Vita Chiesa
La missione profetica di Fatima non è conclusa
Ciò che affascina. Il terzo giorno a Fatima
La messa celebrata alla spianata del santuario di Fatima, l’incontro con i rappresentanti delle organizzazioni della pastorale sociale del Portogallo e quello con i vescovi sono stati al centro della terza giornata (13 maggio) del viaggio apostolico di Benedetto XVI in Portogallo.
Il Papa pellegrino. “Anch’io sono venuto come pellegrino a Fatima, a questa ‘casa’ che Maria ha scelto per parlare a noi nei tempi moderni”. Lo ha sostenuto il Papa nell’omelia della messa sulla spianata del santuario di Fatima. “Sono venuto a Fatima – ha spiegato – per gioire della presenza di Maria e della sua materna protezione”, perché “verso questo luogo converge oggi la Chiesa pellegrinante”; per pregare “per la nostra umanità afflitta da miserie e sofferenze”. Secondo il Pontefice, “la fede in Dio apre all’uomo l’orizzonte di una speranza certa che non delude; indica un solido fondamento sul quale poggiare, senza paura, la propria vita; richiede l’abbandono, pieno di fiducia, nelle mani dell’Amore che sostiene il mondo”. Di questa “speranza incrollabile e che fruttifica in un amore che si sacrifica per gli altri ma non sacrifica gli altri” sono “esempio e stimolo i Pastorelli, che hanno fatto della loro vita un’offerta a Dio e una condivisione con gli altri per amore di Dio”. “Si illuderebbe – ha poi avvertito il Papa – chi pensasse che la missione profetica di Fatima sia conclusa. Qui rivive quel disegno di Dio che interpella l’umanità sin dai suoi primordi”. “L’uomo – ha osservato – ha potuto scatenare un ciclo di morte e di terrore, ma non riesce ad interromperlo Nella Sacra Scrittura appare frequentemente che Dio sia alla ricerca di giusti per salvare la città degli uomini e lo stesso fa qui, in Fatima”. “Con la famiglia umana pronta a sacrificare i suoi legami più santi sull’altare di gretti egoismi di nazione, razza, ideologia, gruppo, individuo – ha evidenziato il Santo Padre -, è venuta dal Cielo la nostra Madre benedetta offrendosi per trapiantare nel cuore di quanti le si affidano l’Amore di Dio che arde nel suo”.
Come il buon samaritano. Incontrando i rappresentanti delle organizzazioni della pastorale sociale del Portogallo, Benedetto XVI ha richiamato la figura del “buon samaritano”, immagine di Gesù “che si fa vicino ad ogni uomo e lo conduce all’albergo, che è la Chiesa”. Il Papa ha motivato il perché dell’attenzione agli altri: “L’amore incondizionato di Gesù che ci ha guarito – ha affermato – dovrà ora trasformarsi in amore donato gratuitamente e generosamente, mediante la giustizia e la carità”. I destinatari di questa attenzione particolare sono “i poveri, i malati, i detenuti, quelli che vivono da soli e abbandonati, le persone disabili, i bambini e i vecchi, i migranti, i disoccupati e quanti patiscono bisogni che ne turbano la dignità di persone libere”. A giudizio del Santo Padre, “l’attuale scenario della storia è di crisi socio-economica, culturale e spirituale, e pone in evidenza l’opportunità di un discernimento orientato dalla proposta creativa del messaggio sociale della Chiesa”. Benedetto XVI ha anche osservato che oggi “spesso non è facile arrivare ad una sintesi soddisfacente tra la vita spirituale e l’attività apostolica. La pressione esercitata dalla cultura dominante, che presenta con insistenza uno stile di vita fondato sulla legge del più forte, sul guadagno facile e allettante, finisce per influire sul nostro modo di pensare, sui nostri progetti e sulle prospettive del nostro servizio, con il rischio di svuotarli di quella motivazione della fede e della speranza cristiana che li aveva suscitati”.
