Arezzo - Cortona - Sansepolcro

La risurrezione cambia il volto della storia: non dimentichiamo le nostre radici cristiane.

Fratelli e sorelle carissimi,a tutti voi che al termine del cammino quaresimale celebrate la Risurrezione del Signore giunga il mio augurio di una serena e santa Pasqua. Nella grande Veglia pasquale torneremo a vivere l’evento decisivo e sempre attuale della Risurrezione, mistero centrale della fede cristiana. La gloria di Dio ha squarciato il buio della notte, la luce di Cristo risorto illumina l’umanità vincendo per sempre le tenebre del peccato e della morte. E la sua Risurrezione, grazie al Battesimo che ci «incorpora» a Lui, diventa la nostra risurrezione e rincuora sin d’ora la nostra speranza.Lo stupore incredulo degli apostoli e delle donne, accorsi al sepolcro al levar del sole, diviene oggi la corale esperienza della Chiesa: la tomba vuota è la certezza della vittoria sul male, dal sepolcro si sprigiona la Vita che sconfigge le forze di morte, insidiatrici dell’umana esistenza.Uno straordinario figlio della nostra terra, Piero della Francesca, ha voluto rappresentare nel suo capolavoro, La Risurrezione, conservata a Sansepolcro, il momento in cui Cristo ha cambiato il volto della nostra vita e la storia dell’umanità, rappresentando «la notte beata» che, come canteremo durante la Veglia pasquale, ha meritato «di conoscere il tempo e l’ora in cui Cristo è risorto dagli inferi». Nel suo dipinto la luce è quella che precede il sorgere del sole. Quando Maria di Magdala si reca al sepolcro, è ancora notte. Il Signore è risorto da poco e il grande maestro del Rinascimento raffigura il risveglio dalla notte con un cielo freddo e chiaro.Guardando questa opera d’arte, che Sansepolcro ha tuttora come suo simbolo, mi vengono alla mente le radici cristiane della nostra terra. La nostra diocesi racconta un passato e un presente in cui sono ben visibili i segni della civiltà dell’amore che ha il suo fondamento nel Vangelo. Ne sono prova anche i nostri grandi centri di spiritualità, come La Verna, Camaldoli e le Celle di Cortona, che sono un faro per chi ha sete di verità e vuol sentire la voce di Dio, e ne sono specchio le valli aretine, immagini di un’identità plasmata alla luce della novità della salvezza. E’, questa, un’eredità di fede e di amore che abbiamo ricevuto e che non solo dobbiamo conservare gelosamente, ma che siamo chiamati a vivificare con la nostra testimonianza. Come tocco con mano durante la visita pastorale, la fede cristiana segna ancora il quotidiano della nostra terra. Il processo di secolarizzazione, il pluralismo culturale e le incertezze della presente società post industriale non hanno minato i principi generatori della societas christiana. Emergono infatti esempi luminosi che accompagnano la vita di ogni giorno nella diocesi: la fiducia nei confronti dei sacerdoti e delle parrocchie, la ricerca di una fede adulta, l’attaccamento alla comunità ecclesiale, l’attenzione per gli anziani non autosufficienti che si ha nelle famiglie, il desiderio di mettere a disposizione della comunità i propri talenti, la presenza di famiglie che sono immagine di vere Chiese domestiche, l’impegno per i più deboli, i più piccoli e i più fragili, il senso di carità verso i poveri che bussano alle nostre porte ma anche verso quelli che abitano il sud del mondo, l’accoglienza degli immigrati, la capillare diffusione di molteplici forme di volontariato e associazionismo.Si tratta di un patrimonio da preservare. Lo dico all’intera diocesi e in particolare a coloro che fra poche settimane saranno eletti in Parlamento. I futuri rappresentanti della nostra amata terra alla Camera e al Senato della Repubblica italiana guardino con rispetto e fedeltà alle radici cristiane dell’aretino e a un bagaglio di tradizione che va custodito e promosso. Dimenticarlo significherebbe allontanarsi dalla società civile di cui gli eletti saranno espressione.Per i discepoli di Cristo risorto, l’identità cristiana è un dono della storia e insieme una missione: siamo chiamati ad agire con coraggio e dedizione nell’annuncio del Vangelo e nella lotta alla povertà, all’ingiustizia, dovunque si attenta alla vita, dal suo nascere al suo naturale compimento, dovunque essa è disprezzata e offesa. La speranza che ci è donata con la risurrezione ci impegna a dedicarci senza risparmio al compito faticoso e urgente di rinnovare la società per imprimere alla storia la luce del Vangelo, indispensabile per fare del mondo, di queste nostre terre, la patria ospitale d’ogni essere umano.La luce che si sprigiona nella notte di Pasqua, con la gloria della risurrezione del Signore, ravvivi in noi lo spirito di adozione e, rinnovati nel corpo e nell’anima, ci renda sempre fedeli al servizio alla Verità.Gualtiero BassettiVescovo