Arezzo - Cortona - Sansepolcro
“La musica sacra: bellezza e verità offerte al mondo”
Si è concluso con un grande afflusso di appassionati del bel canto sacro, al di là di ogni aspettativa, l’VIII Festival di musica sacra di Cortona. A conclusione dell’evento, organizzato dall’associazione Cortona cristiana, abbiamo avvicinato il direttore artistico monsignor Marco Frisina.
È vero che la bellezza salverà il mondo?
L’espressione di Dostojewski affonda su radici lontane; un’idea legata al mondo ortodosso per cui la bellezza ci introduce nel mistero di Dio, il canto liturgico ci fa pregustare l’armonia del canto celeste. Per noi occidentali ha un significato ancora più forte perché, da Agostino in poi, l’idea della bellezza è lo splendore della verità. Credo che oggi più che mai ci sia bisogno di ritornare a tutto questo: alla bellezza come manifestazione della verità, perché Dio ha creato l’universo imprimendo in esso l’impronta della sua sostanza, come dice la Scrittura. Questa impronta è la sua bellezza. Gli uomini oggi hanno distrutto la creazione, non soltanto in termini ambientali: hanno distrutto l’«ecologia umana» che è stata completamente disattesa. Insomma gli esseri umani sono molto più inquinati dell’ambiente: si pensa giustamente che sporcare un fiume sia un reato, ma sporcare l’anima di una persona è un reato ancora più forte. La bellezza aiuta invece a sentire meglio, rasserena, scarica le tensioni.
Bellezza e verità vanno dunque sempre di pari passo?
Sempre. Non può essere diversamente.
Dice San Tommaso D’Aquino che «la verità è forte in se stessa e che nessuna opposizione la può scardinare»
Certamente. Come la bellezza, come il bene, come tutte le realtà trascendentali. Verità, bellezza e bene sono riflessi della perfezione di Dio. Quando una cosa è bella rimane sempre bella. Può appartenere a tempi e a culture diverse, ma se quell’arte, quella musica sono state fatte con l’efficacia che proviene dalla bellezza e dalla verità, rimangono. Possiamo dire che l’arte è la capacità di manifestare la verità delle cose.
Quindi San Francesco, che è un campione della bellezza e della verità, si è trovato pienamente a suo agio in un Festival come quello di Musica sacra
Credo veramente nell’efficacia culturale e spirituale di questo Festival. Del resto io vi lavoro ormai da otto anni. Ma è la nostra stessa gente che ha bisogno di questa proposta. E noi abbiamo il dovere di offrire ciò che c’è di più bello e di più alto nel nostro patrimonio spirituale e culturale. È il dovere di ogni cristiano, che si sente il custode di questi valori perché li ha sperimentati. Il Vangelo non è un messaggio esclusivamente morale, culturale o filosofico: è la via sicura per raggiungere la nostra felicità. E noi abbiamo il dovere di condividere con i nostri fratelli questo messaggio straordinario del Vangelo, specialmente nel messaggio di bellezza, di verità, di felicità che esso racchiude. Ormai da trent’anni io svolgo questo lavoro. È diventato lo scopo della mia vita di sacerdote: diffondere il Vangelo e i suoi valori attraverso la musica. È un potere straordinario che si esercita attraverso la musica. Un «potere» per il bene, è un entrare nel cuore delle persone per dare loro anche un solo attimo di nostalgia del cielo, far sentire loro anche solo per un momento la certezza e la gioia che il Paradiso c’è. Questo è un fatto straordinario che oggi è possibile realizzare. E oggi c’è di questo un’urgenza estrema, se consideriamo i fallimenti di tante vite.
Benito Chiarabolli
L’intervista completa è visibile nel numero 27 de La Voce di Arezzo-Cortona-Sansepolcro