Toscana

La scuola, un diritto per tutti i bambini

di Anna Zucconi

Leticia è arrivata in Italia due anni fa. Ha raggiunto il marito, Hugo, che da sei anni lavora in una ditta di trasporti a Calenzano. In Perù hanno lasciato i loro due figli. Linda ha 20 anni, frequenta un corso di informatica ed ha buone probabilità di trovare un lavoro nella sua città, Arequipa. Marcos di anni ne ha otto e … quando sente i suoi genitori al telefono non fa che ripetere: «Quando mi fate venire da voi? Quando tornate?».

Quelle telefonate sono uno strazio per Leticia, perché, mentre le prime volte Marcos non smetteva mai di parlare, di raccontare, anche le più piccole cose che gli erano successe durante il giorno, di chiedere, … negli ultimi mesi risponde appena alle domande della mamma e con il padre non ci vuole quasi parlare. È Linda che lo obbliga ad accostare la cornetta all’orecchio e a dire almeno «te quiero» (ti voglio bene). Marcos è arrabbiato con suo padre: la mamma se n’è andata per colpa sua. Quando Hugo è partito, Marcos aveva solo due anni e non deve meravigliare che senta poco la mancanza di suo padre. Lui non può capire che … se il babbo non fosse partito, Linda non avrebbe avuto alcuna possibilità di proseguire gli studi, la sua famiglia non avrebbe quel piccolo appartamento e starebbe ancora in casa con la nonna e la famiglia della zia, …

Lui sa solo che la mamma gli diceva sempre che il babbo sarebbe tornato presto, gli mostrava le foto che Hugo mandava dall’Italia, gli parlava di lui, di quanto gli voleva bene e poi … anche lei se n’è andata,  lontano. Marcos non sa nemmeno dove sia e non capisce perché i suoi genitori telefonino solo una volta a settimana. Non sa che lo stipendio del babbo non bastava per fare il ricongiungimento familiare con ambedue: mancavano 100 euro per raggiungere il reddito annuo per ricongiungersi con due familiari e … dovendo scegliere … era meglio far venire intanto in Italia la moglie, e, appena lei avesse trovato un lavoro, sommando i due redditi … anche Marcos li avrebbe potuti raggiungere.

Certo, il loro sogno sarebbe quello di riunire tutta la famiglia in Italia, ma … Linda è maggiorenne e la normativa italiana prevede che i genitori si possano ricongiungere con i figli maggiorenni solo se «permanentemente non possano provvedere alle proprie indispensabili esigenze di vita in ragione del loro stato di salute che comporti invalidità totale» (cfr circolare esplicativa del Ministero dell’Interno n. 4660 del 28.10.08). Linda, grazie a Dio, sta bene e, di conseguenza, non ha diritto all’unità familiare.

La pratica per il ricongiungimento con Marcos, Hugo e Leticia, l’hanno già avviata da qualche tempo. Hanno inviato la richiesta a maggio, sapendo che la risposta – secondo la normativa allora vigente – doveva arrivare entro 90 giorni. Speravano, forse ingenuamente, di poter far iniziare a Marcos l’anno scolastico a Firenze. Siamo a novembre e … sono ancora in attesa. Ora (dal 5 novembre) la durata del procedimento è passata a 180 giorni e i genitori del bambino sono sempre più in ansia.

Marta, una loro vicina di casa, è maestra in una scuola elementare di Firenze e gli ha parlato del «Protocollo d’accoglienza degli alunni stranieri nella scuola» promosso dal Comune, procurando loro anche il libricino «Benvenuti a Firenze – piccola guida per conoscere la scuola e i servizi del Comune di Firenze» e «Firenze accoglie – Costruire l’integrazione nelle scuole e nella città» a cura di G. Favaro. Il primo libretto, a firma dell’Assessore Lastri, è una guida bilingue, spagnolo e italiano, e per Leticia è stato quasi commovente leggerlo, poiché si immaginava già il suo piccolo Marcos, sempre così orgoglioso dei suoi progressi scolastici, seduto al banco con Sara e Luisa, le due gemelline, figlie della maestra Marta. Con la sua vicina di casa si è divertita spesso ad immaginare l’amicizia che sarebbe nata fra i tre bambini, coetanei e, per tanti versi, così simili. La guida è stata anche molto utile per imparare alcuni termini riferiti al mondo della scuola e capire meglio il sistema scolastico italiano (in Perù l’anno scolastico inizia a marzo!).

«Inscriban a sus hijos apenas lleguen a Italia – si legge nelle prime pagine – Pueden hacerlo aunque haya comenzado ya el año escolar». («Iscrivete i vostri figli appena arrivano in Italia. Potete farlo anche se l’anno scolastico è già cominciato»): che sollievo! Peccato che Marcos perda qualche mese di scuola (in realtà lui farà un anno di 16 mesi quasi senza sosta, dato che le «vacanze estive» gli spetterebbero nei mesi di gennaio e febbraio del 2009!), ma è un bambino sveglio e  riuscirà senz’altro – impegnandosi molto – a mettersi in pari. I bambini le lingue – grazie anche alla full immersion per otto ore durante le quali ascoltano e parlano solo italiano – le imparano in fretta. È stato così per Matteo, che è arrivato a 6 anni dalla Cina e oggi, quando gioca con i bambini nel cortile della scuola, che non è un «fiorentino D.O.C.» (ma c’è ancora qualcuno fra di noi che possa garantire di essere D.O.C.?) si capisce solo dal taglio inconfondibile dei suoi occhi e da quei capelli così lisci e scuri.

