Opinioni & Commenti

La politica ha perso le ali e il «sistema» non l’aiuta

di Alberto MigoneSe analizziamo la politica italiana nel suo complesso, anche al di là delle fibrillazioni che costantemente la percorrono, non può non emergere una forte preoccupazione. Si nota infatti un progressivo costante impoverimento di ideali e di progetti e quasi un imbarbarimento – e il linguaggio ne è il segno esterno – che determina uno scontro perenne, non solo tra maggioranza e opposizione, che finisce per coinvolgere tutte le Istituzioni, anche quelle che dovrebbero rappresentare una garanzia per tutti.

Ci sono certamente delle cause immediate, legate ad una classe politica che è in gran parte improvvisata e senza una collaudata cultura di governo, ma ci sono anche nodi di fondo. Uno, e non il minore, ci sembra il sistema elettorale vigente, di cui è tempo di verificare l’efficacia e la corrispondenza alla situazione italiana. La riforma, che ha introdotto il maggioritario a collegio uninominale, al fine di semplificare il quadro politico secondo uno schema bipolare in grado di assicurare, o almeno favorire, stabilità di governo e alternanza, funziona a determinate condizioni che non si sono verificate. Il nostro bipolarismo è di fatto un cartello elettorale che raggruppa forze culturalmente e politicamente anche molto eterogenee che si collegano per vincere le elezioni, ma trovano poi grosse difficoltà nel governare.

È già accaduto nella passata legislatura ed anche in questa l’eterogeneità delle componenti del Polo determina nel governo forti divaricazioni, soprattutto di fronte a problemi, l’ultimo l’immigrazione, non certo marginali e di conseguenza una stasi. E così la stabilità data dai numeri non determina la governabilità.

Non si tratta di tornare al passato, che non può essere certo idealizzato, ma di pensare ad un sistema elettorale più confacente alla variegata situazione del nostro Paese, che lo distingue da Paesi dove esiste per lunga tradizione un bipartitismo.

Il «maggioritario all’italiana», che si caratterizza anche per una eccessiva personalizzazione, ha determinato di fatto l’insignificanza di quelle forze, presenti con disagio nei due schieramenti, che sono espressione di una cultura politica che considera nota e stile qualificanti del governare la capacità di sintesi, la lungimiranza nell’affrontare i problemi, la ricerca paziente di punti di convergenza in quelle decisioni – pensiamo ad alcune riforme sempre più necessarie – che incidono anche per lungo tempo nella vita di una nazione o che ne determinano il grado di civiltà.

Sono questi, a nostro parere, alcuni problemi che pesano negativamente sulla nostra vita politica. Risolverli non è facile, anche perché le esperienze del passato non servono, ma affrontarli è doveroso.