Vita Chiesa
La teologia oggi. Parla il nuovo rettore della Facoltà teologica
di Riccardo Bigi
Arrivando alla sede della Facoltà teologica dell’Italia centrale in via Cosimo il Vecchio, sulle colline di Careggi a Firenze, si ha già l’impressione di un luogo vivo, in crescita: nella nuova sala della biblioteca fervono i lavori per sistemare i libri sugli scaffali, offrendo agli studenti un ambiente piacevole e accogliente per la lettura e lo studio. Anche l’ala che ospita gli uffici della presidenza appare appena ristrutturata: è qui che incontriamo il nuovo Preside, don Stefano Tarocchi (nella foto), professore di Sacra Scrittura e fino a pochi giorni fa vicepreside della Facoltà. È stato chiamato a sostituire don Andrea Bellandi, che ha concluso il suo secondo mandato.
Qual è, oggi, il ruolo di una facoltà di teologia?
«Lo troviamo espresso nella Dei Verbum, che al numero 24 parla dello studio delle Sacre Scritture come dell'”anima della sacra teologia”: il Concilio, riprendendo una concezione che già prima ritroviamo nel magistero di Leone XIII o Benedetto XV, ci insegna che la teologia si basa sulla parola di Dio scritta, inseparabile dalla sacra Tradizione; in essa vigorosamente si consolida e si ringiovanisce sempre, scrutando alla luce della fede ogni verità racchiusa nel mistero di Cristo. Il ruolo di una Facoltà teologica, all’interno della Chiesa, allora è quello di contribuire a dare una formazione adeguata ai futuri presbiteri, ma anche a tutti coloro che operano nella pastorale, aiutandoli a essere saldi nei fondamenti che sono, appunto, la Parola di Dio e la tradizione della Chiesa. Quella del diacono permanente, ad esempio, è una figura che richiede una formazione ben precisa. In generale, chiunque comunica agli altri le verità della fede deve avere delle basi teologiche forti. Noi offriamo questo tipo di servizio a tutte le diocesi della Toscana, attraverso anche la collaborazione con studi teologici e istituti collegati come quelli di Siena, Camaiore, Pisa, Arezzo».
Un servizio importante se pensiamo, ad esempio, a quanti interrogativi si trovano oggi a dover rispondere i preti: in un mondo dominato dalla mutevolezza delle opinioni, il prete è anche colui che deve offrire delle certezze
«È vero: per questo è importante vincere quel pregiudizio che c’è tra i sacerdoti, secondo cui lo studio della teologia è un dazio da pagare prima dell’ordinazione e dopo può essere abbandonato per dedicarsi ad altro. Esiste un fenomeno che si chiama analfabetismo teologico di ritorno: a questo si risponde solo con un aggiornamento sistematico, e non affidato a momenti sporadici. Veniamo da tempi in cui il prete era spesso una persona di cultura, in cui anche il più umile parroco di campagna poteva rivelare competenze e conoscenze sorprendenti. Oggi forse questo aspetto è stato trascurato: eppure il parroco, dico sempre, deve essere un po’ come il medico di famiglia capace di dare una prima risposta a qualsiasi richiesta. Senza per questo dover essere un “tuttologo” ma avendo anche l’umiltà, quando è necessario, di rimandare a uno “specialista”, a qualcuno che ha una preparazione specifica sui vari argomenti. Questo ad esempio si nota nell’ambito di cui mi occupo più da vicino, che è quello della Bibbia: il prete ha la responsabilità di parlare ogni domenica a tanta gente commentando la Parola di Dio e non può improvvisare. A volte invece vedo che non si insiste abbastanza sul tasto della formazione teologica, sia per quanto riguarda i preti che per altre figure fondamentali come i catechisti o gli insegnanti di religione».
A Firenze l’arcivescovo Betori, che è anche il Gran Cancelliere della Facoltà, sta pensando alla possibilità di trovare degli spazi nel centro della città perché la Facoltà possa avere una presenza più viva nel cuore della vita cittadina: anche questo è un modo per rispondere a queste esigenze?
