Se è vero che oggi i giovani preferiscono organizzazioni calate nei contesti territoriali rispetto alle grandi associazioni a carattere nazionale, è anche vero che la possibilità di sentirsi protagonisti a pieno titolo di un progetto trasformativo e di cambiamento sembra motivarli maggiormente all’impegno, soprattutto nei settori dell’educazione, dell’integrazione, della tutela dell’ambiente e della cultura. Proprio per questo le sedi di servizio individuate sono molte e vanno dai centri per minori a quelli di accoglienza, dal carcere alle mense diffuse, dall’area Young Caritas alla segreteria. L’augurio del progetto Gener-AZIONI Caritas è di favorire il dialogo tra il mondo della Chiesa e quello dei giovani, per accrescere la partecipazione dei ragazzi alla scoperta dei bisogni e delle risorse del territorio e costruire così un domani diverso. «Quarant’anni fa, accanto al fenomeno degli obiettori di coscienza, che sempre di più andava coinvolgendo i giovani, Caritas Italiana propose l’anno di volontariato sociale – spiega il diacono Luca Orsoni, responsabile Young Caritas –. Sappiamo infatti che svolgere un servizio alternativo di difesa della Patria era riservato a cittadini maschi e abili alla leva. Ma tutti gli altri? Coloro che abili non erano? Le ragazze? Non avevano il diritto e il dovere di difendere la Patria attraverso un servizio di difesa dei più deboli, dei poveri, di coloro che facevano fatica a inserirsi nelle logiche del mondo? Ecco allora la nascita di questa proposta, che ancora oggi offre a tanti giovani la possibilità di dedicare un anno della propria vita al servizio gratuito degli altri». Sono tre, quest’anno, gli obiettivi di Gener-AZIONI Caritas: rendere i giovani protagonisti permettendo loro di proporre innovazioni e miglioramenti al servizio nel quale si trovano a operare e di acquisire consapevolezza delle proprie capacità professionali e relazionali; favorire un coinvolgimento di altri uffici pastorali negli interventi di sensibilizzazione in scuole e parrocchie; e approfondire la relazione dei ragazzi con il territorio attraverso percorsi formativi che propongano una riflessione sui diritti, la legalità, l’integrazione sociale. «A Firenze quest’esperienza c’è sempre stata, anche se in forme e modi diversi: prima solo ragazze, poi anche ragazzi, inizialmente e per alcuni anni con la vita comunitaria, successivamente con brevi periodi nell’arco dell’anno di formazione comune – continua Luca Orsoni –. Adesso questo percorso è inserito nel lavoro di Young Caritas, tra le proposte che annualmente vengono rivolte ai giovani: spesso è un’esperienza propedeutica al servizio civile, altre volte una “pausa di riflessione”, un anno sabbatico, che aiuta a orientare le scelte future della propria vita, per qualcuno un tassello in più da inserire nel proprio percorso formativo. Per tutti resta comunque una scelta importante: mi capita di incontrare dopo anni ragazze e ragazzi che hanno fatto quest’esperienza e che, ricordandola, hanno gli occhi lucidi perché vedono scorrere davanti a sé le immagini e le storie che hanno caratterizzato il loro “Avs”».Così è stato anche per Katia e Rudina, due ragazze che hanno aderito al progetto lo scorso anno. «Alcune volte ci sono situazioni che ti portano non solo a conoscere parti di te che non avevi mai avuto il piacere di incontrare, ma anche a scoprire luoghi e persone che possono arricchirti sia dal punto di vista umano che professionale – racconta Katia –. Caritas per me è stata questo: un luogo in cui potersi mettere in gioco e provare ad acquisire degli strumenti che potranno essere necessari per la me del futuro». «Per me – dice invece Rudina – l’Avs è stato un anno di crescita, soprattutto personale».In tempi così difficili per i giovani viene da chiedersi se un’esperienza di questo tipo possa essere ancora valida. «In questo tempo di precarietà, nel quale è difficile scorgere un’immagine positiva del futuro e mirare a una prospettiva stabile di vita, quest’esperienza resta valida, soprattutto pensandola come esperienza di una Chiesa che vuole sporcarsi le mani e i piedi per percorrere la strada degli ultimi – conclude Luca Orsoni –. Continuiamo a proporre l’Anno di volontariato sociale, continuiamo a far confrontare i ragazzi con sé stessi, con le loro fragilità, ma anche con le loro potenzialità nascoste, con i loro dubbi e con le loro paure, tirando fuori quelle risorse che riescono a mettere in discussione il nostro mondo di adulti, aiutandoci così ad accogliere le novità».