Vita Chiesa

La preghiera, il digiuno, l’elemosina

La Chiesa inizia il percorso quaresimale accogliendo da parte della Scrittura l’invito a rientrare in se stessa, a tornare a Dio con la preghiera, il digiuno, l’elemosina. Questi tre elementi sono proposti anche dai Padri della Chiesa che li considerano inscindibili. S. Pietro Crisologo afferma che ciò che la preghiera chiede, il digiuno e l’elemosina lo ottengono. Gesù visse la sua esistenza nella continua ricerca della volontà del Padre, attraverso la preghiera. E come egli pregasse, lo capiamo dalle ammonizioni da lui stesso date sull’argomento: ricordiamo, ad esempio, l’invito a una preghiera breve ma continua, l’esortazione ad entrare nella propria stanza e a pregare il Padre nel segreto, evitando l’ipocrisia di chi cerca la lode degli uomini.

La nostra interiorità è, dunque, il luogo privilegiato dell’incontro con Dio. La preghiera è guardare in faccia le nostre ferite, quelle che gli altri spesso non conoscono, ma che rendono spesso la nostra vita incapace di una testimonianza credibile e bella. La preghiera è lasciarci guarire da Dio. Gesù loda la preghiera supplichevole del pubblicano che, in fondo al tempio, battendosi il petto, riconosceva l’immensità di Dio, riconoscendosi peccatore. Dura è invece la critica del fariseo, che pregava per essere ammirato dagli uomini. Il Signore terminò la corsa della sua esistenza sulla croce, in un colossale insuccesso. I discepoli si scandalizzarono di lui, mentre gli «uomini di chiesa» del suo tempo lo consegnarono alla morte. In quel momento, egli apparve a tutti come un reietto, abbandonato da Dio e dagli uomini. Ma l’unica sua preoccupazione era, ancora una volta, la volontà del Padre. «Se sarete ciò che dovete essere, metterete fuoco in tutto il mondo», diceva S. Caterina da Siena. In quaresima, restiamo in compagnia del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Loro ci guideranno verso la volontà di Dio, che potrebbe consistere anche nel coraggio di percorrere strade semplici e poco appariscenti. Inseriti nel cammino della Santa Chiesa, con l’aiuto dei suoi ministri e di coloro che Cristo ha voluto fossero le guide del suo popolo, eviteremo il rischio dell’individualismo, e fuggiremo l’ansia di apparire buoni. Il nostro cammino diventerà sempre più silenzioso, sempre più ordinario e al tempo stesso più eloquente di ogni predica. Non ci è chiesto di essere speciali, né di distinguerci. Ci è chiesto di essere un piccolissimo seme che, capace di amare e dare la vita, permette alla pianta di crescere, ma lui resta nascosto. Un seme che porta vita e speranza: immerso nella terra, non si vede né appare bello. Eppure porta vita. Proprio come Cristo, sulla Croce che ha redento il mondo.Suor Mirella Caterinadelle contemplative domenicane di Pratovecchio