Toscana

La Toscana sceglie il presidente, la sfida da vincere è l’affluenza

La sfida vera sarà prima di tutto quella dell’affluenza. In cinquanta anni – la Regione Toscana è infatti nata nel 1970 – l’astensione è progressivamente cresciuta (e parecchio), come del resto in tutta Italia. L’affluenza è scesa in Toscana dal 95,9% del 1970 al 48,28% del 2015. Il dato più basso in assoluto di tutte le tornate elettorali, la prima volta con meno della metà degli elettori che si sono recati alle urne.

In corsa per governare la Toscana ci sono Susanna Ceccardi (sostenuta «Toscana civica per il cambiamento», «Forza Italia – Udc», «Fratelli d’Italia», «Lega Salvini Premier») ed Eugenio Giani (sostenuto da «Sinistra Civica ecologista», «Partito Democratico», «Svolta!», «Europa verde progressista civica», «Italia viva–Più Europa», «Orgoglio Toscana»). Corrono nel ruolo di «guastatori» Tommaso Fattori (Toscana a sinistra) Marco Barzanti (Partito Comunista Italiano), Salvatore Catello (Partito comunista), Irene Galletti (Movimento 5 stelle) e Tiziana Vigni (Movimento 3V Libertà di scelta).

Per le regionali ci sarà una sola scheda, di colore arancione. Ma due sono i voti da esprimere: uno per il presidente, l’altro per una delle liste e dunque per la composizione della futura assemblea regionale. Due voti che possono essere anche disgiunti, come già si poteva fare dal 2010. Sulla scheda i simboli sono incolonnati sulla sinistra e, a fianco, è indicato il candidato presidente collegato. Accanto ad ogni simbolo si trova sulla scheda l’elenco dei candidati consiglieri della circoscrizione con una casella a fianco da contrassegnare per indicare la doppia preferenza alternata uomo-donna. Se chi entrerà in Consiglio regionale sarà successivamente nominato assessore, dovrà dimettersi e subentrerà il primo dei non eletti. Di circoscrizioni ce ne sono tredici in tutta la Toscana: quattro per la città metropolitana fiorentina e una per ciascuna altra provincia.

Si vota con la possibilità di un turno di ballottaggio, da svolgersi a distanza di due settimane. Ma a differenza della regola che riguarda le elezioni comunali, dove la soglia sotto cui si ricorre al ballottaggio è il 50 per cento più uno dei votanti, nel caso delle regionali toscani l’eventualità si concretizzerà solo se nessun candidato presidente raccoglierà almeno il 40 per cento dei voti validi. In Toscana sembra un’eventualità poco probabile: infatti la Ceccardi o Giani – o entrambi – sono dati dai sondaggi oltre questa quota. Se così fosse chi prenderà un voto in più sarà il nuovo presidente. Cinque anni fa Enrico Rossi, presidente uscente alla guida di una coalizione Pd-riformisti, raccolse al primo turno il 48% per cento dei voti contro il 20% per cento del candidato della Lega, Fratelli d’Italia e Alleanza Nazionale Claudio Borghi, giunto secondo. Gli equilibri, anche nella nostra regione, sembrano essere cambiati.

Una particolarità: la possibilità di un turno suppletivo è stata introdotta in Toscana nel 2015 e, tra le Regioni in Italia, solo la nostra legge elettorale lo prevede. Non c’è solo la Toscana che eleggerà il nuovo presidente e consiglio: seggi aperti anche in Campania, Liguria, Marche, Puglia, Valle d’Aosta e Veneto.

Un test – il primo dopo il lockdown – che misurerà l’umore degli elettori.