Senza bavagli. “Mantenete viva la dimensione profetica, senza bavagli, nello scenario del mondo attuale, perché la parola di Dio non è incatenata!”. È stata l’esortazione più forte che Benedetto XVI ha rivolto ai vescovi del Portogallo, incontrandoli a Fatima nella sala conferenze della Casa di “Nossa Senhora do Carmo”. “C’è bisogno – ha detto il Santo Padre – di autentici testimoni di Gesù Cristo, soprattutto in quegli ambienti umani dove il silenzio della fede è più ampio e profondo: i politici, gli intellettuali, i professionisti della comunicazione che professano e promuovono una proposta monoculturale, con disdegno per la dimensione religiosa e contemplativa della vita. In tali ambiti non mancano credenti che si vergognano e che danno una mano al secolarismo, costruttore di barriere all’ispirazione cristiana”. In questi contesti, l’evangelizzazione – ha detto il Papa – ha bisogno di “un vero ardore di santità”. “Il richiamo coraggioso e integrale ai principi – ha osservato il Papa – è essenziale e indispensabile; tuttavia il semplice enunciato del messaggio non arriva fino in fondo al cuore della persona, non tocca la sua libertà, non cambia la vita. Ciò che affascina è soprattutto l’incontro con persone credenti che, mediante la loro fede, attirano verso la grazia di Cristo, rendendo testimonianza di Lui”.
Il sentiero della verità. Il secondo giorno con l’arrivo a Fatima
Un incontro con il mondo della cultura a Lisbona, di mattina, e poi lo spostamento, nel pomeriggio, a Fatima, dove ha visitato la cappellina delle apparizioni, celebrato i Vespri con il clero e i religiosi, benedetto le fiaccole nella spianata del Santuario e recitato il rosario. Sono questi i momenti salienti della seconda giornata (12 maggio) di Benedetto XVI in Portogallo.
La ricerca della verità. “Oggi la cultura riflette una ‘tensione’, che alle volte prende forme di ‘conflitto’, fra il presente e la tradizione”. Lo ha detto il Papa incontrando il mondo della cultura nel Centro culturale di Belém di Lisbona. “La dinamica della società – ha spiegato – assolutizza il presente, staccandolo dal patrimonio culturale del passato e senza l’intenzione di delineare un futuro”. Ciò tuttavia “si scontra con la forte tradizione culturale del popolo portoghese, profondamente segnata dal millenario influsso del cristianesimo e con un senso di responsabilità globale”. Una tradizione che “ha dato origine a ciò che possiamo chiamare una ‘sapienza’, cioè, un senso della vita e della storia di cui facevano parte un universo etico e un ‘ideale’ da adempiere da parte del Portogallo”. “Questo ‘conflitto’ fra la tradizione e il presente si esprime nella crisi della verità, ma unicamente questa – ha ammonito il Papa – può orientare e tracciare il sentiero di un’esistenza riuscita, sia come individuo sia come popolo. Infatti un popolo, che smette di sapere quale sia la propria verità, finisce perduto nei labirinti del tempo e della storia”. “La Chiesa – ha ribadito il Pontefice – ritiene come sua missione prioritaria, nella cultura attuale, tenere sveglia la ricerca della verità e, conseguentemente, di Dio”.
Una rosa d’oro. “Ringrazio tutti coloro che, ogni giorno, pregano per il successore di Pietro e per le sue intenzioni affinché il Papa sia forte nella fede, audace nella speranza e zelante dell’amore”. È un passo della preghiera alla Madonna pronunciata dal Pontefice a Fatima, durante la visita alla cappellina delle apparizioni nella Spianata del Santuario. Nella speciale preghiera rivolta alla Madonna, il Pontefice ha voluto ricordare il suo predecessore, Giovanni Paolo II, che ha visitato tre volte Fatima e ha ringraziato per quella “mano invisibile” che “lo ha liberato dalla morte nell’attentato del 13 maggio, in piazza san Pietro, quasi trent’anni fa. Al termine della preghiera, Benedetto XVI ha consegnato al Santuario di Fatima una “Rosa d’oro”, portata da Roma come “omaggio di gratitudine del Papa per le meraviglie che l’Onnipotente ha compiuto per mezzo di te, nei cuori di tanti che vengono pellegrini a questa tua casa materna”.
