Cultura & Società

LA SCOMPARSA DELLO SCULTORE CARRARINO ALBERTO SPARAPANI

E’ recentemente scomparso l’autore di una delle immagini-simbolo che identificano la città di Carrara: il monumento al Cristo Cavatore che nel cuore dei bacini marmiferi, a Colonnata, si staglia di fronte alla parete del monte nella piazza antistante la chiesa. L’opera è emblema della sacralità del lavoro ed espressione, ad un tempo, della profonda religiosità di colui che l’ha ideata e realizzata: Alberto Sparapani. L’anziano scultore – aveva 92 anni – si è spento improvvisamente sabato 10 gennaio stroncato da una crisi respiratoria. Tuttora vivace, pieno d’interessi ed attivo, stava completando una grande figura dell’arcangelo Gabriele destinato alla chiesa della SS. Annunziata a Marina di Carrara. Un edificio sacro, questo, ove, come in molti altri del carrarese – dai paesi a monte al mare – sono conservate sue opere in marmo, terracotta e bronzo, materiali che amava e che era solito abbinare tra loro, realizzando veri e propri «racconti scolpiti». Pensiamo in particolare ai grandi bassorilievi in cotto illustranti episodi della vita di San Francesco, posti accanto alla statua bronzea del santo a Santa Margherita Ligure, o al monumento della Sacra Famiglia a Pisa Nuova collocato davanti alla chiesa omonima, anch’essa impreziosita, all’interno, da altre sculture sul tema. Molto conosciuta in zona, tra le statue singole, quella di San Camillo de Lellis nell’ospedale di Vittoria Apuana intitolato a tale santo, ma altre a noi meno familiari si trovano in tutta Italia, soprattutto in Toscana. Alberto Sparapani, sempre simpaticamente arguto e vivace nell’eloquio, ne era orgoglioso ed era solito affermare che di lui avrebbero «parlato» per sempre le sue opere, con la loro stessa presenza. Tra queste amava in particolare ricordare il grandioso complesso monumentale di Bassano del Grappa dedicato «ai Ragazzi del ’99», eretto dopo aver vinto un concorso nazionale, e la «via crucis» che si trova nella basilica di Santa Maria Maggiore a Firenze. Tutte creazioni originali – classiche e moderne ad un tempo – ammirate e descritte con entusiasmo da critici e letterati del calibro di Bargellini, Servolini, Rèpaci, Paloscia. Nel continuo e quotidiano impegno l’artista amava anche realizzare suggestivi disegni o piccole sculture, molto apprezzate, di carattere spesso profano come testine di donne dal sorriso enigmatico o figure e tondi su argomenti diversi: la caccia, la danza…. La sua scomparsa è una dura perdita per mondo dell’arte – è stato scritto – ma lo è anche per tutta la cittadinanza carrarese in cui si era pienamente inserito. Nato a Casale Marittimo in provincia di Pisa, Alberto Sparapani, dopo i primi studi all’Istituto d’Arte di Volterra, si era trasferito a Carrara per specializzarsi all’Accademia di Belle Arti. E nella città del marmo – divenuta sua patria d’elezione – si era fermato per sempre, avendo sposato una giovane di Avenza, la signora Vittoria, dalla quale ha avuto tre figli, Marosa, Fiorella e Silla, un artista quest’ultimo che sta seguendo le orme paterne. In lutto per la sua improvvisa dipartita è anche tutta la comunità cristiana cui lo scultore – uomo di grande fede –- apparteneva e che illustrava, manifestando il suo credo attraverso opere plastiche ed un particolare stile di vita improntato a semplicità quasi francescana, apertura al prossimo, modestia ed ottimismo. L’affollata, commossa e partecipe cerimonia d’addio, svoltasi lunedì 12 gennaio nella chiesa di San Pietro ad Avenza, che lui frequentava assiduamente, ha offerto piena testimonianza di quanto Sparapani fosse da tutti stimato ed amato. Come persona e come artista.Rosa Maria Galleni Pellegrini