Era il 1980 quando un gruppo di giovani e alcuni frati minori partirono dalla Toscana, precisamente dal sacro monte della Verna, dove san Francesco ricevette il dono delle Stimmate, per raggiungere a piedi Assisi e portare l’olio per alimentare la tradizionale lampada che arde vicino alla tomba del santo.Da quell’anno la marcia francescana ha macinato chilometri, percorrendo le strade della Toscana e poi dell’Italia e oltre. Quest’anno, dopo la pausa obbligata dalla pandemia, centinaia di giovani si rimetteranno in cammino per la quarantesima marcia francescana: una strada condivisa per raggiungere la Porziuncola di Assisi il 2 agosto e festeggiare l’infinita bontà del Padre nella festa del perdono.La marcia francescana è un cammino fisico, sotto il sole o la pioggia, in cui ciascun pellegrino porta sulle spalle tutto ciò che gli occorre per lavarsi, vestirsi e dormire. Durante la strada spesso succede di rendersi conto che quello che si è portato non è l’essenziale: la fatica fisica ci svela lati di noi che non sapevamo di avere, mettendo a nudo anche aspetti del carattere che speravamo nessuno avrebbe mai scoperto.La marcia francescana è un cammino del cuore: i momenti di silenzio durante la strada, un chilometro dopo l’altro e i dolori in parti del corpo che non sapevi esistessero, ti mettono faccia a faccia con le domande più nascoste e ti fanno confrontare con quelle difficoltà che il caos della vita quotidiana fa passare in secondo piano.La marcia francescana è un cammino insieme ad altri: persone provenienti da città diverse, con vite diverse e motivi diversi per mettersi in cammino si trovano fianco a fianco per dieci giorni. Condividono gli spazi per dormire, per mangiare, per lavarsi e mettono in comune anche le proprie esperienze. Durante il cammino quelli sconosciuti diventano fratelli, perché si conoscono profondamente, arrivando anche a dimenticare le proprie debolezze per aiutare l’altro.È proprio questo uno degli insegnamenti della marcia francescana: tutti abbiamodifetti, fatiche, fragilità, con cui conviviamo più o meno consapevolmente. La marcia ci insegna che questi lati di noi di cui a volte ci vergogniamo vengono accolti da Qualcuno, di cui i fratelli nel cammino sono immagine e strumento.Tutti alla fine ci riconosciamo bisognosi del perdono del Padre, e per questo il 2 agosto diventa la festa più grande: non solo l’arrivo dopo tanti chilometri percorsi, ma soprattutto la gioia di scoprirsi amati nonostante i difetti, la gioia condivisa di riconoscersi fratelli e figli di un unico Padre.Ogni anno l’equipe della pastorale giovanile dei frati minori di Toscana sceglie un luogo diverso dal quale iniziare il proprio cammino; il 24 luglio di quest’anno la quarantesima marcia francescana partirà da Montespertoli (FI) e percorrerà le strade della Toscana. Durante il cammino una tappa fissa fondamentale: il monte della Verna caro a san Francesco, il luogo dove ricevette il segno delle stimmate, e dove ciascun marciatore è chiamato a scoprire come l’amore di Dio parla attraverso il dolore delle proprie ferite. La meta finale è certa, si raggiunge Assisi il 2 agosto, giorno della festa del perdono, per vivere insieme quanto Dio sia infinitamente buono.