Toscana
La storia di Eugenio Vagni a 6 anni dalla lunga prigionia nelle Filippine
Era il 15 gennaio 2009 quando Eugenio Vagni, all’epoca 62 anni, fu rapito dai ribelli islamici di Abu Sayyaf. Si trovava nel villaggio Patikul sull’isola di Jolo con la Croce Rossa Italiana in qualità di esperto dei sistemi per il rifornimento dell’acqua potabile. Insieme a lui furono presi anche due colleghi poi liberati il 2 e il 18 aprile. Lui fu liberato l’11 luglio dopo 178 giorni di prigionia.
Dopo la liberazione ha passato quasi un anno a Montevarchi (Arezzo) per effettuare un percorso di recupero fisico e psicologico insieme alla moglie thailandese Phanangket Khwanrnean e ai suoi figli. Un recupero non semplice per lui che si è trovato a vivere un’esperienza terribile come è quella di un rapimento.
Ma dopo questo percorso di recupero ha deciso di riprendere la sua attività di operatore umanitario ed è ripartito, questa volta con la famiglia, nel 2010, verso il Kenia nella zona di Zanzibar per realizzare una serie di progetti di cooperazione internazionale, sempre curati dalla Croce Rossa Internazionale, per portare l’acqua in villaggi sperduti del Kenia, dove è rimasto fino al 2011.
Da lì ha poi proseguito la sua attività verso l’Uganda dove dopo 3 mesi è stato colpito da un malore al cuore. Trasferito d’urgenza verso l’ospedale di Johannesburg in Sud Africa, ha subito una serie di operazioni con l’introduzione di 4 bypass e di un valvola meccanica che hanno reso il suo cuore come nuovo.
Ma era comunque impensabile poter continuare la sua attività di cooperatore internazionale ed è stato messo a riposo dalla Croce Rossa Italiana. Una volta in pensione Eugenio Vagni e sua moglie hanno deciso di tornare definitivamente a Montevarchi, mettendo a frutto quelle che erano le conoscenze specialistiche di lei e decidendo di aprire un centro di trattamenti thailandesi per la cura del corpo.
Così sua moglie si è iscritta a una scuola specialistica italiana a Firenze per i trattamenti di bellezza della durata di 3 anni e contemporaneamente, grazie a un fondo che Eugenio possedeva in via Marzia 188, hanno deciso di investire i loro risparmi nell’allestimento di un centro che è stato aperto lo scorso mese di giugno. Hanno dunque portato quella che è la cultura asiatica della cura del corpo nel cuore dell’ovale della città.
E’ nato così il «Thai Orchid», un centro dove si può passare dal tipico massaggio thailandese, alla sauna, alla riflesso terapia plantare, ai massaggi sportivi fino ai massaggi linfatici. Un modo anche questo per Eugenio Vagni per restare ancora a contatto con la cultura asiatica che tanto lo ha affascinato e coinvolto nella sua vita e un modo per far conoscere a chi lo vorrà, modalità di cura del corpo e della persona attraverso principalmente l’utilizzo delle mani e di creme e prodotti che provengono da quei paesi.
In questo loro progetto Eugenio e sua moglie sono aiutati anche dalla sorella di lei e da altri due thainlandesi. Intanto il figlio di 21 anni continua i suoi studi in giro per il mondo e, dopo essere stato negli Stati Uniti, ora sta studiando all’Università di Bangkok comunicazione e finanza. Mentre la figlia più piccola di 8 anni frequenta le elementari alla scuola «Don Milani» a Montevarchi.
La sua vita di italiano e toscano continua ad essere influenzata dalla cultura di altre terre e popoli che ha avuto la possibilità, grazie al suo lavoro, di conoscere. E oggi, come si legge nell’opuscolo del centro aperto in via Marzia, «un tocco di cultura thailandese batte nel cuore di Montevarchi».