica che non dell’esperienza concreta. Proprio per questo, le Caritas della Toscana credono che sia questo il tempo nel quale investire in “intercultura” ed in percorsi di “integrazione”, con gli stranieri e con gli italiani. Solo la profonda conoscenza del diverso da noi, sarà capace di ridurre la paura e di innescare processi di interazione, di incontro, di accoglienza reciproca, di rispetto ed, alla fine, di comunione. Auspichiamo regole certe, sapienti e coraggiose: in particolare la nuova legge nazionale sull’immigrazione. E sosteniamo il percorso della legge regionale sui migranti».