Arezzo - Cortona - Sansepolcro

La Pasqua nelle omelie della Valtiberina

Questa riflessione si sviluppa in due momenti: in questa settimana riportiamo il pensiero del Vescovo e del parroco della Concattedrale di Sansepolcro; nei numeri successivi saranno riportati i contributi degli altri parroci. Monsignor Bassetti, nell’omelia rivolta ai fedeli durante la S.Messa, nella Concattedrale di Sansepolcro, la sera della domenica di Pasqua, ha voluto sottolineare il significato delle parole «Pasqua di Risurrezione» in quanto «parole inscindibili» perché «non ci può essere Risurrezione senza passaggio, senza cambiamento, senza la sincera volontà di ritornare a Dio». Dopo aver parlato del coraggio delle donne, entrate dentro il sepolcro, coraggio donato da Cristo Risorto, il Vescovo ha voluto marcare il modo superficiale con il quale oggi viene vissuta la Pasqua da molti. «La Pasqua è un giorno “virtuale”, una bella tradizione, un giorno caro: si sta con gli amici o con i parenti. Ma chi ha vissuto la veglia pasquale si è reso conto che la Pasqua è un’altra cosa: è una esplosione di luce e di vita. Non dobbiamo avere paura di essere contagiati dalla Pasqua, dobbiamo piuttosto immergersi nella Pasqua del Signore». Monsignor Bassetti, nella conclusione, ha invitato i presenti ad «offrire a Lui» tutto noi stessi «la vostra vita, i vostri pensieri, il vostro cuore, il vostro amore».Don Alberto Gallorini, parroco della Concattedrale biturgense, ha messo al centro della sua riflessione la Madonna. «L’unica che aveva capito, che era entrata nel mistero di quel Dio fatto uomo, raccoglie gli amici del suo Signore e chiede loro: “Che cosa è successo? Che cosa è accaduto? Che cosa c’è in questo momento nel vostro cuore?”. E così li aiuta a far nascere dentro di loro, in mezzo a tanta disperazione in mezzo alla consapevolezza di aver tradito, in mezzo a tanta vergogna per quello che avevano fatto, li aiuta a far nascere la speranza, li aiuta ad aprire gli occhi per vedere». Don Alberto si è augurato che anche a noi la Madonna susciti questa speranza per diventare testimoni autentici del Cristo Risorto e così riconoscere che noi non siamo testimoni di un Gesù Morto. «Non siamo fermi al Venerdì Santo – ha detto – Ma siamo testimoni di un Cristo che è Vivo e Risorto». Si tratta di un messaggio significativo su cui riflettere nelle nostre case e nelle nostre famiglie.di Alessandro Boncompagni