Opinioni & Commenti
La montagna di fronte a Monti
di Giovanni Pallanti
Mentre il nostro settimanale va in stampa (martedì 15 novembre, ore 12), a Roma il senatore Mario Monti tenta di varare un governo tecnico in sostituzione del dimissionario Governo Berlusconi. Ribadisco: tenta. In queste ore è difficile prevedere se il governo, che dovrebbe rassicurare l’Europa e il mondo finanziario sulla forza dell’Italia di vincere la crisi economica che l’ha investita, nascerà e con quali ministri.
Il senatore Monti è di fronte ad un passaggio difficilissimo: è stato nominato Senatore a vita pochi giorni fa dal presidente Napolitano forse per escludere ogni possibile velleità elettorale del presidente del Consiglio incaricato quando ci saranno le elezioni politiche. Forse per non mandarlo completamente allo sbaraglio di fronte ad un Parlamento di nominati, dopo che una legge elettorale fatta ad hoc (nata per volontà della sinistra nella Regione Toscana; il più grande errore politico di questi anni) ha consentito a Berlusconi, fondatore del partito-azienda, di approfittarne immediatamente per portare in Parlamento, nelle ultime elezioni politiche, personaggi tratti dal nulla o quasi che hanno abbassato di tanto il livello della classe politica italiana.
Questa è la montagna di negatività che Monti dovrà scalare; e con quali ministri il senatore Monti potrà governare l’Italia, come lui ha esplicitamente dichiarato, fino alle elezioni politiche del 2013? Il governo tecnico che deve rassicurare i mercati e abbattere lo spread tra i titoli di Stato tedeschi e quelli italiani (che il 14 novembre era ritornato a quota 500, per attestarsi nella serata a quota 490, nonostante le dimissioni di Berlusconi da Capo del governo) cerca in queste ore dei nuovi ministri con una forte caratura politica. Lunedì scorso Mario Monti ha infatti detto che se non c’è un’impegno diretto dei leaders politici del centro destra e del centro sinistra ci deve essere la garanzia assoluta dell’appoggio dei loro partiti al suo governo. Altrimenti rinuncerà all’incarico conferitogli dal presidente della Repubblica. Questo significa che il governo Monti sarà soprattutto un governo politico che supplirà alla poca credibilità della classe dirigente italiana sul piano internazionale.
Questa è purtroppo l’amara verità scaturita dalla crisi finanziaria che, partita dagli Stati Uniti, ha poi attaccato i paesi dell’Europa della moneta unica. I fondamentali economici dell’Italia sono buoni: le banche francesi e tedesche sono più deboli di quelle italiane sul piano patrimoniale; il debito pubblico italiano si attesta di poco al di sotto di duemila miliardi di euro; il risparmio e il patrimonio delle famiglie italiane è calcolato intorno ai tredicimila miliardi di euro. Quindi, nonostante il debito pubblico, l’Italia è un paese sostanzialmente ricco. Povero solo della credibilità della sua classe politica. Ed ecco il perché del tentativo di far nascere un governo presieduto da un economista finora estraneo alle lotte personali tra «leaders» italiani.
Riuscirà Monti a formare il Governo? Lo sapremo nei prossimi giorni. Se fallirà si andrà al voto con la legge elettorale che è la stessa che ha provocato la crisi di credibilità etica e politica dell’Italia sul piano mondiale. Vale la pena sperare che, anche per questa ragione, il governo Monti nasca. Per capire quanto durerà bisognerà valutare attentamente i nomi dei nuovi ministri e gli ambienti da cui essi provengono. Affidandoci alla saggezza popolare trasmessaci dai proverbi si può dire a questo punto solo: «se son rose fioriranno». Lo vedremo presto.