Fedeltà e testimonianza. “La principale preoccupazione di ogni cristiano, specialmente della persona consacrata e del ministro dell’altare, dev’essere la fedeltà, la lealtà alla propria vocazione, come discepolo che vuole seguire il Signore”. Lo ha sostenuto il Pontefice, celebrando i vespri con i sacerdoti, religiosi, seminaristi e diaconi nella chiesa della Ss. Trindade di Fatima. “Sarebbe un controsenso accontentarsi di una vita mediocre, vissuta all’insegna di un’etica minimalista e di una religiosità superficiale”, ha affermato il Pontefice. In un mondo in cui “molti dei nostri fratelli vivono come se non ci fosse un aldilà, senza preoccuparsi della propria salvezza eterna”, per il Papa è “grande il bisogno” della “testimonianza” delle persone consacrate, perché “gli uomini sono chiamati ad aderire alla conoscenza e all’amore di Dio, e la Chiesa ha la missione di aiutarli in questa vocazione”. Soprattutto, Benedetto XVI ha invitato i preti a riservare “particolare attenzione alle situazioni di un certo indebolimento degli ideali sacerdotali oppure al fatto di dedicarsi ad attività che non si accordano integralmente con ciò che è proprio di un ministro di Gesù Cristo”. Per il Papa, “è il momento di assumere, insieme con il calore della fraternità, il fermo atteggiamento del fratello che aiuta il proprio fratello a restare in piedi”. “Possa la Chiesa essere rinnovata da santi sacerdoti, trasfigurati dalla grazia di Colui che fa nuove tutte le cose”. È stato l’auspicio espresso dal Pontefice, durante l’atto di affidamento e consacrazione dei sacerdoti al cuore immacolato di Maria, subito dopo la celebrazione dei vespri.
Alimentare la fiamma. “Non abbiate paura di parlare di Dio e di manifestare senza vergogna i segni della fede, facendo risplendere agli occhi dei vostri contemporanei la luce di Cristo”. È l’appello lanciato da Benedetto XVI, durante la benedizione delle fiaccole sulla spianata del Santuario di Fatima, dove si è svolta la processione “aux flambeaux”. “Nel nostro tempo, in cui la fede in ampie regioni della terra rischia di spegnersi come una fiamma che non viene più alimentata, la priorità al di sopra di tutte è rendere Dio presente in questo mondo e aprire agli uomini l’accesso a Dio”, ha ribadito Benedetto XVI. Invitando i fedeli alla recita del rosario, Benedetto XVI ha ammesso: “Sento che mi accompagnano la devozione e l’affetto dei fedeli qui convenuti e del mondo intero”. E poi ha concluso: “Porto con me le preoccupazioni e le attese di questo nostro tempo e le sofferenze dell’umanità ferita, i problemi del mondo”.
La sapiente visione. Il primo giorno del viaggio verso Fatima
“Da una visione sapiente sulla vita e sul mondo deriva il giusto ordinamento della società. Posta nella storia, la Chiesa è aperta per collaborare con chi non marginalizza né riduce al privato l’essenziale considerazione del senso umano della vita”. L’11 maggio, al suo arrivo all’aeroporto internazionale di Lisbona, prima tappa del suo 15° viaggio internazionale, Benedetto XVI ha teso una mano ma anche ribadito quanto da tempo ormai va ripetendo: la fede non può essere relegata alla sfera privata dell’uomo. Ad accogliere il Papa è stato Anibal Cavaco Silva, presidente di un Paese, cattolico per l’88% della popolazione, ma che negli ultimi anni ha approvato leggi contestate dai vescovi come l’aborto (2007), il divorzio (2008) e, più recentemente, un disegno di legge sul matrimonio gay, che però l’attuale presidente non ha ancora firmato.
