Vita Chiesa
La prima visita di Benedetto XVI in Toscana
di Andrea Fagioli
Pietro viene a trovare Donato. Il successore del capo degli apostoli incontra i cristiani la cui storia ha preso avvio dall’antico e venerato vescovo. Un’immagine, un filo conduttore che ha caratterizzato in diocesi di Arezzo-Cortona-Sansepolcro la preparazione alla prima Visita di Benedetto XVI in Toscana. A partire dal messaggio che l’arcivescovo Riccardo Fontana ha rivolto alle famiglie della Chiesa aretina, cortonese e biturgense: «Pietro viene in Toscana per incontrarci, per dare il suo contributo all’unità, per aiutarci in quella comunione che è vera aggregazione della Chiesa al suo interno e delle Chiese sorelle tra loro».
Ma come farà Pietro a trovare Donato? Attraverso una verifica: «A cinquant’anni dal Concilio Vaticano II la visita del Papa spiega Fontana è il momento opportuno per verificare, all’interno della nostra comunità ecclesiale, quanti frutti della Pentecoste conciliare siano entrati nella nostra esperienza diocesana».
Benedetto XVI incontrerà l’intera diocesi nel corso della Messa al Prato, luogo simbolo della città di Arezzo, all’ombra del campanile di San Donato, tra la Fortezza e la Cattedrale. Poi, dopo la recita del «Regina caeli», entrerà nella stessa Cattedrale per rendere omaggio al santo vescovo, alla sua urna (l’Arca di San Donato appunto), e alla Madonna del Conforto. Il Papa reciterà una preghiera composta per l’occasione. Sarà questo uno dei momenti più emozionanti per gli aretini che da oltre due secoli venerano quella piccolissima immagine miracolosa, lassù, in alto, nella cappella diventata Santuario mariano diocesano.
A pranzo, in Episcopio, è previsto l’incontro con tutti i vescovi della Toscana, mentre nel pomeriggio il Papa volerà alla Verna, al «sasso» francescano, per incontrare le varie comunità dei frati minori e le monache clarisse della Toscana. Sosterà in preghiera nella Cappella delle Stimmate, così come più tardi accadrà di fronte al Volto Santo nella concattedrale di Sansepolcro prima di incontrare la popolazione della Valtiberina in Piazza Torre di Berta. Un evento che la città fondata mille anni fa dai pellegrini Arcano ed Egidio attende da secoli, essendo saltata a suo tempo la prevista visita di Giovanni Paolo II. Benedetto XVI sarà qui anche per questo: per il millenario dell’«unica città della Toscana che nasce attorno ad un progetto teologico», Sansepolcro appunto, così come a Roma, al Celio, ha già celebrato i mille anni di Camaldoli con i monaci fondati da San Romualdo.
San Donato, San Francesco, San Romualdo, ovvero la migliore rappresentazione di una Chiesa diocesana che offre un’identità collettiva ad un vasto e articolato territorio.
Tre tappe (Arezzo, La Verna, Sansepolcro) per una giornata che passerà alla storia della Chiesa locale, pur avendo avuto più volte il dono, anche in tempi non lontani, di altre visite di papi. Benedetto XVI verrà a contatto con la realtà di una diocesi che ha puntato molto sulla formazione, sui giovani e sui mezzi di comunicazione sociale.
«Formare i formatori», oltre che il titolo di una lettera pastorale, è «un processo di conversione dall’effimero al necessario, dall’impiego del tempo disponibile al coinvolgimento della persona» per una pastorale motivata e operosa: «D’altronde dice Fontana non c’è servizio alla Chiesa che possa essere fatto con superficialità. C’è bisogno di impegno quotidiano, qualificato».
«Formare i formatori» per la diocesi di Arezzo-Cortona-Sansepolcro vuol dire anche scommettere sul rilancio degli oratori, a livello parrocchiale, mentre a livello accademico svetta l’Istituto superiore di Scienze religiose «Beato Gregorio X» con la sua proposta formativa.
Alla diocesi aretina si deve anche la realizzazione di uno dei due poli unici dell’informazione diocesana in Toscana (l’altro è a Prato) con un’unica redazione che si occupa del settimanale diocesano, della tv (Tsd) e dell’Ufficio stampa, oltre che di vari siti internet.
