Opinioni & Commenti

La politica italiana alla ricerca di un’anima

di Giovanni Pallanti

Una volta Ciriaco De Mita definì don Luigi Sturzo il più grande intellettuale politico del Novecento italiano. Un’affermazione, questa, che pochi nella vecchia Dc hanno tributato al Servo di Dio fondatore del Partito popolare italiano: in molti gli invidiavano la sua coerenza democratica ed antifascista. Soprattutto i giovani intellettuali cattolici riuniti nella comunità del Porcellino (Dossetti, Fanfani, La Pira, Lazzati, ecc.) mal sopportavano l’antifascismo del prete siciliano di cui loro, per ragioni anche anagrafiche ed esistenziali, non potevano far vanto (anche se avevano loro stessi idee innovative e progressiste che tanto hanno contribuito alla rinascita democratica dell’Italia dopo la seconda guerra mondiale).

Ebbene, Luigi Sturzo ha insegnato che la politica di ogni nazione la si comprende solo se la si inquadra nell’ambito delle relazioni internazionali. Questa lezione vale anche oggi per capire quanto sta succedendo in Italia. Nel recente viaggio compiuto in Cina dal Segretario di Stato Usa Hillary Clinton si è parlato soprattutto di economia. I più grandi investitori negli Usa sono i cinesi: ogni americano è debitore al governo di Pechino di quattromila dollari a testa. Il rinnovato impegno finanziario cinese a favore dell’economia americana ha consentito alla signora Clinton di mettere da parte la questione dei diritti umani, del Tibet e di Taiwan. Realismo politico? Forse. Certamente è l’abdicazione più clamorosa della più grande potenza politica e militare del mondo alla difesa dei diritti umani e delle identità nazionali. Speriamo che si tratti di una sospensione temporanea dell’impegno americano che dal 1776 si è quasi sempre schierato in difesa delle libertà in ogni parte del mondo. Sicuramente siamo di fronte a una perdita di valori ideali e di un’etica della politica al servizio della persona umana che ha la sua più forte spiegazione nella grave crisi economica che sta mettendo a dura prova la vita dei ceti medi e medio alti in ogni parte del mondo.

In Italia, alla luce di quanto succede nelle relazioni tra grandi potenze, si cerca di giustificare la propria esistenza politica rimarcando più gli errori degli avversari che producendo significative proposte di buon governo. Nessuno ha la ricetta miracolosa da proporre agli italiani. L’unico «buon governo» certo è la pittura di Ambrogio Lorenzetti nel palazzo comunale di Siena. Il resto per ora sono ipotesi. Il centrodestra ha due politiche economiche. Una fa capo all’onorevole Berlusconi, bravissimo nell’arte di far diventare i difetti degli italiani delle virtù, come per esempio l’arretratezza del sistema bancario che dà i soldi in prestito solo a chi ce li ha, e che per questa ragione (l’arretratezza in ogni suo comparto culturale e organizzativo) è rimasto immune dallo tsunami che ha colpito in primis le banche statunitensi e poi, con effetto domino, gran parte di quelle europee. Anche giocare sulle proprie debolezze come elementi positivi su cui si fonda il sistema Italia è, però, un gioco che avrà una breve durata.

L’altra linea è quella del ministro Giulio Tremonti che dopo un eccesso di innamoramento per il liberismo si è saggiamente convertito ad una prudente politica solidale molto vicina all’insegnamento del magistero sociale della Chiesa. Quale prevarrà delle due linee?

La Lega Nord con il federalismo fiscale fa una battaglia che rischia di essere fine a se stessa se non ci sarà una ripresa economica degna di questo nome sia in Italia che in Europa.

Il centrosinistra vive la crisi drammatica del Partito democratico dove, soprattutto di fronte ai temi nodali della difesa della vita e della bioetica, l’inconciliabilità delle visioni etiche e culturali tra cattolici e laici rende sempre più difficile una convivenza che ha assunto i toni di una rissa quando, per la prima volta, si è dato voce, o meglio il voto, agli elettori come nel caso delle elezioni primarie della coalizione di centrosinistra per la designazione del candidato alla carica di sindaco di Firenze e di Prato.

Negli ultimi giorni a Todi, per iniziativa dell’Udc, si sono incontrati con Pierferdinando Casini Francesco Rutelli ed Enrico Letta del Pd. Poco tempo fa a Pontedera si era avuto un anticipo di queste prove di avvicinamento tra politici di ispirazione cristiana che non accettano il bipartitismo imperfetto che vige oggi in Italia, con un incontro che ha visto come principali protagonisti Enrico Letta e Bruno Tabacci. Questi politici cercano di rilanciare una «terza via», nazionale e popolare, che alla luce dell’insegnamento di Luigi Sturzo (nel novantesimo anniversario della fondazione del Ppi) ritrovi la forza di combattere la crisi economica in Italia con una proposta politica incentrata sulla difesa e la promozione della vita e della persona, la salvaguardia dei diritti umani e delle libertà contro ogni forma, anche strisciante, di totalitarismo in un quadro europeo solidale con i popoli del terzo mondo.