Se partecipi alla celebrazione eucaristica domenicale nelle prime panche e butti locchio alle tue spalle, ti accorgerai che la chiesa è abitata soprattutto da nonni e bambini. I grandi assenti sono i giovani genitori, che in molti casi parcheggiano i loro figli a Messa, per poi riprenderli in auto o aspettarli a casa.La famiglia al completo – mamma, papà, figli – in chiesa è una perla rara , sognata, di più, idealizzata da preti e catechisti. Ma non è proprio possibile invertire la tendenza? Decisamente sì, se ci lasciamo per una volta trascinare dalla speranza , da buoni cristiani. Laddove le famiglie sono state direttamente invitate, coinvolte, responsabilizzate, le percentuali dei battezzati che fanno vita di comunità sono leggermente aumentate.Larcivescovo Alessandro Plotti «raccoglie» e rilancia: le celebrazioni eucaristiche domenicali tornino ad essere luogo di incontro di famiglie. Anzi, sia la stessa parrocchia una famiglia . Famiglia cristiana, sintende, dove tutti si sentono fratelli, perché tutti, in virtù del battesimo, si riconoscono nello stesso padre, Dio.«La parrocchia famiglia di battezzati» è il titolo degli orientamenti pastorali che la nostra diocesi si è data per lanno pastorale appena avviato. «Orientamenti» che saranno presentati sabato 14 ottobre (ore 15, cattedrale) in occasione del convegno ecclesiale diocesano.Ripartiamo dagli adultiForse – riconosce Alessandro Plotti – in questi anni abbiamo investito fin troppo sulla catechesi dei fanciulli e degli adolescenti. Sarà bene, dora in poi, metter locchio sugli adulti, sulle giovani coppie, ad esempio: perché è nella vita in famiglia di tutti i giorni che papà e mamma sono chiamati a declinare gli insegnamenti di Gesù. Ed è in casa – e non solo grazie al prete o al catechista – che i nostri figli possono familiarizzare con Gesù: sentirlo vicino, amico, determinante per la loro vita.Già, le famiglie. Listituto familiare è in crisi? Ci sono ben 41 tipi di unione, oltre a quella tra un uomo e una donna cattolici che si sposano in chiesa e danno vita ad un figlio (è proprio così, andate a leggere a pagina V il convegno tenutosi al santAnna)? Ecco allora lutilità di fare una buona preparazione al matrimonio, accompagnare gli sposi in ogni fase della vita coniugale, proporre incontri di catechesi e liturgici «a misura» di famiglia: come dire, prevenire è meglio che curare. Ma non si può non usare comprensione e misericordia verso le coppie senza figli, le famiglie con un solo genitore, le diverse situazioni di lacerazione, divisione e irregolarità. Anche le coppie di conviventi e di divorziati risposati hanno «diritto» ad un servizio pastorale.E poi laccoglienza delle famiglie che vivono in condizioni di povertà, di disagio relazionale, di handicap fisici e mentali, di emarginazione e devianza. O di quelle immigrate con cui è bene cercare scambio e integrazione.E alle famiglie, specie quelle che tengono duro linvito di Alessandro Plotti: «Non possiamo pensare la famiglia come semplice utente della parrocchia e non anche parte attiva e responsabile della vita e del cammino della comunità parrocchiale».La parrocchia e i lontaniAlla porta delle canoniche bussano in molti e per diversi motivi. Come comportarsi con chi non fa vita di comunità? «Non solo la gentilezza, ma anche il vero spirito dellaccoglienza – scrive larcivescovo – ci chiedono di non sprecare né banalizzare le occasioni di contatto con i cristiani periferici, saltuari e lontani». Dunque? Dobbiamo essere capaci di approcci corretti, evitando di by-passare quello che la gente vive e di pensare a queste occasioni come un espediente per riportare la gente in chiesa. Si tratta di far emergere preoccupazioni e speranze nella vita di chi ha bussato alla nostra porta, di «aprire alla luce della fede, alimentare la speranza di fronte alle prove della vita, migliorare la qualità delle relazioni tra persone», render più sensibili tutti ai bisogni del prossimo. Se il dialogo si apre, la comunità deve fare il resto. E qui mette in gioco la sua capacità di accogliere. Chiediamoci – punzecchia larcivescovo – cosa significano per delle persone «piovute» da fuori le divisioni di campanile, legate a consuetudini, tradizioni, iniziative, orari, linguaggi ormai significativi solo per la minoranza della gente che ancora bazzica le nostre chiese.Piuttosto, osserva monsignor Alessandro Plotti, confrontiamoci con i «lontani» su argomenti che stanno loro a cuore: le radici della fede, ad esempio, o il desiderio di capire dove vanno la società ed il mondo; la ricerca di stili di vita sobri capaci di