Una questione di senso. Per Benedetto XVI, che ha detto di venire “nelle vesti di pellegrino della Madonna di Fatima”, “non si tratta di un confronto etico fra un sistema laico e un sistema religioso, bensì di una questione di senso alla quale si affida la propria libertà. Ciò che distingue è il valore attribuito alla problematica del senso e la sua implicazione nella vita pubblica”. “La svolta repubblicana, verificatesi cento anni fa in Portogallo – ha spiegato il Pontefice – ha aperto, nella distinzione fra Chiesa e Stato, un nuovo spazio di libertà per la Chiesa, a cui i due Concordati del 1940 e del 2004 avrebbero dato forma, in ambiti culturali e prospettive ecclesiali assai segnate da rapidi cambiamenti. Le sofferenze causate dalle trasformazioni – ha affermato – sono state in genere affrontate con coraggio. Il vivere nella pluralità di sistemi di valori e di quadri etici richiede un viaggio al centro del proprio io e al nucleo del cristianesimo per rinforzare la qualità della testimonianza fino alla santità, trovare sentieri di missione fino alla radicalità del martirio”. Benedetto XVI, ricordando le apparizioni di Fatima, ha voluto, poi sottolineare come “la relazione con Dio è costitutiva dell’essere umano: questi è stato creato e ordinato verso Dio, cerca la verità nella propria struttura conoscitiva, tende verso il bene nella sfera volitiva, ed è attratto dalla bellezza nella dimensione estetica. La coscienza è cristiana nella misura in cui si apre alla pienezza della vita e della sapienza, che abbiamo in Gesù Cristo. La visita, che ora inizio sotto il segno della speranza, intende essere una proposta di sapienza e di missione”.
L’esempio dei santi. La messa nel “Terreiro do Paco” di Lisbona, che ha fatto seguito, sempre nella giornata dell’11 maggio, alla visita di cortesia al presidente della Repubblica nel palazzo di Belem, è stato il primo incontro con la popolazione di Lisbona. In oltre 160 mila hanno affollato il luogo della celebrazione. Qui Benedetto XVI ha additato a tutti l’esempio dei santi portoghesi, Verissimo, Massima e Giulia, san Vincenzo, sant’Antonio, san Giovanni di Brito e san Nuno di Santa Maria. Nonostante non le manchino “figli riottosi e persino ribelli”, ha ricordato il Pontefice, è nei santi che “la Chiesa riconosce i propri tratti caratteristici e, proprio in loro, assapora la sua gioia più profonda. Li accomuna tutti la volontà di incarnare il Vangelo nella propria esistenza”. I santi portoghesi, quindi, per ricordare che “chi crede in Gesù non resterà deluso: è Parola di Dio, che non si inganna né può ingannarci”. “Fissando lo sguardo sui propri santi – ha aggiunto il Papa – questa Chiesa locale ha giustamente concluso che oggi la priorità pastorale è quella di fare di ogni donna e uomo cristiani una presenza raggiante della prospettiva evangelica in mezzo al mondo, nella famiglia, nella cultura, nell’economia, nella politica”. Tuttavia, ha avvertito, “spesso ci preoccupiamo affannosamente delle conseguenze sociali, culturali e politiche della fede, dando per scontato che questa fede ci sia, ciò che purtroppo è sempre meno realista. Si è messa una fiducia forse eccessiva nelle strutture e nei programmi ecclesiali, nella distribuzione di poteri e funzioni; ma cosa accadrà se il sale diventa insipido?”. Perché ciò non accada, “bisogna annunziare di nuovo con vigore e gioia l’evento della morte e risurrezione di Cristo. La risurrezione di Cristo ci assicura che nessuna potenza avversa potrà mai distruggere la Chiesa. C’è dunque un vasto sforzo capillare da compiere affinché ogni cristiano si trasformi in un testimone in grado di rendere conto a tutti e sempre della speranza che lo anima”. Il Papa ha ricordato il “glorioso posto che il Portogallo si è guadagnato in mezzo alle nazioni per il servizio offerto alla diffusione della fede: nelle cinque parti del mondo ci sono Chiese locali che hanno avuto origine dall’azione missionaria portoghese”. Così come in passato “oggi, partecipando all’edificazione della Comunità europea, portate il contributo della vostra identità culturale e religiosa”. Al termine della messa Benedetto XVI ha ricordato il monumento a Cristo Re, fatto erigere a Lisbona dai vescovi portoghesi in seguito ad un voto, espresso a Fatima il 20 aprile 1940, sul non ingresso del Paese nella seconda guerra mondiale. Ultimo atto della prima giornata portoghese del Papa una serenata, sotto la nunziatura apostolica, da parte dei giovani. Un modo simpatico e affettuoso per augurargli la buonanotte.
I testi integrali di tutti i discorsi di Benedetto XVI in Portogallo
Fatima parla ancora. Intervista al teologo mons. Andrea Bellandi