«Questa è la mia casa» è lo spettacolo che Zigrino, scrittore e regista, ha portato a Sansepolcro, con la Compagnia Politheater di Città di Castello, il 30 gennaio, per la celebrazione della «giornata della memoria». Basandosi su testimonianze dirette, raccolte nell’alta Valle del Tevere umbra, Zigrino ha rievocato sulla scena i momenti drammatici del passaggio del fronte nelle nostre campagne, con il loro strascico di offese e di morte, nell’estate del ’44. I protagonisti, per bocca dei bravi attori Valeria Marri, Stefano Detassis e Silvano Granci, hanno raccontato, in maniera coinvolgente ma anche sconvolgente, il dolore delle loro storie, aprendo degli squarci sulla durezza della vita contadina, ancora sopportabile se non fosse stata colpita dai risvolti di una guerra incomprensibile.Davanti ad un allestimento scenico che poteva ricordare in uguale maniera persone dalle mani alzate e i tubi delle camere a gas, si sono succedute le vicende di povera gente che non sapeva perché dovesse morire o subire la disumanità anche da parte di chi parlava italiano. Esse figuravano altre uguali vicende e richiamavano una colpevolezza diffusa che fanno ora ringraziare Dio di non aver dovuto subire quelle prove. E pregarlo anche che quel male non faccia mai parte di noi e non sia più di nessuno. A questo deve servire la memoria, a ricordare certo, ma anche a risvegliare la coscienza, perché la memoria senza la coscienza non serve a niente, e la ricorrenza rimane solo ricorrenza. E deve anche servire a far pace con il nostro passato, senza zone d’ombra volutamente nascoste. Per questo, vorrei richiamare l’articolo di Andrea Bertocci, in questo giornale la scorsa settimana, che ha ricordato il sacrificio dei sacerdoti della nostra terra, ma anche i gesti di rischiosa solidarietà di molti nei confronti dei perseguitati.Lo spettacolo è stato promosso dal Comune di Sansepolcro, e da altri Comuni, in primo luogo per gli alunni delle scuole che vi hanno assistito la mattina del 30 Gennaio. Per gli studenti delle scuole medie c’è stata una visita al campo di concentramento di Renicci, vicino ad Anghiari, il 27, proprio quello dedicato al «ricordo». Un programma intenso che deve rendere vive queste cose a chi, per la giovane età, rischia di sentirle estranee e superate.Giuliana Maggini