L’incontro con il Papa sarà un evento per l’intera comunità civile, non solo per la Chiesa diocesana. Anche per questo Benedetto XVI ha chiesto come regalo una grande donazione a chi si trova in difficoltà economiche ad Arezzo e in provincia. «Come i cristiani della prima ora, anche noi conclude Fontana vogliamo deporre ai piedi degli apostoli i tesori che ci appartengono. Sono questi i doni da fare al Papa in visita alla nostra terra: il fascino di un’identità millenaria, il radicamento nella fede che si esprime nella missione di formare i formatori perché quanto ci è stato insegnato passi alla generazione nuova, la carità del pianto di Gesù su Gerusalemme perché la città dell’uomo si ravveda e torni a Dio con cuore libero e giocondo».
Il programma
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La diretta della visita del Papa verrà trasmessa sul digitale terrestre (canale 74) anche dall’emittente TvPrato e potrà essere seguita anche in streaming su tvprato.it.
I servizi video di Tsd:
L’attesa dei frati de La Verna
Sansepolcro a festa per il Papa
La morte di Gregorio X. Nel corso della storia sono stati tanti i Papi che hanno visitato le città toscane. Per limitarsi solo alla diocesi di Arezzo, va ricordato soprattutto papa Gregorio X, a cui è dedicato l’Istituto di Scienze religiose, che morì nel palazzo vescovile aretino il 10 gennaio 1276, mentre era in viaggio di ritorno verso Roma. Anche un suo predecessore, Vittore II, morì in quella diocesi nel 1057: vi era arrivato per dirimere questioni di confine tra le Chiese di Arezzo e di Siena. Tra le visite più significative dei Papi ad Arezzo c’è da annoverare quella di Giovanni XVII, nel 1007, chiamato dall’allora vescovo Elemperto per consacrare la ristrutturata cattedrale del Pionta. Alessandro II, prima vescovo di Lucca e poi grande riformatore della Chiesa nell’XI secolo, fu ospite per alcuni giorni presso il Monastero di Capolona. Dopo Leone X, che si fermò ad Arezzo per alcuni giorni nel 1515, dobbiamo arrivare al 1805, quando Pio VII transitò per la città mentre si recava a Parigi per l’incoronazione di Napoleone I. Da Sansepolcro erano passati Gregorio XII e Clemente VII: il primo lo fece sotto la scorta di Carlo Malatesta, Signore di Rimini, per sfuggire alle ostilità fomentate contro di lui da diversi Stati europei; l’altro, durante il viaggio che lo condusse a Bologna per incoronare imperatore Carlo V.
Paolo VI a Pisa e Firenze. Negli anni a noi più vicini fu Paolo VI il primo ad effettuare una visita pastorale in Toscana. Fu il 10 giugno 1965, in occasione del Congresso eucaristico nazionale che si tenne a Pisa. E l’anno dopo vi tornò nella notte di Natale, quando volle celebrare la Messa in S. Maria del Fiore per incoraggiare Firenze a risollevarsi dalle ferite inferte dall’alluvione del 4 novembre 1966.
Dieci volte per Woytjla. Sono ben nove invece le visite ufficiali in Toscana di Giovanni Paolo II, alle quali ne va aggiunta una privata e imprevista al Monastero del Monte Argentario nel dicembre del 2000. La prima volta fu a Siena il 14 settembre 1980. Due anni dopo, nella festa di San Giuseppe patrono dei lavoratori (19 marzo), fu a Livorno, a Rosignano Solvay per l’incontro con i lavoratori e al santuario di Montenero. Nel 1986, sempre per San Giuseppe, scelse Prato per incontrare i lavoratori. Ancora nell’86, il 18 e 19 ottobre si recò in visita alle diocesi di Fiesole e di Firenze. Il 21 maggio 1989 fu la volta di Grosseto, primo Papa a recarsi in Maremma dopo 856 anni. Nell’occasione visitò anche Nomadelfia, la cittadella fondata da don Zeno Saltini. Il Papa tornò in Toscana dal 22 al 24 settembre 1989 per un’intensa «tre giorni» in cui visitò Pisa, Cecina («Casa Cardinale Maffi»), Volterra e Lucca, dove venerò il «Volto Santo». Giovanni Paolo II doveva visitare Arezzo e Sansepolcro il 20 settembre 1992, ma per ragioni di salute la visita fu spostata all’anno successivo. Il 23 maggio 1993 fu a Cortona e ad Arezzo. Pochi mesi dopo, il 17 settembre 1993, salì alla Verna e a Camaldoli. Saltata per un incidente domestico la visita a Siena per il Congresso eucaristico (nel 1994), vi tornò il 30 marzo 1996, celebrando la Messa in piazza del Campo, dopo aver incontrato i lavoratori a Colle Val d’Elsa.
Benvenuto nella storia e tra le Chiese di Toscana (card. Giuseppe Betori) Video di TvPrato