Toscana
La roccaforte rossa assediata da destra e da sinistra
I due arrivano alla sfida decisiva dopo aver raccolto il primo quasi il 40% dei consensi, il secondo poco più del 19%. Ma se i numeri sono chiaramente a favore di Ruggeri, ci sono altri fattori che entrano in gioco in questa sfida: da una parte il risultato deludente del Partito Democratico livornese che, al primo turno, ha perso quasi il 18% degli elettori che, nello stesso giorno, lo hanno scelto per le elezioni europee e non per le amministrative; dall’altra la voglia di una parte dei livornesi di cambiare per la prima volta dal dopoguerra il colore politico dell’amministrazione della città.
Nessuno dei due candidati ha scelto di allearsi esplicitamente con gli altri candidati che hanno raccolto consensi nel primo turno: né Ruggeri il quale conta evidentemente di recuperare i voti persi rispetto al voto europeo, dopo aver dichiarato di aver capito il segnale lanciato dagli elettori, né Nogarin che, comunque, ha lanciato segnali di dialogo con gli altri schieramenti a partire dalla lista civica Buongiorno Livorno che, con il 16% dei voti ottenuti al primo turno dal suo candidato Raspanti, potrebbe risultare decisiva nell’esito del ballottaggio.
Ma più che un confronto tra schieramenti politici quella livornese sembra una sfida tra chi sostiene la parte politica che amministra da sempre la città e quella che ha intenzione di cambiare guida sia che si trovi schierata a destra o a sinistra del Pd: questo sembra evidente quando anche la candidata di Fratelli d’Italia, Marcella Amadio, forte di oltre il 5% dei consensi, ha dichiarato di appoggiare Nogarin, anche se una sua vittoria la escluderebbe dal Consiglio Comunale. Ed è significativa anche l’indicazione di voto per Nogarin che è arrivata dalla lista Buongiorno Livorno che si dichiara schierata a sinistra del PD. Se quindi le altre liste sembrano tendere ad appoggiare il rappresentante del Movimento 5 Stelle, Ruggeri rimane comunque il favorito forte del 40% dei voti già raccolti al primo turno e dell’organizzazione capillare di un partito che a Livorno non ha mai perso un appuntamento elettorale dal dopoguerra ad oggi. Un partito che in questi giorni prova a ricompattarsi in vista della sfida decisiva, anche se qualcuno dei suoi esponenti di spicco ha già chiesto le dimissioni del gruppo dirigente.
In questa situazione la città più citata a Livorno in queste settimane è Parma, ovvero il primo grande comune governato da un sindaco del Movimento fondato da Grillo, che, con Pizzarotti, vinse al ballottaggio contro il candidato del Pd dopo aver raccolto il 19% dei consensi al primo turno. Il nome Pizzarotti è considerato quindi per alcuni un augurio, per altri un incubo.
Il vescovo Simone Giusti, in questo frangente così particolare per la politica cittadina, ha voluto nuovamente dare voce ai bisogni crescenti dei poveri chiedendo a ciascuno dei candidati di dare risposte concrete e chiare alle questioni lavoro, casa e burocrazia per far capire agli elettori come intendono affrontare le gravi emergenze che colpiscono la città.