Vita Chiesa
La parrocchia vista dalla gente
La parrocchia, «famiglia di famiglie», luogo di evangelizzazione e di crescita spirituale, gente che prega insieme, luogo di comunione ecclesiale, espressione dell’amore eterno di Dio: sono alcune delle definizioni che emergono dall’indagine che la Diocesi di Grosseto ha promosso tra i suoi fedeli, per capire quale sia l’identità della parrocchia nell’immaginario dei cristiani.
Le schede-lavoro che sono state diffuse nelle parrocchie, tra le associazioni ed i movimenti laicali invitavano ad una riflessione comunitaria. Moltissimi sono stati i contributi che sono stati poi pazientemente analizzati, sintetizzati e assemblati in un unico resoconto, illustrato nell’ambito del Convengo diocesano che si è svolto sabato scorso, e che aveva per titolo proprio «Parrocchia: Chiesa tra le case degli uomini».
Il rinnovamento della parrocchia, poi, deve partire necessariamente dal parroco: occorre, sono gli stessi sacerdoti a diro, una conversione di vita che porti a rinnovare la propria spiritualità… «si vorrebbe il parroco come uomo di preghiera, che possieda valori umani profondi, dotato di preparazione teologica, ma anche di slancio missionario, docile all’azione dello Spirito, testimone di una fede salda pur nelle avversità». Ed ancora «…sobrio e decente nei gesti e nel vestire, aperto al dialogo e accogliente verso tutti, tollerante nei confronti dei bambini irrequieti durante la Messa, che sappia andare verso la gente con uno stile volto a creare una vera fraternità nel dialogo e nel confronto».
«Si avverte – ha detto il vescovo di Grosseto Franco Agostinelli – l’esigenza di riflettere su quest’istituzione millenaria. La parrocchia ha bisogno di essere cambiata e rimodellata sulla realtà di oggi: si avverte la necessità, di fronte alla secolarizzazione, di dare all’opera delle parrocchie un taglio missionario affinché si possa incontrare la gente dove la gente vive… ma prima di diventare missionaria la parrocchia deve riflettere su se stessa, chi è, da dove viene, quel è la sua identità. Dobbiamo partire, insomma, dall’essere e non dal fare».