Prato

La nuova vita di Carbonin

di Giacomo Cocchi

Tutto cominciò negli anni Trenta quando un giovane Pietro Fiordelli insieme ai compagni del Seminario romano andava in Val Pusteria per il soggiorno estivo. Lunghe camminate – anche di dodici ore, come amava raccontare il primo vescovo di Prato – in Alto Adige e nel Cadore, sulle Dolomiti di Sesto, hanno creato un legame speciale tra Fiordelli e quella splendida zona montana. Così nel 1962, in una località dal doppio nome, Schluderbach per gli austriaci e Carbonin per gli italiani, la Diocesi di Prato acquistò due grandi edifici di proprietà del limitrofo Villaggio turistico Ploner, ancora oggi esistente. Nacquero le case per ferie «Santa Caterina» e «Croda Rossa». Due alberghi, chiamati anche «case del Vescovo», nei quali generazioni di ragazzi e ragazze pratesi, probabilmente migliaia, hanno passato dieci giorni di vacanza con la propria parrocchia. L’acquisizione avvenne grazie alla cospicua donazione della signora Mazzetti Martelli, alla quale si aggiunse anche un importante contributo di mons. Mario Bonacchi, allora assistente diocesano di Azione Cattolica.

Cinquant’anni dopo le due case sono state completamente ristrutturate e ammodernate. Tantissime le novità apportate grazie al progetto dello studio Gestri e Ballerini, in particolare degli architetti Martino Piccioli e Francesco Ballerini, in collaborazione con Elisa Canocchi, come ad esempio l’inserimento del bagno in tutte le camere. In tutto ci sono 140 posti letto suddivisi in 27 camere – che variano da uno a 4 posti – al Santa Caterina e 25 al Croda Rossa. Ciascun albergo ha anche tre piccoli «appartamentini», pensati per le famiglie, composti da due camere con bagno in comune.

Gli interventi, dal costo complessivo di circa 2 milioni e mezzo di euro, hanno messo tutti gli ambienti perfettamente a norma. Altra importante novità è l’ascensore, che si trova in entrambi gli edifici. Il tetto è stato coibentato e nelle pareti è stato inserito un isolante termico realizzato con materiali naturali, come argilla e canniccio, in modo da rendere i muri «traspiranti», e per questo grazie allo scambio termico, gli ambienti sono freschi d’estate e caldi d’inverno. «Abbiamo voluto conservare la tipicità degli edifici secondo il gusto altoatesino – spiegano gli architetti Ballerini e Piccioli – ma inserendo elementi moderni e assolutamente ecocompatibili». Infatti non è stato usato cemento armato – solo per la tromba dell’ascensore – né materiali plastici. «Inoltre tutti i locali sono perfettamente accessibili ai disabili», aggiungono i progettisti. I lavori, iniziati lo scorso novembre, sono stati compiuti, dopo che la Diocesi aveva indetto una gara di appalto, vinta da Renner srl, impresa di Bolzano che ha lavorato per tutto l’inverno, anche sotto la neve alta e a bassissime temperature, in modo da consegnare i lavori entro l’estate.

Mercoledì 11 luglio il Vescovo Simoni e l’economo diocesano don Emilio Riva sono andati a Carbonin per vedere lo stato dei lavori. «Siamo molto soddisfatti – ha detto subito mons. Simoni – adesso Carbonin è ancora più bello e accogliente, occorre adesso proporlo sempre di più alle parrocchie affinché sfruttino questo posto meraviglioso per portarci ragazzi e famiglie».

La rinnovata casa «Santa Caterina», dove si trova la cucina che serve entrambe le strutture, ha già accolto a giugno e luglio alcuni gruppi parrocchiali. L’albergo «Croda Rossa» sarà disponibile dal primo agosto. Encomiabile il lavoro della direzione, sotto la responsabilità di Lorenzo Petracchi e don Serafino Romeo, che in queste prime settimane estive è riuscita al meglio a far convivere la fine dei lavori con le prime vacanze di alcune parrocchie.

(dal numero 28 del 22 luglio 2012)