Italia
LA MODIFICA AL TITOLO V HA MOLTIPLICATO IL LAVORO DELLA CONSULTA: SPESSO IL CONTENZIOSO TRA STATO E REGIONI SI RISOLVE A FAVORE DEL PRIMO
Dal 2002, da quando è stato modificato il Titolo V della Costituzione, circa il 30% delle decisioni della Corte costituzionale riguarda il contenzioso tra Stato e Regioni. A dirlo è uno studio dell’Istituto di studi sui sistemi regionali federali e sulle autonomie del Consiglio nazionale delle ricerche (Issirfa-Cnr) presentato oggi a Roma. La ricerca si basa sull’elaborazione di una serie di indicatori e offre una lettura scientifica delle pronunce costituzionali dopo la modifica costituzionale che ha dato il via al cosiddetto secondo regionalismo’ , spiega Stelio Mangiameli, direttore dell’Issirfa-Cnr. Dallo studio emerge innanzitutto che il carico di lavoro della Corte costituzionale, dopo la revisione del Titolo V della Costituzione, è stato assorbito per quasi un terzo dal contenzioso Stato-Regioni, che prima del 2001 rappresentava mediamente meno del 10%. Dal 2006 al 2010 le pronunce rese dalla Corte nei giudizi in via principale, in seguito all’impugnazione di una legge da parte dello Stato o delle Regioni, sono stati 477, di cui 141 nel solo 2010. Nello stesso periodo, quelle relative al conflitto tra Enti, che vertono su atti di natura amministrativa o regolamentare, sono state 85. Guardando ai capi di dispositivo’, ossia le parti delle sentenze emesse dalla Consulta a contenuto decisorio, derivano da questioni di legittimità sollevate dal Governo nel 48,32% dei casi e nel 51,68% da Regioni o Province autonome. Il secondo dato significativo è che le sentenze degli ultimi anni sono nettamente in favore dello Stato, prosegue il direttore dell’Issirfa-Cnr. Dal 2009 al 2011 la Corte ha accolto all’incirca il 50% dei ricorsi dello Stato contro le leggi regionali e il 20% di quelli mossi dalle Regioni contro le normative statali. Nel 2006-2010 la percentuale di accoglimento delle azioni regionali va dal 7,50 al 31,10%, per lo Stato invece dal 23,20 al 59,40%. Per i dispositivi d’inammissibilità, ben 250 concernono questioni sollevate da Regioni o Province e 93 dal Governo. Nel quinquennio, sul piano percentuale, tenendo conto sia dei profili processuali sia di quelli di merito, la reiezione delle questioni va dal 25,60% al 51,90% per il Governo; dal 37,50% all’80,8% per le Regioni. Lo studio sottolinea anche una tendenza alla contrattazione per risolvere la controversia. Nell’ultimo quinquennio, anche tale strumento giova soprattutto allo Stato, che è in grado di indurre le Regioni a modificare le normative impugnate in più del 20% dei casi in cui lo Stato ricorre contro le Regioni , conclude Mangiameli.