Vita Chiesa

LA PASSIONE: LUZI, «DINANZI ALLA SUA BRUTALITÀ NON DIMENTICARE IL SUO VALORE SIMBOLICO»

“Ognuno deve leggere nella passione di Cristo ciò che il suo cuore è capace di decifrare, perché non esiste a livello artistico e di spettacolo un’interpretazione obbligata. La passione di Cristo è violenta, come vorrebbe, per esempio, il film ‘The Passion of the Christ’ di Mel Gibson? La violenza c’è nella passione raccontata dal Vangelo, che però è arrivato a noi non solo per la sua forza di realtà, ma anche per il suo valore simbolico e di profonda devozione spirituale”. Lo sostiene il poeta fiorentino Mario Luzi, al termine della rappresentazione della sua opera “La Passione”, avvenuta ieri sera nella chiesa di San Francesco di Faenza, a cura della parrocchia dei francescani e del Capit di Ravenna. “Il racconto evangelico della passione – afferma il poeta – contiene un equilibrio di molti elementi. La brutalità realistica di un assassinio non deve prevalere però a svantaggio di tutto il resto, anche in uno spettacolo”. A proposito della forza attuale del racconto evangelico della Pasqua sulla cultura contemporanea, Luzi commenta: “Il Vangelo della Pasqua ha ancora tanto potere di persuasione e convinzione, anche per chi si dice lontano dal cristianesimo. Chi può misurare, infatti, il livello di credenza o di ateismo dei cuori, coscienze e anime della gente? Gli elementi esterni tante volte ingannano. Un esempio? Nelle coscienze degli uomini d’oggi esiste più che mai il problema irresolubile del rapporto fra singolo e tutto, fra esserci e non esserci, fra dolore e felicità. Queste domande restano un mistero anche per l’uomo contemporaneo”. Anche per chi ha fede? Risponde Luzi: “Attenti, perché anche il Cristo pasquale si pone queste domande, che rimette tutte alla conoscenza del Padre, al mistero sugli uomini che rimane tale anche nella fede. Così anche la poesia, l’arte e la creatività si nutrono, in fondo, di questo mistero”.Sir