Vita Chiesa
La parrocchia del futuro? Meno preti, più passione
Ma ad Assisi, assicura don Carlo, si è parlato poco di cifre e molto di questioni pastorali: «Il problema principale non è il numero dei preti, ma la capacità di una conversione pastorale perché la parrocchia trovi le strade per comunicare il Vangelo all’uomo di oggi». Ai parroci del futuro quindi spetterà il compito di imparare verbi nuovi: «Non solo non possiamo più stare ad aspettare chi viene in parrocchia, ma ormai non basta neanche dire alla gentevenite: bisogna imparare la parola andare, bisogna imparare a portare il Vangelo dove la gente vive, lavora, studia».
Piccoli cambiamenti verbali, che nascondono in realtà un cambiamento profondissimo di mentalità: «Non basterà – prosegue don Carlo – una mano di vernice a quello che già facciamo, bisogna che le parrocchie maturino uno stile completamente nuovo di presenza sul territorio. Bisogna che i parroci, ma anche i laici che lavorano con loro, si interroghino su come oggi si comunica la fede». La comunicazione della fede resta il tema di fondo: anche la ricerca di nuove forme di organizzazione, ad esempio le unità pastorali, ha senso solo in quanto risponde a questo obiettivo. «Delle unità abbiamo parlato molto – sottolinea don Carlo – e sicuramente costituiscono una novità interessante, perché possono permettere a paesi o quartieri di vivere la comunione evangelizzatrice: due o tre preti che vivono insieme e che sono, insieme, al servizio di tutte le parrocchie di un piccolo centro o di una zona cittadina possono svolgere meglio la loro missione sul territorio».
Messaggio dei vescovi italiani alle parrocchie
Viaggio nelle parrocchie toscane
Tabelle