«Dare alla Facoltà teologica una presenza centrale e visibile nella vita della città è un obiettivo che risponde proprio a questa necessità di offrire strumenti di riflessione sui fatti e gli avvenimenti ai quali ci troviamo di fronte. A volte capita, anche tra i cristiani, di lasciarsi trascinare dall’opinione corrente, da ciò che si sente nei salotti televisivi: a fronte di questo serve una crescita di tutta la comunità cristiana»
Quali sono i rapporti della Facoltà teologica con il mondo culturale e accademico?
«In Italia le Facoltà di teologia non hanno cittadinanza all’interno degli atenei statali, come invece avviene ad esempio in Germania: per questo a volte vengono viste come se avessero uno “status” minore. Anche in Italia alcune università riconoscono gli esami delle facoltà teologiche: qui in Toscana purtroppo questo è difficile, anche se sussistono relazioni sia a livello personale che istituzionale».
A fronte di queste difficoltà, possiamo dire comunque che in generale l’interesse per la teologia non diminuisce, anzi è in crescita?
«I dati parlano di iscrizioni in aumento: il numero degli immatricolati al Quinquennio è raddoppiato rispetto allo scorso anno. In totale risultano iscritti 440 studenti, di cui 160 frequentano il collegato Istituto superiore di scienze religiose: e le iscrizioni sono ancora aperte per il mese di gennaio. È interessante notare che circa il 30% proviene da paesi stranieri: segno di stima verso la nostra Facoltà, dove si viene a studiare volentieri anche perché rispetto alle università romane offre un rapporto più diretto con i docenti. Molte anche le donne, il 27%: una percentuale che all’Istituto raggiunge quasi il 70%».
Presto un «dies academicus» per l’inaugurazione della nuova sala della biblioteca
Tra le prime iniziative che il nuovo preside don Stefano Tarocchi sta pensando di organizzare c’è un «Dies academicus» durante il quale sarà inaugurata la nuova sala della biblioteca, realizzata al posto della evcchia aula magna. Uno spazio accogliente per lo studio, la lettura, la consultazione. La biblioteca raccoglie vari fondi librari: l’ultimo è quello di Fioretta Mazzei, che la Fondazione che conserva la memoria di questa laica cristiana protagonista della storia fiorentina del Novecento ha voluto mettere a disposizione di tutti. Sono presenti in biblioteca anche numerose collezioni di periodici italiani e stranieri e di prestigiose riviste teologiche.
Attualmente gli studenti iscritti alla Facoltà Teologica dell’Italia Centrale sono 440, di cui 160 frequentano i corsi del collegato Istituto Superiore di Scienze Religiose. Nel numero non figurano i circa 70 studenti che dovranno iscriversi fuori corso entro fine gennaio. Degli studenti, il 67% è iscritto al primo ciclo mentre il restante è diviso tra secondo ciclo (17%) e dottorato (16%).
Più di un quarto (il 27%) sono donne: la percentuale sale notevolmente all’Istituto, dove le donne raggiungono il 69% degli iscritti.
Ben il 17% degli iscritti alla Facoltà ha già conseguito una laurea, non soltanto in discipline umanistiche ma anche scientifiche (informatica, ingegneria, fisica). All’Istituto i laureati rappresentano il 48,6% del totale.
Circa il 30% degli iscritti proviene da paesi esteri: prevale l’Africa con il 38% (la maggior parte di nazionalità congolese), seguono i paesi europei (Polonia e Bulgaria soprattutto), l’America Latina (in maggioranza Ecuador e Brasile) e infine l’India (in particolare dallo stato del Kerala). Tra gli studenti stranieri, il 6% è in possesso di una laurea coneguita nel Paese di origine.
Rispetto allo scorso anno, infine, è raddoppiato il numero di immatricolati al quinquennio (40 studenti in totale). Da considerare comunque che le iscrizioni al secondo semestre sono aperte per tutto il mese di gennaio.