Vita Chiesa
La Pira beato, la causa «cammina speditamente»
A salutare il «ritorno» di La Pira nella sua chiesa, nel convento che ha sempre considerato la sua casa, c’era davvero tanta gente, c’erano i «vecchi lapiriani» che lo hanno visto da vicino ma anche i giovani che cercano in lui un modello, un esempio di vita cristiana. Tra di loro, anche i ragazzi dell’«Opera La Pira» che hanno animato la liturgia. La Messa è stata concelebrata dal cardinale Ennio Antonelli, Arcivescovo di Firenze, dal suo ausiliare Claudio Maniago, dal vescovo di Prato Gastone Simoni, da quello di Arezzo-Cortona-Sansepolcro Gualtiero Bassetti e da mons. Marco Dino Brogi, già nunzio apostolico in vari paesi africani, oltre che da numerosi sacerdoti. Presenti in basilica anche numerose autorità, dal vicesindaco di Firenze Giuseppe Matulli, al sindaco di Pozzallo e al presidente della Provincia di Ragusa, agli europarlamentari Lapo Pistelli e Carlo Casini, all’assessore regionale Massimo toschi, al presidente della Fondazione La Pira Mario Primicerio, oltre a numerosi familiari del «Professore». Di La Pira, Saraiva Martins ha ricordato «la capacità di essere testimone della speranza cristiana dovunque, nella Chiesa, nella vita pubblica, nel mondo»: La Pira, ha affernato, «è stato un indicatore, una freccia che ha aiutato tutti a trovare la direzione di marcia». «Ho espresso più volte – ha detto a sua volta il cardinale Antonelli – l’auspicio di una sollecita conclusione della causa di beatificazione di Giorgio La Pira. Lo esprimo di nuovo stasera alla presenza del Cardinale Prefetto della congregazione per le cause dei santi: siamo tutti e due consapevoli di trovarci davanti a una figura straordinaria ed estremamente attuale di santo laico».
Al termine della celebrazione il cardinale Saraiva Martins con gli altri concelebranti ha benedetto la tomba dove nei giorni scorsi è stata traslata la salma di La Pira. Una sepoltura semplice e suggestiva, disegnata dall’architetto Riccardo Mattei, con un basamento di pietra gialla proveniente dalle cave siciliane (la stessa pietra con cui è stata restaurata la cattedrale di Noto) e una lapide in pietra serena fiorentina, con la scritta «Giorgio La Pira. Pozzallo 1904 – Firenze 1977». La tomba, sulla parete sinistra della chiesa, è come «sorvegliata» dalla statua di Savonarola; accanto, due lapidi segnalano le sepolture di Pico della Mirandola e del poeta Agnolo Poliziano. Più avanti, nella cappella Salviati, riposa invece Sant’Antonino Pierozzi, domenicano che fu Vescovo di Firenze dal 1446 al 1459.
Le celebrazioni del trentennale si erano aperte, lunedì pomeriggio, nella vicina aula magna dell’Università di Firenze dove è stato letto il messaggio inviato per l’occasione dal Presidente della Repubblica: il pensiero e la testimonianza di Giorgio La Pira, scrive Napolitano, «restano vivi nella nostra memoria e continuano a rivolgere alla collettività, e soprattutto ai giovani, un messaggio di coerenza e di impegno etico e culturale». Al Presidente emerito della Corte Costituzionale Valerio Onida, poi, il compito di tratteggiare la figura di La Pira, padre della Costituzione italiana e «espressione alta» di quella stagione storica che vide per la prima volta le nazioni cercare di ancorare i loro destini su ideali condivisi di libertà, di giustizia, di pace: la stagione della nascita dell’Onu, della decolonizzazione, la stagione in cui furono poste le basi per l’unità europea. In un tempo in cui, ha detto Onida, «i partiti cercano il consenso coltivando egosimi e paure, e la politica come impegno comune e ricerca di soluzioni condivise sembra smarrita», La Pira è «un profeta di cui avremmo ancora bisogno».