Arezzo - Cortona - Sansepolcro

La parrocchia cammina accanto ai genitori

Accompagnare i genitori nella fase preziosa dell’accoglienza e del Battesimo di un figlio, può diventare nella parrocchia una occasione privilegiata per passare da una pastorale di conservazione ad una pastorale missionaria. E’ la scommessa che ha lanciato la diocesi di Arezzo-Cortona-Sansepolcro dallo scorso settembre dedicando il piano pastorale diocesano al battesimo. E’ importante che la pastorale battesimale rappresenti un’esperienza comune per tutta la comunità che diventa protagonista attraverso una pluralità di soggetti: da una parte ci sono coloro che partecipano in prima persona (i genitori che chiedono il battesimo, i padrini e le madrine, il parroco, gli operatori pastorali) e dall’altra i soggetti corresponsabili come il consiglio pastorale, i diaconi e la comunità tutta.I GENITORIIn linea generale si può affermare che anche la richiesta del battesimo (da noi ancora al di sopra del 90%) si colloca per lo più in quella cultura che considera la Chiesa come erogatrice di servizi che scandiscono i vari momenti della vita tra il nascere e il morire. La sfida della parrocchia è quella di fare ogni sforzo per accompagnare le famiglie in maniera paziente. Non dobbiamo dimenticare che l’esperienza profondamente umana dell’essere genitori rende già partecipi in prima persona dell’azione creatrice di Dio Padre.I PADRINI E LE MADRINEUna presenza certamente da rivalutare nel suo significato profondo è quella del padrino e della madrina. Essi sono coloro cui la famiglia o la comunità cristiana delegano il compito di accompagnare quanti chiedono un sacramento, soprattutto nel tempo della «mistagogia», vale a dire per tutto quel periodo, successivo alla amministrazione del sacramento, in cui viene consolidata la scelta di fede e di partecipazione ecclesiale. Non è allora una persona scelta per semplici ragioni di parentela, amicizia, convenienza sociale e neppure scelta in tutta fretta perché lo richiede la celebrazione del rito, ma una presenza individuata come un riferimento certo per la vita cristiana. IL PARROCOÈ di fondamentale importanza il coinvolgimento diretto del parroco in un progetto di pastorale battesimale promuovendo in prima persona l’iniziativa, incoraggiando carismi e ministeri invitando operatori pastorali a partecipare ad un corso di formazione (come è avvenuto durante questo anno in diocesi).I CATECHISTI BATTESIMALIPer accompagnare i genitori che chiedono il battesimo per un figlio è preferibile coinvolgere una coppia di sposi. In questo servizio si possono impegnare anche persone singole con esperienza familiare e con sensibilità e attenzione alla famiglia. Gli operatori della pastorale battesimale sono «animatori», non relatori di conferenze biblico-teologiche. L’animatore è in ricerca insieme a ai genitori in un rapporto di scambio e arricchimento reciproco, affinché l’occasione del battesimo del figlio diventi preziosa per i genitori, perché questo traguardo per il bambino si riveli una tappa fondamentale per la vita di tutti. L’animatore ha soprattutto il compito di costruire relazioni significative. «L’uomo contemporaneo ascolta più volentieri i testimoni che i maestri».IL CONSIGLIO PASTORALEE’ compito del consiglio pastorale di collaborare con il parroco per individuare e avviare alla formazione i possibili operatori di pastorale battesimale.LA COMUNITÀTutta la comunità parrocchiale deve sentirsi coinvolta quale soggetto corresponsabile della pastorale battesimale. Le persone che gravitano attorno alla parrocchia siano accoglienti verso i nuovi nati per il solo fatto di essere presenti e disponibili ad intessere relazioni. La comunità va coinvolta nel progetto di pastorale battesimale aiutandola a capire cosa vuol dire vivere in comunione.Il consiglio pastorale diocesano «Io, a scuoladi catechesibattesimale» Ho partecipato al corso per catechisti battesimali, organizzato dall’ufficio catechistico diocesano, nell’ambito dell’indirizzo dato dal Piano pastorale diocesano sul battesimo. E’ stata senza dubbio un’esperienza interessante, che mi ha coinvolto non solo come catechista in formazione, ma anche come persona che non cessa di scoprire la grandezza dei doni di Dio nella propria vita e nella Chiesa. Mi ha fatto molto piacere anche il fatto di trovarmi con i numerosi partecipanti che provenivano da varie parti della diocesi. Nel susseguirsi degli incontri c’è stato anche modo per conoscerci e per confrontarci su tanti temi che le lezioni introducevano. La consapevolezza dell’essere battezzati è senza dubbio il cardine della propria vita cristiana, ma come catechista che svolge il proprio servizio in parrocchia sento l’urgenza che siano preparati catechisti, capaci di relazionarsi con le giovani coppie di sposi, specialmente nel momento in cui chiedono il battesimo per i propri figli. Come è indicato nel Piano pastorale diocesano, è opportuno prevedere vari incontri con i genitori, i padrini e le madrine affinché la celebrazione del battesimo non sia qualcosa che si fa per tradizione, ma che assuma il significato profondo dell’essere cristiani. L’educazione alla fede di cui i genitori, e la comunità parrocchiale con loro, si devono fare carico, è un cammino continuo, una formazione dinamica, che accompagna i cristiani per tutta la vita e pone la famiglia come il nucleo fondamentale dove si impara a ricevere e dare amore, facendo così l’esperienza dell’amore che Dio Padre ha per ogni uomo. «Non si tratta solo di trasmettere verità dottrinali – si legge nel Piano pastorale – ma di approfondire il cammino di vita cristiana in un clima di fraterna accoglienza e di paziente ascolto». Gli incontri sono stati coinvolgenti e hanno toccato delle tematiche che riconducevano a situazioni reali. Uno degli argomenti che mi ha maggiormente colpito è stato il rilievo dato alla accoglienza, l’importanza che può avere per una giovane coppia sentire l’affetto della comunità parrocchiale, che trova nei catechisti battesimali il tramite privilegiato per far presente questa attenzione. Certo è molto importante l’empatia che i catechisti possono suscitare e che può essere quel veicolo con cui può arrivare il primo annuncio. Tutti sappiamo quanto sia sempre più fragile la famiglia e si sa anche che troppo spesso di fronte alle difficoltà le giovani coppie sono sole. Allora la Chiesa, attraverso la comunità parrocchiale, ha la possibilità e il compito di accogliere, ascoltare, annunciare in un’ottica di non giudizio e di speranza. Quando una giovane coppia si presenta al parroco per chiedere il battesimo per il figlio, si presenta l’opportunità per iniziare l’itinerario di preparazione proposto dalla diocesi e che si articola su quattro tappe di preparazione al battesimo, ma continua in una prospettiva di un «catecumenato post-battesimale». Come catechista ringrazio per questa possibilità di formazione che mi è stata data e spero che in futuro possa essere ulteriormente approfondita e che, al contempo, ci sia anche data la possibilità di fare questo servizio nelle parrocchie.Isa Cini