Livorno

La sorpresa Papa Francesco

Papa Francesco? Una vera sorpresa anche per chi aveva conosciuto il cardinale BergoglioLo testimonia con chiarezza il neo cardinale Lorenzo Baldisseri, intervistato da «La Settimana» in occasione della sua recente visita a Livorno. L’alto prelato, originario della Garfagnana, diocesi di Pisa, ha alle spalle un lunga carriera nella diplomazia vaticana che lo ha fatto stare lontano dall’Italia per 39 anni svolgendo le funzioni di nunzio apostolico in tanti paesi diversi (Haiti, Paraguay, Nepal, India, Brasile). Negli ultimi anni, come Nunzio in Brasile, ha conosciuto da vicino il cardinale Bergoglio, allora vescovo di Buenos Aires, uno dei protagonisti del grande Convegno delle Chiese del Sudamerica che si svolse nel 2007 proprio ad Aparecida.Ma Papa Francesco e la sua capacità di assumere il ministero di successore di Pietro ha sorpreso anche l’esperto nunzio italiano che ammette: “ Francamente non mi sarei aspettato che il cardinale Bergoglio potesse fare il Papa così. Bergoglio era l’espressione maggiore di un modo di essere vescovo tipico dei vescovi latino-americani ( che stanno con il popolo e vivono in mezzo al popolo, anche se in contesti diversi dall’Europa) e si è rivelato in modo straordinario ora come Papa. La mia sorpresa riguarda intanto il fatto che non pensavo che un vescovo latinoamericano potesse diventare Papa e poi che Bergoglio potesse riproporre lo stile tipico del vescovo sudamericano da Papa”. Questa sorpresa è emersa subito dai primi gesti?«In effetti fin da primi giorni si è capito che lo stile con cui voleva svolgere il ruolo di Papa era completamente nuovo: uno dei primi che ha avuto modo di rendersene conto sono stato io che, vivendo a Santa Marta dove aveva deciso di rimanere ad abitare il Papa dopo l’elezione, ho avuto l’opportunità di poterlo conoscere da vicino. Uno dei primi segnali del nuovo stile è stata la Messa quotidiana nella cappella di Santa Marta: i primi giorni lo vedevamo scendere un quarto d’ora prima dell’inizio, raccogliersi in meditazione in sacrestia prima di cominciare la celebrazione; qualche volta addirittura si alzava per chiedermi se la parola che diceva era corretta in italiano con un senso di umiltà sorprendente; umiltà che è emersa anche quando, tornati coloro che erano abituati a vivere a Santa Marta prima del Conclave, si è quasi scusato con loro per aver deciso di rimanere lì ad abitare sperando di non essere di ingombro». Con Papa Francesco è cambiato il suo modo di vivere in Vaticano?«In questi mesi ho potuto constatare una nuovo stile di governare la Chiesa, estremamente bello, con orizzonti ampi in cui si sente un respiro conciliare, lasciatelo dire a me che sono stato ordinato prete nel 1963 dentro il Concilio Vaticano II e che ho conosciuto Papa Giovanni XXIII». Tra le novità di questo pontificato l’omelia quotidiana in Santa Marta…«Sì, una novità che si è manifestata subito nei primi giorni e che ha colpito molto chi era presente a quelle prime Messe feriali. L’omelia è per il Papa uno strumento fondamentale di evangelizzazione tanto che nella recente esortazione apostolica Evangelii Gaudium dedica una parte importante proprio a come fare un’omelia. E’ stata una scelta precisa come ci ha confidato nel corso di una riunione del consiglio della Segreteria del Sinodo dei Vescovi che presiedo. Le omelie che fa ogni giorno sono proprio quelle che lui descrive nel documento: in pochi minuti commenta le letture del giorno con un’idea, un sentimento ed un’immagine. E’ una lezione permanente per tutti, per vescovi, sacerdoti, laici impegnati su come si deve fare la pastorale, con le parole e con i gesti».