Volendola paragonare alla crescita di una persona direi che ha raggiunto l’apice della fanciullezza ed è prossima allo schiudersi dell’età dell’adolescenza con quello che questa età ha di bello e di impegnativo. Si tratta del Premio nazionale «Cultura della pace Città di Sansepolcro» e del Premio nazionale «Nonviolenza», entrambi espressione dell’Associazione Cultura della Pace arrivati alla decima edizione.Pochi giorni fa in una conferenza stampa tenutasi in Palazzo delle Laudi a Sansepolcro il presidente dell’associazione, Leonardo Magnani, ha dato lettura dei nominativi, del ruolo e dal campo di indagine nel quale operano i candidati al Premio «Cultura della pace». Entrano a far parte delle «nomination» don Vinicio Albanesi (presidente della Comunità «Capodarco» per il fronte del sociale), Laura Boldrini (portavoce dell’Alto Commissariato delle Nazioni unite per i rifugiati, per il contesto dei diritti degli immigrati), Vittorio Cogliati Dezza (presidente di Legabiente, per l’ambito della tutela ambientale), Carlo Petrini (fondatore del movimento «Slow Food» impegnato sul fronte degli stili di vita), Barbara Spinelli (giornalista e scrittrice per l’ambito dell’informazione). Come sempre sarà una commissione formata dai tre soci onorari dell’associazione (che formano il comitato scientifico), due soci del sodalizio e tre rappresentanti del Comune di Sansepolcro (due della maggioranza e uno dell’opposizione, che formano con i soci onorari il comitato tecnico) a scegliere dalla cinquina il premiato che riceverà il riconoscimento. Invece, il Premio «Nonviolenza» sarà assegnato a Christoph Baker, consulente internazionale dell’Unicef: in questo caso il nominativo è unico perché di pertinenza esclusiva dell’associazione. Baker nasce a Ginevra nel 1955. Dal 1984 vive a Roma. Consulente per organizzazioni umanitarie e ambientaliste, pubblica vari saggi sulla critica allo sviluppo. È assistente del direttore generale dell’Unicef, responsabile dell’ufficio di coordinamento dei volontari e responsabile del programma «Città amiche dei bambini e delle bambine». Collabora con Unicef-Italia dal 1993. A Baker è stato assegnato il Premio «Nonviolenza» per aver saputo interpretare secondo la motivazione del riconoscimento la crisi del nostro tempo ed essere riuscito a trovare un’eventuale exit strategy nel modello della decrescita e nel recupero di un intenso rapporto con l’altro, l’ambiente sociale e naturale e con se stessi, all’insegna della riscoperta di sensazioni, emozioni e intuizioni dell’esistente come interagenti con il nostro essere.A ottobre sarà comunicato il nominativo di chi riceverà il Premio «Cultura della pace» e fra novembre e dicembre saranno assegnati i due riconoscimenti.Il Premio «Cultura della pace» nasce nel 1992 con l’intento non tanto di assegnare un’ulteriore targa a personaggi famosi o meno, ma con il desiderio di far riflettere una comunità su tematiche quali la non-violenza, la solidarietà, l’attenzione ai più deboli e la pace. Questioni troppo spesso relegate a desideri o a intenti buonisti. Il progetto dell’associazione è quello di riempire di significato culturale questi contesti in modo che la pace diventi «un diritto, nella misura in cui ognuno lo percepisce come un dovere» quotidiano, come sosteneva monsignor Luigi Di Liegro, fondatore della Caritas diocesana a Roma. In quest’ottica è previsto che studenti delle scuole superiori e cittadinanza dibattano tematiche d’attualità facendo notare come sia possibile realizzare obiettivi, anche difficili, attraverso l’impegno e l’azione non-violenta, quotidiana e incessante.Il Premio nazionale «Nonviolenza», sorto nel 2002, viene assegnato a personaggi che hanno contribuito con rinnovato impegno alla ricerca di quelle modalità che favoriscano la soluzione dei conflitti e possano essere sempre più conosciute e realizzate nel quotidiano così da rappresentare una possibile risposta alternativa a metodologie violente che non risolvono, ma che rischiano di acuire i problemi. Negli anni passati e fino all’edizione del 2000, al posto del premio «Nonviolenza» esisteva il Premio «Cultura della pace Città di Sansepolcro “alla memoria”» per non disperdere il patrimonio culturale lasciatoci da personaggi che tanto si erano distinti nella promozione della pace e della solidarietà come padre Ernesto Balducci (1992), il vescovo Tonino Bello (1994), Alexander Langer (1996), monsignor Luigi Di Liegro (1998) e Bonvi (2000).L’assegnazione dei due riconoscimenti ha cadenza biennale. E lo statuto dell’associazione sottolinea che il gruppo «ha per oggetto la promozione di una reale cultura della pace e della non-violenza che costruisca un contenuto culturale all’ideale della convivenza pacifica tra popoli, religioni e persone. Per fare ciò si organizzano convegni, conferenze, dibattiti, pubblicazioni e il Premio nazionale “Cultura della pace Città di Sansepolcro” che vede la partecipazione attiva del Comune di Sansepolcro, quale partner ideale per dare alla manifestazione un riscontro sia in ambito locale che nazionale». Questa presenza, attraverso l’assessorato alla cultura, ha portato alla felice decisione, negli anni scorsi, di chiamare Sansepolcro la «Città della cultura della pace». di Alessandro Boncompagni