Vita Chiesa

La Messa di apertura del Sinodo

L’assemblea speciale per il Medio Oriente del Sinodo dei vescovi, sul tema “La Chiesa cattolica nel Medio Oriente: comunione e testimonianza”, “dimostra l’interesse dell’intera Chiesa per la preziosa e amata porzione del Popolo di Dio che vive in Terra Santa e in tutto il Medio Oriente”. Lo ha detto, domenica mattina, Benedetto XVI, nella celebrazione eucaristica nella basilica vaticana, in occasione dell’apertura del Sinodo (10 ottobre 2010). Hanno concelebrato con il Papa 177 padri sinodali e 69 presbiteri collaboratori del Sinodo a vario titolo.

Comunione e testimonianza. “Anzitutto – ha affermato il Santo Padre – eleviamo il nostro ringraziamento al Signore della storia, perché ha permesso che, nonostante vicende spesso difficili e tormentate, il Medio Oriente vedesse sempre, dai tempi di Gesù fino ad oggi, la continuità della presenza dei cristiani”. Il Medio Oriente, nella prospettiva di Dio, ha proseguito Benedetto XVI, “è la terra di Abramo, di Isacco e di Giacobbe; la terra dell’esodo e del ritorno dall’esilio; la terra del tempio e dei profeti; la terra in cui il Figlio Unigenito è nato da Maria, dove ha vissuto, è morto ed è risorto; la culla della Chiesa, costituita per portare il Vangelo di Cristo sino ai confini del mondo. E noi pure, come credenti, guardiamo al Medio Oriente con questo sguardo, nella prospettiva della storia della salvezza”. La Chiesa è costituita per essere, in mezzo agli uomini, “segno e strumento dell’unico e universale progetto salvifico di Dio; essa adempie questa missione semplicemente essendo se stessa, cioè ‘comunione e testimonianza’, come recita il tema dell’assemblea sinodale”. Senza comunione “non può esserci testimonianza: la grande testimonianza è proprio la vita di comunione”.

Momento privilegiato. Il Sinodo dei vescovi, ha precisato, “è un momento privilegiato in cui si può rinnovare nel cammino della Chiesa la grazia della Pentecoste, affinché la Buona Novella sia annunciata con franchezza e possa essere accolta da tutte le genti”. Lo scopo del Sinodo “è prevalentemente pastorale”: “Pur non potendo ignorare la delicata e a volte drammatica situazione sociale e politica di alcuni Paesi, i Pastori delle Chiese in Medio Oriente desiderano concentrarsi sugli aspetti propri della loro missione”, ha dichiarato il Santo Padre. Tra gli obiettivi dell’assemblea, “ravvivare la comunione della Chiesa cattolica in Medio Oriente”, anzitutto “all’interno di ciascuna Chiesa” e, quindi, “nei rapporti con le altre Chiese”. “Questa occasione è poi propizia – ha sottolineato – per proseguire costruttivamente il dialogo con gli ebrei, ai quali ci lega in modo indissolubile la lunga storia dell’Alleanza, come pure con i musulmani”.

Pietre vive. I lavori del Sinodo sono, inoltre, orientati “alla testimonianza dei cristiani a livello personale, familiare e sociale”. L’auspicio è che “i fedeli sentano la gioia di vivere in Terra Santa”. “Nonostante le difficoltà – ha sostenuto Benedetto XVI –, i cristiani di Terra Santa sono chiamati a ravvivare la coscienza di essere pietre vive della Chiesa in Medio Oriente, presso i Luoghi santi della nostra salvezza”. Ma quello di vivere dignitosamente nella propria patria è “anzitutto un diritto umano fondamentale: perciò occorre favorire condizioni di pace e di giustizia, indispensabili per uno sviluppo armonioso di tutti gli abitanti della regione”. Tutti dunque “sono chiamati a dare il proprio contributo: la comunità internazionale, sostenendo un cammino affidabile, leale e costruttivo verso la pace; le religioni maggiormente presenti nella regione, nel promuovere i valori spirituali e culturali che uniscono gli uomini ed escludono ogni espressione di violenza”. “I cristiani – ha evidenziato il Papa – continueranno a dare il loro contributo non soltanto con le opere di promozione sociale, quali gli istituti di educazione e di sanità, ma soprattutto con lo spirito delle Beatitudini evangeliche, che anima la pratica del perdono e della riconciliazione. In tale impegno essi avranno sempre l’appoggio di tutta la Chiesa”.

Rosario, preghiera biblica. Anche all’Angelus Benedetto XVI ha ricordato l’assemblea speciale per il Medio Oriente del Sinodo dei vescovi. Prima di guidare da piazza San Pietro la preghiera mariana, il Papa ha detto: “In quei Paesi, purtroppo segnati da profonde divisioni e lacerati da annosi conflitti, la Chiesa è chiamata ad essere segno e strumento di unità e di riconciliazione, sul modello della prima comunità di Gerusalemme, nella quale ‘la moltitudine di coloro che erano diventati credenti aveva un cuor solo e un’anima sola’ come dice San Luca”. Questo compito “è arduo, dal momento che i cristiani del Medio Oriente si trovano spesso a sopportare condizioni di vita difficili, sia a livello personale che familiare e di comunità. Ma ciò non deve scoraggiare: è proprio in quel contesto che risuona ancora più necessario e urgente il perenne messaggio di Cristo: ‘Convertitevi e credete nel Vangelo’”. Poi il Pontefice ha invitato tutti “a pregare” per il Sinodo “invocando da Dio un’abbondante effusione dei doni dello Spirito Santo”. Il Santo Padre ha anche rammentato che “il mese di ottobre è detto il mese del Rosario”: “Sulle orme del venerabile Giovanni Paolo II, vorrei ricordare che il Rosario è preghiera biblica, tutta intessuta di Sacra Scrittura. È preghiera del cuore, in cui la ripetizione dell’‘Ave Maria’ orienta il pensiero e l’affetto verso Cristo, e quindi si fa supplica fiduciosa alla Madre sua e nostra. È preghiera che aiuta a meditare la Parola di Dio e ad assimilare la comunione eucaristica”. Dopo la recita dell’Angelus Benedetto XVI ha ricordato la “Missione ai giovani 2010”, organizzata nei giorni scorsi dal Servizio diocesano per la pastorale giovanile di Roma e la celebrazione oggi in Polonia per la decima volta della Giornata papale, il cui motto è “Il coraggio della santità”.