Caro Direttoreattraverso Internet viene proposta una preghiera a Santa Teresa di Lisieux accompagnata da questa raccomandazione: «inviare a sette persone; prima di leggerla formulare un desiderio; informarsi di cosa accade il quarto giorno». Ecco come si trasforma una preghiera che invita alla fede e alla piena fiducia in Dio, in una sorta di «talismano della fortuna» da passare a quanti vogliono continuare a ridurre tutto a pura superstizione o magia. È vero che le tradizionali «catene di Sant’Antonio» ci sono sempre state e non hanno mai fatto male a nessuno (anche se ciò dovrebbe essere approfondito…) ma, la cosa triste, è che a cadere in questi tranelli spesso sono persone giovani (che usano internet), che credono o dicono di credere. Una fede bambina che continua ad accontentarsi di un gioco innocente?Speriamo, ma vorrei cogliere l’occasione per far passare un messaggio: non cadiamo in queste banalizzazioni, interrompiamo questo modo di intendere la fede e di considerare la figura di uomini e donne sante come un «corno rosso» o un portafortuna. Cresciamo e sforziamoci di comprendere la bellezza ed il mistero della fede in un Dio che ci ha amato talmente da farsi uomo e provare con noi gioie e dolori… Affidarsi a Lui non vuol dire avere una bacchetta magica. Di magico non c’è proprio niente, ma di meraviglioso e incomprensibile moltissimo.Cristina PaciniPratoSì, cara Cristina, la «logica» che sottende a questa iniziativa è proprio quella della Catena di S. Antonio, anche se non si ipotizzano pericolose conseguenze per chi interrompe questa catena. Si tratta di un chiaro esempio di come si può trasformare la preghiera cristiana in un portafortuna, un amuleto che assicura protezione e risultati certi e rapidi.Quel che preoccupa è il fatto che questa proposta, essendo rivolta attraverso internet, si rivolge potenzialmente ad un vasto pubblico, a persone che possono essere in difficoltà, prospettando loro risultati che difficilmente si concretizzeranno fin dal quarto giorno. In questo modo si banalizza e si tradisce lo spirito della preghiera cristiana che è «relazione personale e viva dei figli di Dio con il loro Padre infinitamente buono, con il Figlio suo Gesù Cristo e con lo Spirito Santo che alita nel loro cuore».Queste iniziative e quella attraverso internet non è la sola fanno indubbiamente breccia e provano ulteriormente che spesso anche tra gli stessi praticanti si riscontra «un crescente analfabetismo religioso» che rende urgente anche per il nostro Paese una ri-evangelizzazione che parta proprio dai fondamenti.Il «Compendio» del Catechismo della Chiesa cattolica dedica alla «Preghiera nella vita cristiana» tutta la prima sezione che occupa ben 64 paragrafi. Sono pagine chiare e accessibili a tutti, che aiutano a riscoprire il senso e il significato autentico del pregare. In appendice poi sono riportate le «preghiere comuni» del popolo cristiano, nella consapevolezza che oggi sono in gran parte dimenticate.