Vita Chiesa
La sfida dell’oratorio
Gli oratori in Toscana non sono molti, appena una settantina, distribuiti a «macchia di leopardo», per lo più in diocesi di Arezzo, Siena e Fiesole. Niente a che vedere con regioni come la Lombardia. Ma la loro presenza è comunque significativa e non mancano anche esperienze di eccellenza. E soprattutto è una realtà in forte crescita. Specialmente nel periodo estivo con i cosiddetti «Grest». La loro importanza è sottolineata anche dagli «Orientamenti pastorali» elaborati per questo decennio dai vescovi italiani. Al n. 42 di «Educare alla vita buona del Vangelo», si sottolinea come gli oratori rappresentino «il volto e la passione educativa della comunità, che impegna animatori, catechisti e genitori in un progetto volto a condurre il ragazzo a una sintesi armoniosa tra fede e vita».
Ed è anche per questo che la Pastorale giovanile della Toscana ha organizzato per domenica 20 gennaio ad Arezzo una giornata di confronto sul tema «Oratorio… ci credo!» (vedi sopra il programma). Don Alessandro Lombardi, è il responsabile regionale, oltre che fiorentino, della pastorale giovanile. Con questo convegno, ci spiega, «ci vogliamo rivolgere non solo a chi ha già un oratorio, ma convincere tante parrocchie, che magari fanno già qualcosa o ne hanno intenzione, a compiere un salto di qualità». Perché il fermento c’è. A Firenze, ad esempio, è già da un paio d’anni che è nato una sorta di coordinamento degli oratori. E non per una decisione arrivata «dall’alto», ma per l’iniziativa spontanea di alcuni responsabili e con l’obiettivo di condividere le risorse, mettere in comune le esperienze e la preparazione degli animatori. Tra le idee in cantiere a Firenze c’è anche quella di individuare 2 o 3 educatori da inviare in centri specializzati per approfondire la loro formazione, in modo che poi la possano mettere a disposizione di tutti. Anche ad Arezzo si è già andati molto avanti nel coordinamento delle esperienze, arrivando a produrre una serie di sussidi comuni.
Il convegno del 20 gennaio servirà a chiarire anche cosa si deve intendere per «oratorio», che non è poi così scontato come potrebbe sembrare a prima vista. Anche perché, come ci conferma don Alessandro, «ci sono realtà importanti di pastorale giovanile che però non si chiamano “oratorio”». Se ne è discusso a lungo anche in senso alla Consulta regionale di pastorale giovanile. Il Forum nazionale degli oratori (Foi) lo intende come uno «spazio» nel quale si svolgano attività per i ragazzi e i giovani che non siano solo catechetiche, ma anche ludiche e del tempo libero. I salesiani, che in questo settore hanno una lunga tradizione, parlano di «casa, chiesa, scuola e cortile». Comunque sia «non è la struttura che fa l’oratorio, – ci dice ancora don Alessandro – ma il progetto che vi sta dietro e la comunità educante. Occorre cioè che vi sia una programmazione costantemente verificata e la formazione permanente degli educatori. Lo si potrebbe definire come un’attività pastorale della comunità cristiana per la crescita umana e cristiana dei giovani». C’è anche da tener conto che molte diocesi toscane sono composte per lo più da piccole parrocchie con meno di 2 mila abitanti. Con dimensioni così piccole non è facile pensare a strutture permanenti con spazi adeguati. Ma non per questo si deve rinunciare ad esperienze di «oratorio».
In apertura del convegno verrà presentata anche una nuova mappatura di quelli esistenti. Se ne sta occupando Silvia Paoletti, della parrocchia Sant’Andrea Corsini a Montevarchi, responsabile diocesana di Fiesole. Lei stessa, su richiesta del Foi, del quale fa parte, ne aveva già effettuata una nel 2008, attraverso un questionario inviato per email alle realtà toscane di cui si aveva in qualche modo notizia. Ma ci fu anche chi non rispose, come gli oratori legati ai Salesiani. Adesso la mappatura è stata rifatta con un questionario predisposto dal Foi e inviato ai delegati diocesani di pastorale giovanile, perché lo girassero agli oratori della loro diocesi.
Scopo della giornata del 20 è anche aprire un dialogo con le istituzioni civili, perché riconoscano il valore sociale di queste esperienze. E ce n’è davvero bisogno, visto che la Toscana è, insieme alla Sardegna, l’unica regione che non ha una legge di sostegno agli oratori. Una proposta presentata in Consiglio regionale nel febbraio 2009 da Stefania Fuscagni è finita su un binario morto. Nella seconda parte del convegno, poi, si parlerà anche di pastorale della famiglia, del lavoro, del tempo libero perché l’oratorio non è un mondo chiuso a se stesso, ma offre tante «finestre» di pastorale.
Il convegno si chiude alle 16,45, nella chiesa di San Michele, con la Celebrazione eucaristica presieduta da mons. Riccardo Fontana, vescovo di Arezzo-Cortona-Sansepolcro.
Per chi arriva ad Arezzo in auto si consiglia di lasciare l’auto al parcheggio Pietri (via Giuseppe Pietri, 37); L’iscrizione è di 5 euro; per il pranzo contributo di 10 euro; è possibile anche consumare il pranzo a sacco.