Arezzo - Cortona - Sansepolcro

La signora dei presepi.

La strada regionale 69 che attraversava il centro di Levane, la popolosa frazione nel comune di Montevarchi, è stata di recente deviata fuori paese. Ora la sua arteria principale è meno congestionata dal traffico ed è possibile soffermarci con più attenzione sulle vetrine che si affacciano sulla strada. In una di queste, a pochi passi dalla chiesa di San Martino, sono esposte delle stupende figure del presepe realizzate in gesso-alabastrino dipinto. Sono inserite in uno scenario fatto con stoffa rigida increspata. E dietro la vetrina si scorge un banco di lavoro, con un’infinità di colori, pennelli, spatole, mestichini, bulini. Su di esso è al lavoro l’artigiana che le ha create: Luigina Baldetti.Lei è un’affabile signora che da quindici anni ha una bottega – come recita il suo logo ufficiale – «di restauro di maioliche, porcellana e gesso». Ma in realtà Luigina è molto più che una restauratrice. «Fin dall’apertura della bottega molte parrocchie mi hanno chiesto di restaurare i tipici personaggi del presepe: il Bambino Gesù, Maria, Giuseppe, i pastori. Pian piano mi sono innamorata di queste figure». Da secoli e in ogni luogo, essi rappresentano la più popolare espressione della tradizione religiosa. «Così è nato il desiderio – continua Luigina – di creare con le mie mani e la mia fantasia un “mio presepe”, utilizzando le tecniche che mi erano familiari nei lavori di restauro». Negli anni ne ha realizzati diversi, di varie dimensioni, ma tutti curati con la stessa attenzione della prima volta. Per capirlo basta guardarla negli occhi quando ne prende in mano qualcuno.Con lei, in questi periodi, si respira il clima del Natale. Adesso, per conto della parrocchia di Santa Teresa d’Avila a San Giovanni Valdarno, guidata da don Franco Moretti, sta ultimando il restauro di due terrecotte del XVII secolo che raffigurano Maria e Giuseppe e di un Gesù Bambino del XIX secolo. Un presepe ritrovato alcuni anni fa nell’antica chiesa della Badiola.Luigina era una maestra. Dopo le Magistrali si era dedicata per alcuni anni all’insegnamento. Poi in lei prevalse la passione per l’arte del restauro. Lasciò le aule e si iscrisse all’Accademia de Lo Sprone a Firenze. Era una piccola e libera scuola, ora non più attiva, nata negli anni Cinquanta del Novecento attorno ad un’esistente galleria d’arte «Lo Sprone», nell’omonima via del centro storico. La volle un sacerdote fiorentino appassionato di storia e arte, monsignor Luigi Stefani. L’istituto fu una sorta di bottega con allievi selezionati a cui si insegnavano le tecniche di restauro di terrecotte e ceramica.Dopo aver frequentato questa «scuola» Luigina apre una sua bottega. I primi committenti sono i parroci dei dintorni e qualche privato che le fanno risistemare Madonne, angeli, Santi, oggetti d’epoca. La sua abilità di restauratrice si diffonde e anche la Soprintendenza aretina le affida lavori di spicco. Si specializza nel restauro delle terrecotte invetriate, che nel nostro territorio sono largamente diffuse. Oggi con piacere, ma anche con la semplicità che la caratterizza, ci parla di alcuni dei più importanti lavori. Al Santuario de La Verna ha riportato al suo originario splendore diverse opere robbiane, fra cui una pala d’altare, un busto del Redentore ora nel museo, la Madonna della Consolazione nel refettorio del convento. A Foiano, nella chiesa di San Francesco, ha recuperato lo Svenimento della Vergine, un’opera d’ambito robbiano da alcuni attribuita a Buglioni. E poi ha lavorato su statue sacre in cartapesta e terracotta delle chiese di Monticello, Pergine, Levane, Poppi, Montevarchi. Pochi anni fa ha ripristinato la facciata in malta bassorilievo, dove sono rappresentate scene di vita di San Francesco, opera del fiorentino Umberto Bartoli e realizzata nel 1940 per la chiesa di Saione ad Arezzo. Infine domenica scorsa nella pieve di Galatrona, a Bucine, sono state inaugurate tre opere di Giovanni Della Robbia su cui Luigina ha lavorato per oltre un anno.Quando Luigina ci mostra la documentazione dei suoi lavori anche di anni passati, si sofferma su ogni passaggio del restauro e su ogni particolare ricostruito o ridipinto. Anche i suoi personaggi del presepe ce li descrive in modo minuzioso, tanto da trasportarci nello stesso fascino natalizio che abbiamo trovato nella Napoli di San Gregorio Armeno.di Alessandro Gambassi