Arezzo - Cortona - Sansepolcro

La Madonna del Conforto La Vergine missionaria nelle terre di Arezzo.

Era il 31 marzo 1814 quando, al canto dell’inno «Ave, maris stella», la sacra immagine della Madonna del Conforto fu collocata nella nuova cappella della Cattedrale di Arezzo. Erano passati quasi venti anni dall’evento prodigioso. Il vescovo Agostino Albergotti che portò a termine faticosamente la cappella, amava chiamarla la «sua sposa». Da allora, per quasi due secoli, generazioni di aretini vi si sono recati in preghiera dinanzi alla venerata immagine.Ma sessanta anni fa, fra il 1948 e il 1951, per la prima volta nella sua storia le parti si invertirono. Fu la Madonna del Conforto che andò dal popolo aretino. Erano i primi anni del dopoguerra, quando si piangeva per le vittime e per le distruzioni materiali e nel contempo – con la ritrovata libertà e nella tenace volontà di ricominciare – ci si riversava in massa nei nuovi divertimenti importati da oltreoceano. In quella dirompente voglia di abbandonarsi ai nascenti piaceri della vita, fu avvertita la necessità di rilanciare la vita cristiana del popolo, disorientato e spiritualmente ferito dagli eventi bellici. Così nacque la Peregrinatio Mariae. L’idea era sorta in Francia subito dopo la guerra per favorire, con l’aiuto della Madonna, una pacificazione degli animi in vista della ricostruzione. L’acceso clima politico dell’epoca, come era prevedibile, non mancò di trasformare l’evento anche in occasione di scontro, in cui echeggiavano affermazioni quali «quel vergognoso passeggiare di Madonne e organizzazioni di “miracoli” a scopo elettorale». Ma nella realtà fu un grandioso avvenimento di massa religioso ed ecclesiale.In quattro anni la Madonna del Conforto attraversò ogni angolo della diocesi. Il vescovo Emanuele Mignone, così scriveva: «Vedremo la nostra cara Madonna del Conforto peregrinare per la diocesi con uno scopo altamente missionario, al quale, se noi corrisponderemo sinceramente, rafforzeremo le nostre coscienze, troppo pieghevoli agli interessi e ai timori umani. Ristoreremo le nostre famiglie, apprenderemo alla scuola di Lei tutti quei grandi doveri nel cui adempimento si basa la floridezza di qualsiasi società». «La mirabile Peregrinatio», come titolava nel resoconto finale il Bollettino diocesano dell’ottobre 1951, fu seguita passo passo dal vescovo Mignone, nonostante avesse nel 1948 ottantaquattro anni. Nel primo anno attraversò le 58 parrocchie del Casentino. Iniziò il 7 agosto da Giovi e ritornò ad Arezzo la sera del 2 ottobre dopo che la Madonna aveva visitato Castelluccio. Nel 1949 fu la volta del Valdarno e dalla Val d’Ambra. Iniziò il 21 luglio da Quarata e terminò l’8 ottobre a S. Leo, dopo essere stata in 82 parrocchie. Nel 1950 ad accogliere la Madonna furono le 76 parrocchie del Chianti e parte della Val di Chiana. Iniziò da Chiani il 22 luglio e terminò a S. Fabiano il 7 ottobre. Nel 1951 la Peregrinatio si concluse con le 62 parrocchie della Val Tiberina e parte della Chiana: dal 7 agosto, con la parrocchia della Chiassa, fino alla sera dell’8 ottobre, dove concluse il suo viaggio a Saione.In ogni località giungeva a tarda sera – talora quasi a mezzanotte – accolta sempre da straordinarie luminarie, anche là dove mancava ancora l’illuminazione elettrica. La partecipazione popolare fu straordinaria. «La grande Missione – scrisse ancora lo stesso Bollettino diocesano – si concluse la sera del 9 ottobre. Tutta Arezzo, alla Porta Santo Spirito, a riceverla solennemente, entusiasticamente. Tra luci, archi trionfali, preghiere e acclamazioni, essa risaliva alla Cattedrale per Corso Italia, Via Cavour, Via Cisalpino. Erano le 10 di sera. La Madonna si fermò sul ripiano, dinanzi alla grande scalinata; si voltò come a guardare e benedire l’immensa folla, tutta la città, tutta la Diocesi. Che passava, in quel momento, nel cuore, nell’anima profonda dei presenti?». Di sicuro quello che passa ancora oggi: «Resta, resta con noi Maria, resta con i tuoi figli», come invocavano i diversi popoli che durante la Peregrinatio ospitarono l’immagine della Madonna del Conforto.di Alessandro Gambassi