rispettare il creato e la dignità delluomo o le questioni educative, il difficile dialogo tra le generazioni, il rapporto con le altre agenzie educative.Un impegno per ogni vicariatoA Pontedera e nel lungomonte, dintesa con la scuola di formazione teologica, si vuol dar vita a corsi per formare animatori biblici nei cenacoli e animatori per la catechesi dei genitori che chiedono i sacramenti per i loro figli. Nelle parrocchie delle Colline pisane si vuol puntare sulla formazione dei catechisti, sulla preparazione al matrimonio ed al battesimo, su percorsi di fede per adulti e famiglie. Ma ogni vicariato ha «adottato» uno o più impegni attingendo dagli orientamenti pastorali per il 2006/2007. Ogni rappresentante delle varie zone della diocesi avrà due minuti di tempo per esporlo in occasione del convegno diocesano.Sabato pomeriggio, in Duomo, oltre a quello dellarcivescovo, è atteso lintervento di Bruno Forte, 58 anni, napoletano di origine, prete dal 1973 e dal settembre del 2004 vescovo di Chieti e Vasto. Bruno Forte è un teologo molto conosciuto ed attualmente ricopre diversi incarichi nella Cei ed in Vaticano: è presidente della commissione episcopale per la dottrina della fede, lannuncio e la catechesi, membro del pontificio consiglio per la promozione dellunità dei cristiani, consultore del pontificio consiglio della cultura.Ai partecipanti al convegno sarà chiesto di sottoscrivere un abbonamento al settimanale «Toscana Oggi», strumento di collegamento per gli operatori della diocesi e, in particolare, per i catechisti che ormai da un anno hanno una pagina settimanale ad essi dedicata. Andrea BernardiniVERONA ATTENDE I DELEGATI PISANIAl convegno ecclesiale nazionale la nostra diocesi sarà ben rappresentataUn Cristo stilizzato, con le braccia aperte sviluppa alcuni archi che richiamano quelli dellArena: è limmagine che accoglierà ed accompagnerà vescovi, preti, religiosi e laici che parteciperanno, dal 16 al 20 ottobre a Verona, al convegno ecclesiale nazionale.Gli organizzatori hanno annunciato la presenza di 2.700 convegnisti: delegati delle diocesi, italiani allestero, immigrati, missionari, delegati delle aggregazioni laicali nazionali, invitati, esperti, relatori ed animatori dei gruppi di studio: tutti insieme per fare chiarezza su come annunciare a tutti le ragioni della nostra fede in Dio.Il tema del convegno è «Testimoni di Gesù risorto, speranza del mondo».Sarà a Verona Gino Doveri, avvocato di Cascine di Buti, segretario generale della Consulta nazionale delle aggregazioni laicali, lorganismo che raduna 66 associazioni e movimenti di ispirazione cattolica. Terrà lintroduzione ad uno degli ambiti di studio, quello dedicato al lavoro e alla festa, Adriano Fabris, professore ordinario di filosofia morale e direttore del master in comunicazione pubblica e politica nellUniversità di Pisa.Sono stati invitati in terra scaligera Andrea Tomasi, pontederese, docente di informatica alluniversità di Pisa e collaboratore del servizio informatico della Cei; unaltro pontederese, Luigi Cioni, insegnante di religione e docente alla scuola di formazione teologica. Proviene dalla parrocchia del Sacro Cuore a Pisa Antonio Rainò, dirigente della Piaggio. Invitati anche Marco Di Lieto e Cristina Sbragia, medici impegnati nella catechesi familiare e nella pastorale giovanile alla sacra Famiglia. Anna Catarsi, insegnante e presidente diocesana dellAzione cattolica, ha fatto parte del comitato preparatorio nazionale perché delegata dalla Conferenza episcopale toscana. La delegazione diocesana è guidata dallincaricato monsignor Luigi Gabbriellini, vicario episcopale per la città di Pisa. Con lui ci sono Chiara Breschi(Visignano), impegnata nel settore adulti di Ac, Chiara Lapi vicepresidente dei giovani di Azione cattolica, padre Gabriele Morra, del convento carmelitano di san Torpé, monsignor Simone Giusti, direttore del centro pastorale per levangelizzazione e la catechesi e parroco a Cascine di Buti, Emiliano Manfredonia presidente provinciale delle Acli, proveniente da Badia e Alfonso Di Sandro, pontederese, sindacalista della Cisl e membro del consiglio pastorale diocesano. I pisani parteciperanno ai lavori nei vari ambiti di testimonianza: lavoro e festa, cittadinanza, affettività, fragilità, tradizione. Portando con loro il carico di suggestioni, approfondimenti, documenti elaborati nella nostra diocesi in preparazione al convegno ecclesiale.Preoccupano un po i «grandi numeri» che imporranno ritmi serrati. Ma i delegati pisani nutrono la certezza che a Verona potranno vivere una significativa esperienza di Chiesa.