Arezzo - Cortona - Sansepolcro

«La scelta di non lasciare indietro l’uomo che si attarda lungo la via»

Caro vescovo Gualtiero, prima che tu arrivassi si diceva: «Anche se fosse bravo, come si farà a volergli bene, dopo padre Flavio?». La considerazione non era sciocca, visto l’immediato rapporto di simpatia che il tuo predecessore aveva stabilito in brevissimo tempo. Ma era una considerazione spuria. Si puntava l’attenzione sul «bravo» senza pensare che vi è un altro aggettivo più alto e inclusivo: buono. Questa tua caratteristica è arrivata immediata, lampante, in privato e in pubblico, unendo l’uomo e il pastore e divenendo abbraccio fisico e spirituale, olio di consolazione e misericordia sulla Chiesa che ti è stata affidata. È penetrato nei cuori della gente, avvertito come profumo da chi cerca il dialogo tra le Chiese e da chi, come gli sposi feriti, cercano nella Chiesa accoglienza e inedite possibilità di dialogo. Così ti si è voluto bene. E ti si vuole bene. Ma dire a un toscano «buono» è rischioso. Sappiamo bene l’ambiguità dell’aggettivo. Un tuo compaesano che ci guarda dal Cielo – padre Fiorenzo Locatelli – se si fosse sentito definire così, avrebbe sagacemente rintuzzato: «Oh bimbo!». Come dire: spiegati. Ecco: bontà è una parola che nella Chiesa si è luminosamente espressa in papa Giovanni XXIII. Tu sei per noi su quella scia per stile di vita e di governo, quando «come falco alto levato» compi sempre un giro in più per riprendere qualcuno che si attarda, sperando di non lasciare nessuno che ti è stato affidato. Se li tengano gli altri i «decisionisti» che non conoscono l’alfabeto della comunione, della collegialità, della sinodalità nella Chiesa.

Franco Vaccaripresidente di Rondine – Cittadella della pace