La Camera dei Deputati ha approvato però circa un mese fa la mozione contenente «Iniziative in materia di accesso degli studenti stranieri alla scuola dell’obbligo». Queste novità avranno delle conseguenze sull’inserimento scolastico ed il proseguimento degli studi del piccolo Marcos? Certo, se non può andare a scuola appena arriva, potrebbe studiare l’italiano fino a settembre (Leticia deve subito cercare un corso gratuito a cui iscriverlo, poiché di soldi per fare delle lezioni private non ce ne sono), altrimenti rischia di perdere un altro anno scolastico, ma … in cosa consisteranno i «test e le specifiche prove di valutazione»? non pretenderanno mica che suo figlio a otto anni segua dei corsi di educazione alla legalità (ma ai bambini italiani, alla sua età, vengono insegnate queste cose?), che sia in grado di capire cosa sia il «sostegno alla vita democratica»? Per quanto riguarda il rispetto per la cultura religiosa … non c’è nulla da temere: è la stessa in cui è cresciuto lui, che a maggio, ad Arequipa (quanto le sarebbe piaciuto essere lì quel giorno!) ha fatto la sua Prima Comunione, festeggiato dalla sorella, dalla nonna e da zii e cugini.

Leticia stringe fra le mani la fotografia di quel giorno speciale e ricorda quella frase sulla prima pagina  della guida bilingue «Bienvenidos a Florencia»: «Todos los niños tienen derecho a ir a la escuela. Este derecho está garantizado por la Convención Internacional de Derechos de la Infancia de la ONU (Art. 28) y por el Estado Italiano (Constitución Italiana, art. 34)». Va a ricercare quella guida: forse non aveva letto bene la traduzione! Forse c’era scritto «tutti i bambini italiani hanno diritto …». Apre la guida e legge: «La escuela es para TODOS los niños» e, nella colonna a sinistra, «La scuola è per TUTTI i bambini» e subito sotto: «Tutti i bambini hanno diritto di andare a scuola. Questo diritto è garantito …». Aveva capito bene allora. È ora che non capisce più perché suo figlio non abbia più quel diritto!

Marcos non starà in classe con le figlie della maestra Marta. Loro finiranno nel giugno del 2009 la seconda elementare e lui … chissà?! Il desiderio di riabbracciarlo è forte, ma la gioia è velata dalla lunga attesa e dai timori per il futuro scolastico (e non solo) del suo bambino.

E il piccolo Marcos ce la farà a  trovare una classe?

Leticia e Hugo, genitori del piccolo Marcos, stanno aspettando il nulla osta per ricongiungersi con il figlio di otto anni, rimasto in Perù. Nel frattempo hanno sentito parlare delle novità riguardo all’accesso degli studenti stranieri alla scuola dell’obbligo. Qualcuno le chiama «classi ponte», altri «classi speciali» o «classi separate», altri ancora «classi di inserimento». Non hanno capito bene di cosa si tratti, ma una cosa è chiara: il documento, approvato dalla Camera dei deputati verso la metà di ottobre di quest’anno, impegna il Governo «a non consentire in ogni caso ingressi nelle classi ordinarie oltre il 31 dicembre di ciascun anno».

Marcos rischia, quindi, di dover aspettare il prossimo anno scolastico per poter frequentare la scuola in Italia? E che farà, se arriva i primi di gennaio, fino a settembre? Ma, soprattutto, come faranno Hugo e Leticia? Chi dei due dovrà rinunciare al lavoro per stare a casa con il bambino?

Queste domande non fanno che aumentare l’ansia dell’attesa del nulla osta al ricongiungimento familiare: la vita in Italia costa, devono continuare a mandare i soldi alla figlia maggiorenne Linda, c’è l’affitto da pagare (e non possono cercare un appartamento più piccolo, perché per rinnovare il permesso di soggiorno per motivi familiari, dovranno dimostrare di avere gli stessi requisiti di quando hanno fatto la richiesta di ricongiungimento per quanto riguarda la superficie dell’appartamento, il reddito, ecc.), le bollette e tutto il resto.

Nella suddetta mozione del 14 ottobre riguardo alle «Iniziative in materia di accesso degli studenti stranieri alla scuola dell’obbligo», si legge, fra le tante altre motivazioni, dopo aver ricordato che «la Convenzione internazionale dei diritti dell’infanzia sancisce che tutti devono poter contare su pari opportunità in materia di accesso alla scuola, nonché di riuscita scolastica e di orientamento», che «la scuola italiana deve essere in grado di supportare una politica di “discriminazione transitoria positiva”, a favore dei minori immigrati, avente come obiettivo la riduzione dei rischi di esclusione». Approvandola, il Governo si è impegnato a «rivedere il sistema di accesso degli studenti stranieri alla scuola di ogni ordine e grado, autorizzando il loro ingresso previo superamento di test e specifiche prove di valutazione» e ad istituire «classi di inserimento», che consentano agli studenti stranieri che non superano questi  test di frequentare corsi di apprendimento della lingua italiana, propedeutiche all’ingresso nelle classi permanenti. In quelle stesse classi dovranno essere attuati  dei  percorsi formativi che tengano conto «di progetti interculturali, nonché dell’educazione alla legalità e alla cittadinanza» (comprensione dei diritti e doveri, sostegno alla vita democratica, rispetto per la diversità morale e cultura religiosa del Paese accogliente, …).Cosa vorrà dire tutto ciò concretamente per il piccolo Marcos?