Arezzo - Cortona - Sansepolcro

La sfida dell’impegno culturale, oltre il pregiudizio.

L’ esperienza di Casa Betlemme è confluita nel libro della bioeticista Cosentino «Testimoni di speranza. Fertilità ed infertilità: dai segni ai significati»: pubblicata da Cantagalli, questa opera ha recentemente ricevuto a Pontremoli il premio letterario Donna, verità e società «per aver mostrato il valore umano e sociale del talento naturale della femminilità». È lo stesso argomento su cui lo scorso anno, in collaborazione con l’Istituto Scientifico Internazionale Paolo VI (Università cattolica del Sacro Cuore) organizzammo, insieme alla sanità aretina e all’associazionismo diocesano, un seminario regionale dal titolo «La procreazione responsabile a 40 anni da Humanae vitae: il cammino della scienza e della cultura».Qualche settimana fa abbiamo presentato l’associazione Casa Betlemme a Milano, nell’ambito del «Progetto Europeo San Benedetto», che fa tappa in varie città europee, da Varsavia a Parigi, ed è organizzato dall’European Institute for Family Life Education (Eifle) insieme all’Istituto Giovanni Paolo II per Studi su Matrimonio e Famiglia (Università Lateranense) sul tema «I legami tra l’amore e la trasmissione della vita. Le coppie rinnovano la loro comprensione della regolazione naturale della fertilità alla luce della teologia del corpo e della teologia dell’amore».L’occasione era particolarmente importante, sia per il richiamo alla Regola voluta dalla nostra fondatrice («ora, stude et labora»), sia per il 50° anniversario della sua iniziale intuizione. In quella sede la nostra esperienza pastorale, se pur nel breve spazio concessoci, ha riscosso un clamoroso successo, tanto che numerosi operatori sanitari ed educatori – provenienti da ogni parte d’Italia – ci hanno chiesto di poter venire a conoscere meglio questa significativa realtà, che si è rivelata unica nel suo genere in tutto il panorama nazionale, per il suo stile di armonia tra fede, scienza e cultura. Sempre più a servizio della Chiesa italiana, Casa Betlemme è infatti un luogo di preghiera, una casa di accoglienza, un centro di formazione. La nostra fraternità, organizzata in una serie di équipe, è formata da tanti giovani (famiglie e singoli) che, sentendosi figli di questa opera, hanno scelto di scommetterci sopra la propria vita, mettendo a servizio ciascuno le proprie competenze, con passione e gratuità: operatori sanitari, educatori, ex obiettori Caritas, studenti di teologia, funzionari della pubblica amministrazione, professionisti vari. Ciò che ci ha spinti ad affiancare Flora era la nostalgia del bene e del bello, e in questo sentiero abbiamo rinsaldato anche il nostro amore per la Chiesa. Alla scuola di Casa Betlemme dobbiamo sia il nostro amore coniugale che il nostro cammino nella fede, cioè praticamente tutto. L’impegno di questa fraternità vuole incarnare quella «notevolissima forma di apostolato tra i focolari» auspicata da Humanae vitae. Un apostolato moderno, specifico, itinerante, laico, povero: è lo stile di Betlemme, dove nella genuflessione, per mano a Maria, si scoprono la potenza e la letizia dentro la piccolezza, la luce più abbagliante dentro una grotta.Di Marina Bicchiega e Davide Zanelli responsabili del movimento culturale di «Casa Betlemme»