Lettere in redazione

La stessa Chiesa da un Papa all’altro

Caro Direttore,imparare a scrivere per un bambino non è tanto semplice. È necessario che il maestro inizialmente scriva alla lavagna invitando i bambini ad imitarlo. Ma se il maestro, poco dopo, si ammala e in classe arriva il maestro supplente, che invece che con la destra scrive con la mano sinistra i bambini si trovano un po’ confusi ed imbarazzati. Questo può succedere in ogni settore della vita.

Per grazia di Dio questa difficoltà non sembra esistere nella Chiesa. Non c’è dubbio che Giovanni Paolo II ha avuto il suo specifico carisma nella guida della Chiesa. Non ha nascosto la sua tempra di uomo «venuto da un paese lontano» e non ha misurato il mondo semplicemente con il metro polacco, ma con quello della universalità. Egli ha mostrato di essere «padre di tutti i popoli» giacché sapeva di essere segno sacramentale del «Padre di tutta l’umanità».

Ciò che più mi colpisce in Benedetto XVI è il continuo e amoroso riferimento che egli compie verso il suo predecessore. Non è salito sulla Cattedra di Pietro dicendo: «ora che sono Papa faccio tutto in modo diverso». A tutti ha detto: «continuate a lavorare dove e come prima». Non ha rivoluzionato gli uffici vaticani, non ha gettato al macero le sedie che ci ha trovato, non ha messo da parte nessuno, non ha messo a dimora il suo rapporto settimanale con la gente, non ha cancellato nessuna tradizione. Ha continuato a camminare con lo stesso passo del Papa precedente. È arrivato perfino a far suo il desiderio espresso dalla gente in piazza S. Pietro di far «santo subito» Giovanni Paolo II. Benedetto XVI mostra di dover condurre la Chiesa sulla stessa strada e con lo stesso passo del predecessore, È a lui infatti che costantemente si riferisce ed è il suo pensiero che gli è fisso nella mente e nel cuore.

La storia della Chiesa è come un fiume le cui gocce d’acqua non vanno dove vogliono ma sempre unite e nella stessa direzione di sempre. Ed è proprio questa «la memoria» che Papa Benedetto XVI porta avanti. Questo significa avere consapevolezza di essere stato incaricato a prendere il timone della Barca di Pietro senza avvertire il fastidio delle impronte che Giovanni Paolo II ci ha lasciato, ma anzi apprezzandole e lasciandole al loro posto.A.D.Siena

La barca di Pietro, per usare un’espressione cara a Giorgio La Pira, solca la storia per continuare nel tempo l’opera salvifica di Cristo. Questa barca, che è la Chiesa, ha un nocchiero, il Papa, che la guida ed «esercita la potestà di insegnare, che è parte essenziale del mandato di legare e sciogliere conferito dal Signore a Pietro e ai suoi successori». Certo, ogni Papa svolge questi compiti con uno stile proprio che è legato alla sua personalità, alla sua storia, ai collaboratori di cui si serve e soprattutto ai segni dei tempi a cui la Chiesa è e dev’essere attenta per presentare il messaggio eterno all’uomo concreto. E così ogni Papa, mentre si pone in continuità con i predecessori perché «vincolato all’obbedienza verso la parola di Dio», anche se ne diversifica perché si trova a rispondere alle sfide che contesti sociali e culturali nuovi pongono alla diffusione del Vangelo. Questa continuità-novità può essere, a mio parere, ben colta nei Papi che si sono succeduti nel secolo appena trascorso. In una visione di fede possiamo dire che il Signore dà alla sua barca il nocchiero adatto ai tempi.