Arezzo - Cortona - Sansepolcro

La Resurrezione: un «lascito»  per Sansepolcro

Si chiese a Piero di comporre l’opera perché si voleva abbellire la sala del Comune, dato che il Museo Civico attuale si trova proprio nella sede dell’ ex Palazzo Comunale (dunque la provenienza è in loco), e poi perché quell’opera era una metafora: Gesù rinasce come Sansepolcro, uscita da un periodo nero (pestilenze, terremoti e guerre). Probabilmente l’affresco fu realizzato dopo che il pittore era rientrato da Roma e contemporaneamente ai lavori nella chiesa di San Francesco ad Arezzo. Il primo documento che attesta l’esistenza dell’opera ultimata è uno scritto del 5 aprile 1474. Il Santo Sepolcro e la Resurrezione assurgono da sempre a simbolo ed emblema della città.

Lo Statuto del Borgo del 1571, intitolato «De sigillo communis» stabilisce infatti: «Abbia (come simbolo) il Comune della città del Borgo il vessillo dipinto a immagine del Sepolcro con Cristo risorgente e con le insegne e le armi del Serenissimo Gran Duca e Signore d’Etruria e dello stesso Comune un gran sigillo scolpito con l’immagine di Cristo risorgente dalle parole:” sotto l’ombra delle Tue ali proteggici”».

Molti critici hanno considerato questa come la rappresentazione più sublime, più poetica che sia mai stata fatta sulla Resurrezione, sia per il modo ammirabile con cui Piero ha dipinto Cristo e i soldati, ma soprattutto per la capacità di comunicare allo spettatore ciò che sentiva profondamente: quegli occhi sereni del Redentore, ancore velati dal misterioso sonno della tomba, sembrano contemplare l’eterno e l’infinito. Il soggetto è il Cristo risorto con le quattro guardie davanti al sarcofago. Cristo poggia il piede sinistro nel sarcofago e la mano destra regge un’asta con un vessillo crociato. Piero, in tutti i suoi quadri, non inserisce mai un paesaggio a caso o inventato: quello che presenta nella Resurrezione è l’immagine delle colline toscane e la torre che si può intravedere è la Fortezza del Borgo.

Si racconta un aneddoto legato a questo dipinto: durante la seconda guerra mondiale, nel 1944, il generale Antony Clarke aveva avuto l’ordine di bombardare Sansepolcro ma si ricordò di aver letto, a diciotto anni, una scrittura dell’inglese Huxley, che recatosi nel 1924 in città, aveva definito la Resurrezione di Piero «la pittura più bella del mondo». Allora cessò i bombardamenti e andò a verificare che l’affresco non avesse subito danni. Si recò nel Palazzo Comunale e vide che la gente aveva riparato il dipinto con i sacchi di sabbia. Questo è un esempio di come un pennello può essere più potente di un cannone.

Margherita Tizzi