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La linea del Papa: uniti contro il terrorismo

Una escalation, improvvisa ma non imprevedibile, della situazione in Iraq ha caratterizzato le settimane più recenti, così da evocare antichi fantasmi, il Vietnam, la Somalia. Non è certo il momento dell’abbandono, quanto piuttosto di una strategia più incisiva ed adeguata, per centrare l’obiettivo di costruire persuasivi e stabili scenari di ricostruzione istituzionale e di pace in un paese a rischio concreto di implosione violenta.

La linea del Papa è da sempre chiara e diventa preghiera, nel giorno di Pasqua. E si è trattato di una Pasqua particolare, celebrata lo stesso giorno da tutti i cristiani. Ha ribadito Giovanni Paolo II la condanna senza alcuna attenuante per il terrorismo, tanto più se strumentalizza il fatto religioso, ha rinnovato un appello appassionato per la pace con il coinvolgimento di tutti i soggetti.

Contro il terrorismo la mobilitazione e l’impegno di tutti “gli uomini di buona volontà” non può che essere completo e corale. Per tutti è “doveroso” battersi contro il “disumano, e purtroppo dilagante, fenomeno del terrorismo, che nega la vita e rende torbida e insicura l’esistenza quotidiana di tanta gente laboriosa e pacifica”. Emerge così il ruolo della religione, che, strumentalizzato a fini di morte, può fungere da effetto moltiplicatore dell’accecamento terroristico. Anche sotto questo profilo la preghiera pasquale di Giovanni Paolo II è accorata, affinché “tutti coloro che si sentono figli di Abramo riscoprano la fraternità che li accomuna e li spinge a propositi di cooperazione e di pace”.

I cristiani ed i cattolici oggi in molte parte nel mondo pagano duramente la propria presenza e la propria testimonianza di fede. Proprio per questo ancora più qualificato e pressante è l’appello del papa. A partire proprio dalla Terrasanta, crocevia esemplare: solo una forte motivazione etica e religiosa può permettere di uscire dalle spirali di odio e vendette, introducendo concreti semi di speranza, di rinnovamento e dunque di sviluppo.

Siamo così al terzo punto della linea del Papa e della Chiesa, che da sempre insiste perché “l’opera delle istituzioni nazionali e internazionali affretti il superamento delle presenti difficoltà e favorisca il progresso verso un’organizzazione più ordinata e pacifica del mondo”. La guerra e l’odio sono una facile scorciatoia di fronte ad immensi problemi: la pur difficile strada del negoziato e del dialogo, che resta l’unica “soluzione soddisfacente dei persistenti conflitti, che insanguinano alcune regioni dell’Africa, l’Iraq e la Terra Santa”.La linea del Papa è chiara e confermata dai fatti. In ogni caso Giovanni Paolo II va avanti, portando fino in fondo la sua testimonianza di servizio, che diventa concreto punto di riferimento.Sir

GIOVANNI PAOLO II: L’UMANITA’ TROVI IL CORAGGIO DI OPPORSI AL MALE E AL TERRORISMO