Arezzo - Cortona - Sansepolcro

La «santità» di Cortona ispira il Festival di musica sacra.

Il posto di maggior prestigio, tra le numerose iniziative che in questa settimana «affollano» Cortona, spetta indubbiamente al VI festival di musica sacra che chiuderà i battenti domenica 5 luglio con una solenne concelebrazione, alle 11, presieduta in cattedrale dal vescovo Gualtiero Bassetti.E nel programma del festival hanno assunto un ruolo di assoluto rilievo due figure che risplendono come stelle di prima grandezza nell’universo spirituale di Cortona: il beato Guido Vagnottelli e la venerabile Veronica Laparelli.A quest’ultima è infatti dedicato l’oratorio sacro di Marcello Bronzetti «Amore! Amore! L’estasi e l’amore di Veronica Laparelli» per solista, coro e quartetto d’archi, che è stato rappresentato nei giorni scorsi. Possiamo affermare che la venerabile Veronica gioca in casa. Nata infatti il 10 novembre 1537 da una nobile famiglia cortonese, espresse fin da bambina sentimenti di delicatezza, di amore per la natura, per Dio, per le bellezze del creato; l’11 novembre 1560 entrò nel monastero della SS. Trinità delle monache cistercensi e il suo ingresso fu lussuoso e solenne, come allora era di regola, soprattutto per ragazze di nobile famiglia; ma da quel momento ebbe inizio la sua vita austera di donna consacrata, votata cioè alla povertà, alla castità e all’obbedienza. Leggendo le testimonianze dei suoi agiografi, sentiamo narrare episodi meravigliosi, colloqui mistici, gesti di straordinaria carità che solo un’anima eletta può compiere in perfetta dedizione e generosità; sappiamo anche il suo unico vestito nuovo fu, da allora, quello della vestizione monacale, poi adoperò sempre vestiti usati. La sua fu una vita di preghiera e di lavoro. Negli ultimi mesi di vita giacque inferma nel suo letto. Morì il 3 marzo 1620 a 83 anni. Il suo corpo fu deposto nella sacrestia dietro l’altare maggiore del monastero, dove tuttora è conservato «sano, integro e incorrotto». Prima di morire aveva detto, con voce profetica: «Dopo la mia morte verrà qui tanta gente a domandare grazie dal Cielo. Io vado, ma tornerò spiritualmente in mezza a voi. State tranquilli: io vi aiuterò e vi proteggerò. E non solo voi, ma tutti coloro che visiteranno il mio sepolcro».Il 12 aprile 1670 fu ufficialmente riconosciuta l’eroicità delle sue virtù e il 24 aprile 1774 il papa Clemente XIV conferisce alla monaca cistercense il titolo di «venerabile». Non meno significativa, nella storia di Cortona cristiana e francescana, è la presenza del beato Guido, a cui è dedicato un oratorio per coro e orchestra, diretto e composto da Gianni Proietti, che verrà eseguito alle 5 del mattino di domenica 5 luglio, nel suggestivo scenario dell’eremo delle Celle, a conclusione della «Notte sacra»; voce solista di Vittorio Bari; voce recitante Pino Coalizzi. Anche il beato Guido è di casa alle Celle e il gorgoglio delle acque del ruscello, che lambisce quella che fu la sua cella, non fa che continuare la salmodia che con gioiosa semplicità, insieme a San Francesco, che gli rispondeva dalla sua cella, sull’opposta riva del torrente, intonavano come inno al Signore degli uomini e delle cose. Guido infatti fu un giovane esemplare fin dalla sua infanzia e la sua vocazione religiosa maturò nel 1211, in occasione della prima venuta di san Francesco a Cortona, dove fondò il primo nucleo dell’eremo delle Celle. Fu in quella circostanza che Guido invitò il santo a casa sua ed, entusiasta della sua parola, lo seguì dopo aver distribuito tutti i suoi beni ai poveri. Aveva 24 anni. Fu lui, secondo affidabili notizie, a donare a san Francesco il terreno per edificare il convento delle Celle; vi si ritirò lui stesso e vi trascorse la sua vita in preghiera, penitenza e in opere di carità. Alle Celle si preparò anche al sacerdozio, che visse santamente, dedicandosi soprattutto alla predicazione secondo lo spirito francescano. Morì il 12 giugno 1247 (anno di nascita di santa Margherita). Il suo corpo fu deposto nella Pieve di Cortona (quella che poi sarebbe diventata nel ‘500, la cattedrale), accompagnato da una grande moltitudine di devoti che agitavano per via rami di olivo e cantavano inni al Signore. Quando poi, nel 1258, gli aretini occuparono e saccheggiarono Cortona, il sacrestano della Pieve, perché non fosse trafugato il corpo del santo (come avveniva purtroppo a quei tempi), ne staccò il capo e lo nascose in un pozzo sotto il pavimento della stessa chiesa, per salvare almeno quella reliquia. Gli esuli cortonesi, rientrati in città dopo tre anni, ricercarono il corpo del beato Guido, ma ne ritrovarono solo il capo, che ancora oggi si venera il 12 giugno. di Benito Chiarabolli