Toscana
La terra continua a tremare, paura per lo sciame sismico
Da alcuni giorni il sito dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia – centro nazionale terremoti (www.ingv.it) ha registrato un’impennata di connessioni. A quanto pare, i visitatori non sono solo addetti ai lavori, o operatori della comunicazione, in cerca di dati precisi, ma semplici cittadini che si informano direttamente dalla «fonte» sulla situazione in atto. Poiché a differenza degli altri eventi sismici avvenuti di recente nelle province di Massa Carrara e Lucca, quello che è accaduto la scorsa settimana, e che ancora non è del tutto risolto, è un susseguirsi regolare di scosse e scossettine (circa 500) che alimentano la paura nella popolazione.
Lo sciame sismico ha avuto inizio venerdì 21 giugno alle ore 12.33, con una tremenda scossa di magnitudo 5.2, seguita, a distanza di poche ore, da altre due di intensità minore, ma sempre molto forti. Il terremoto è stato avvertito in diverse città del Nord Italia. Dalle rilevazioni degli esperti, l’epicentro è stato localizzato a una profondità di circa 10 km, tra i comuni di Fivizzano e Casola, a confine tra la Lunigiana e la Garfagnana. Qui si trovano piccoli paesi, spesso non facilmente raggiungibili, con vecchie case, costruite con pietre e travature in legno, alcune di esse ristrutturate negli ultimi anni.
La maggior parte ha retto bene all’urto, come ha ammesso capo della Protezione Civile Franco Gabrielli che si è subito precipitato nelle zone colpite: «dopo il terremoto del 1995 – ha detto il prefetto – la messa in sicurezza degli edifici ha evitato il peggio». Tuttavia molte abitazioni sono lesionate e presentano crepe profonde nelle parti strutturali. Ad oggi ne sono state dichiarate inagibili 45 in Lunigiana e 12 in Garfagnana ma il conto potrebbe aumentare con l’estensione dei controlli.
Danni rilevanti anche agli edifici di culto, e per questo il vescovo della Diocesi mons. Giovanni Santucci, prima di una verifica delle autorità competenti, in via precauzionale, nei comuni di Casola, Fivizzano, Fosdinovo e Comano, ha interdetto l’accesso nelle chiese ed ha disposto che le celebrazioni liturgiche siano tenute all’aperto o in luoghi idonei e sicuri. Lo stesso Vescovo, nella mattina di sabato, si è recato di persona in Lunigiana per rendersi conto della situazione e per portare un po’ di conforto alla popolazione.
Centinaia di persone, soprattutto anziani e bambini, hanno dormito, nei giorni scorsi, nelle tendopoli allestite dai volontari della Protezione civile. C’è chi non ha rinunciato a rimanere vicino a casa, trascorrendo la notte in auto o in giardino, per evitare episodi di sciacallaggio. Sul fronte degli interventi il presidente della Regione Toscana Enrico Rossi, dopo la visita in Lunigiana e Garfagnana, ha annunciato la richiesta dello stato di emergenza e la necessità di primi finanziamenti, 5 milioni, per far fronte alle urgenze. E la richiesta è stata appoggiata dal sottosegretario alle Infrastrutture e Trasporti, Erasmo D’Angelis: «Giusta e da sostenere – ha dichiarato – la richiesta del presidente della Regione Toscana Enrico Rossi al Governo per la dichiarazione dello stato di emergenza nazionale per gestire al meglio il dopo terremoto fino al ritorno alla normalità».
D’Angelis ha espresso la sua soddisfazione per la capacità dimostrata sul campo dell’emergenza dal sistema di Protezione Civile regionale e nazionale con le associazioni di volontariato, riconosciuta anche dai sindaci e apprezzata dalla popolazione. Su richiesta del presidente Rossi sono arrivati, in Lunigiana e Garfagnana, quattro moduli abitativi in grado di accogliere circa 1000 persone. Si ritiene infatti che nei prossimi giorni, dopo le verifiche sulla stabilità degli edifici, possano aumentare coloro che avranno bisogno di trovare ospitalità in luoghi sicuri. (Ro. Bru.)
Preoccupano le strutture
Mentre Franco Gabrielli, capo della Protezione Civile Nazionale, parla apertamente di «psicosi legittima» e «pochi crolli» in merito all’evento sismico che sta interessando l’alta Toscana, lo sciame sismico anche in Garfagnana ha creato non pochi problemi alla popolazione e molti danni agli edifici. Se da venerdì 20 giugno dopo la prima botta di 5.2 molte persone hanno pensato ad autogestirsi per la notte, dopo la scossa di 4.4 di domenica pomeriggio sono stati prese d’assalto le aree di ricovero approntate dalla protezione civile.
Nella notte tra domenica 23 e lunedì 24 giugno i campi attrezzati erano 24 in tutta la Garfagnana (a partire da Castelnuovo) ed hanno ospitato 670 persone. A seguito delle ulteriori scosse, anche se di bassa intensità molte sono comunque avvertite dalla popolazione, la Provincia di Lucca e il Centro Intercomunale della Garfagnana hanno richiesto alla Regione Toscana l’allestimento di altre tre aree di ricovero, e lunedì sera erano già pronte per l’uso. Se sono da registrare solo quattro feriti lievi per essere rimasti sotto i calcinacci durante la scossa di domenica pomeriggio, ben diversi saranno i numeri dei danni agli edifici: in particolare nei comuni di Minucciano, Piazza al Serchio, Giuncugnano e Sillano.
Per quanto riguarda le abitazioni private, lunedì 24 pomeriggio ammontavano a circa 380 le richieste di verifica. Ma probabilmente il numero è destinato a salire, visto il tour de force delle squadre dei Vigili del Fuoco e del Genio. Nella mattina di martedì 25 giugno i tecnici della Provincia hanno iniziato i lavori di messa in sicurezza della SP59 Minucciano-Pieve San Lorenzo, chiusa al transito a causa della presenza di un edificio che aveva subito danni a seguito delle scosse sismiche. Molti gli edifici pubblici chiusi in via precauzionale. Poi c’è il capitolo Chiese, ancora tutto o quasi da scrivere. Ad ora la curia di Lucca è in attesa delle ordinanze specifiche che i sindaci dovranno emettere dopo le verifiche sull’agibilità. Al momento possiamo solo registrare che circa quaranta chiese della Garfagnana domenica 23 giugno sono rimaste chiuse in via precauzionale. La chiesa di San Michele nel centro di Minucciano e quella di Pieve San Lorenzo sempre nel territorio di Minucciano sono i due edifici che maggiormente preoccupano. (Lo. Ma.)