Prato

La Popolare di Vicenza e l’archivio Personè, storia di uno «scippo»

Nelle spire del crac della Popolare di Vicenza è andato perduto un altro bene prezioso del patrimonio culturale di Prato. Dopo aver rischiato di dover rinunciare alla collezione di Palazzo degli Alberti, tornata invece in città dopo un lungo braccio di ferro con gli ex vertici dell’istituto veneto, rimane in sospeso la questione legata al fondo Personè. Si tratta di un archivio composto da settemila lettere – alcune di queste scambiate con i più importanti personaggi del Novecento, come Winston Churchill, Charles De Gaulle e Benedetto Croce -, manoscritti, diari e agende appartenute a Luigi Maria Personè, critico letterario, giornalista e docente scomparso nel 2004 alla veneranda età di 102 anni.

Personè è nato a Nardò in provincia di Lecce ma ha vissuto a Firenze, dove si era laureato, e insegnato lettere al liceo Cicognini. Probabilmente oggi il suo nome è conosciuto da una ristretta cerchia di studiosi ma possiamo dire che Personè è stato un intellettuale importante, un conferenziere apprezzato anche all’estero e un critico letterario che ha pubblicato sui più importanti quotidiani italiani, tra questi il Corriere della Sera, La Stampa, La Nazione e il Resto del Carlino. Fino a pochi giorni prima di morire ha curato ogni mercoledì una rubrica culturale sull’Osservatore Romano. I suoi erano elzeviri, come si dice in gergo, acuti, dotti ed estremamente critici nei confronti di una modernità che stava lasciando indietro l’uomo a favore della macchina. Sul quotidiano della Santa Sede, quando morì, fu definito: «personaggio di alta caratura morale e di vasti orizzonti letterari, storici e artistici».

Perché il suo fondo dovrebbe trovarsi a Prato e invece (con molta probabilità) giace in un caveau della ex Popolare di Vicenza nella città veneta? Dobbiamo tornare negli anni ’80, quando la Cassa di Risparmio di Prato, allora guidata da Silvano Bambagioni e Arturo Prospero, decise di acquistare il patrimonio librario e le scritture private di Personè che aveva deciso metterle in vendita. Pare fosse stato l’amico Giulio Andreotti a intercedere presso i banchieri pratesi per l’acquisto dell’archivio con la richiesta ulteriore di affidarlo in custodia perpetua all’Archivio diocesano, che avrebbe avuto anche tutti gli altri scritti autografi prodotti in seguito dal critico letterario. Come sappiamo nel 1988 ci fu il crac della Cassa e iniziò così il suo sanguinoso declino, prima con il commissariamento, poi con la cessione a Monte dei Paschi (1991) seguito dieci anni dopo dalla acquisizione da parte della Popolare di Vicenza, anch’essa fallita in modo disastroso nel 2017. Tre anni prima del crollo il presidente Gianni Zonin prelevò le 63 casse del fondo Personè dall’Archivio diocesano di Prato per inventariare il loro contenuto. L’operazione fu condotta a Vicenza, da un ecclesiastico, lo stesso che aveva riordinato il fondo della banca vicentina. Zonin definì questo trasferimento «momentaneo» come «un regalo ai pratesi». Peccato però che dopo il dissesto finanziario questo patrimonio sia rimasto in Veneto con il rischio di poter essere oggetto di vendita nel piano di liquidazione coatta amministrativa a cui è sottoposto quel che resta della banca. C’è però un appiglio. Don Renzo Fantappiè, responsabile dell’ufficio beni culturali della diocesi e dell’Archivio diocesano, ha fatto in tempo a proteggere il patrimonio Personè chiedendo e ottenendo dalla Soprintendenza il vincolo pertinenziale che lega libri, lettere e manoscritti a Prato. «Si tratta di un bene che appartiene alla Chiesa di Prato e qui deve tornare», afferma don Fantappiè. Nel 2016 il sacerdote ha scritto una prima lettera al curatore fallimentare chiedendo di avere indietro il fondo, l’anno successivo le lettere sono diventate due e la corrispondenza è proseguita fino ai nostri giorni. «Non ci siamo dimenticati di questo patrimonio», dice carte alla mano don Fantappiè, sperando nello stesso epilogo del «ratto» dei quadri della galleria di Palazzo Alberti, tornati al loro posto grazie all’interessamento di Intesa San Paolo, gruppo proprietario della «parte sana» di BpVi e Veneto Banca.

L’esito positivo di questa vicenda non interessa soltanto la città di Prato ma tutto il mondo della cultura italiana, perché come detto in questo fondo si trovano scritti dal grande valore storico. Personè teneva contatti, documentati, con tutti i principali protagonisti del Novecento. Lui che si era formato alla «scuola» di Giovanni Papini e aveva avuto amici come Matilde Serao e Leo Longanesi.