Toscana
La legge regionale sull’immigrazione
Della legge regionale approvata il 1° giugno scorso con il titolo «Norme per l’accoglienza, l’integrazione partecipe e la tutela dei cittadini stranieri nella Regione Toscana» (testo legge) ne parliamo con l’assessore regionale alle politiche sociali Gianni Salvadori.
Assessore, nell’intervento di presentazione della legge avete abbinato alla parola immigrazione quella di opportunità, vuole spiegare ai nostri lettori che impostazione avete dato alla legge sull’immigrazione e in che ambiti interviene?
«L’immigrazione è il più grande fenomeno di cambiamento della società, che investe il paese già oggi e che lo caratterizzerà anche per gli anni a venire. Obbliga a non fare la cosiddetta politica dello struzzo, che cerca di negare forzatamente il valore del multiculturalismo, e a non fare come qualcuno che utilizza gli immigrati nelle proprie imprese salvo poi nasconderli come cittadini. Riteniamo che occorra una modalità diversa di gestione dell’immigrazione, un processo che veda l’interazione come caratteristica basilare nella costruzione della nostra società futura. Dobbiamo condividere valori e regole per costruire la dimensione del vivere comune, insieme lavorare per raggiungerli. Credo sia utile sottolineare l’indispensabilità dei migranti, dato che mantengono alto il nostro livello del reddito e pagano cinque miliardi di euro all’Inps permettendo così di pagare le pensioni agli italiani».
L’opposizione ha dichiarato che in questo modo la Toscana diventerà l’Eldorado per i clandestini, come risponde a questa affermazione?
«Il centro-destra mente sapendo di mentire, tutto in funzione di ricercare consenso politico sfruttando le paure che questi grandi cambiamenti generano. La legge toscana è finalizzata a costruire condizioni di uguaglianza per tutti gli immigrati regolari, ad eccezione del fatto che garantisce i livelli minimi di sopravvivenza per tutti gli altri (pasti, cure mediche e posto letto), in caso di rischio della vita come accade per l’emergenza freddo. La legge ha voluto solo regolare tali interventi, che già vi sono in Toscana così come avviene ad esempio nelle municipalità di Verona o Milano. Vi è però un’ulteriore osservazione utile da fare: sono da considerare clandestine le migliaia di badanti che per la legge nazionale non è stato possibile regolarizzare, ma che continuano a lavorare nelle nostre case alla luce del sole? Quando c’è chi fa politica sfruttando la sua paura, non si sa mai dove certi percorsi, una volta avviati, possono portare. Le ronde ne sono una testimonianza, oggi difatti assistiamo alla riproposizione di ronde fasciste, prendiamo ad esempio le inchieste che stanno portando avanti le procure di Milano e Torino in merito all’iniziativa promossa da Gaetano Saya».
Nella presentazione si fa riferimento ad azioni positive, normalmente questo concetto viene usato per definire interventi che colmano divari tra le persone determinati da discriminazioni o mancanza di pari opportunità, in quali settori intendete intervenire?
«Noi vogliamo dare certezza all’articolo 3 della nostra Costituzione, che impegna all’uguaglianza tra cittadini senza generare discriminazioni in nessun senso, né per gli italiani né per gli immigrati. Voglio chiarire una delle tante bugie che il centro-destra ha dichiarato sui giornali: non ci saranno privilegi in merito all’inserimento nelle liste per l’assegnazione di alloggi dell’edilizia residenziale pubblica, né riguardo agli ingressi negli asili. Daremo solo continuità a quanto previsto dalla legge Bossi-Fini, ma in particolare il nostro intervento affronterà il tema della lingua italiana, affinché l’italiano corretto risulti la lingua base per tutti, così come ci occuperemo dei temi dell’istruzione o della salute».
Il governo ha dichiarato che impugnerà la legge approvata dalla Regione Toscana, come intendete rispondere?
«Attendiamo con serenità l’eventuale ricorso alla Corte costituzionale minacciato dal centro-destra, convinti di aver rispettato tutte le norme, di aver operato in coerenza con le varie competenze che la Costituzione attribuisce alle Regioni e soprattutto di aver lavorato nell’interesse dei toscani per il nostro futuro».
La nuova normativa, pubblicata nel Bollettino della Regione Toscana il 15 giugno 2009, andrà a sostituire la precedente legge regionale risalente al 1990 (L.R.T. 22 marzo 1990, n. 22).
Il principio ispiratore della nuova normativa toscana, contenuto nel primo articolo è il riconoscimento dei diritti inviolabili della persona, indipendentemente dalla cittadinanza.
Le normative regionali
La legge regionale n. 26/2000 pare destinata ad essere superata da una nuova normativa.
La nuova legge sull’immigrazione, ancora in fase embrionale, dovrebbe raccogliere le richieste dell’associazionismo operante nel settore del volontariato che hanno elaborato, in diversi incontri, possibili soluzioni riguardo il lavoro, i diritti fondamentali, l’assistenza sociale e sanitaria.
Nel frattempo, in attesa della stesura del nuovo testo, diversi passi sono stati effettuati dalla Regione Puglia, in particolare sull’abitazione e sul contrasto al lavoro irregolare: il piano degli immigrati approvato nell’agosto 2006 e la legge contro il lavoro nero ed il caporalato.
Con il primo provvedimento (deliberazione della Giunta regionale n. 1233 del 4 agosto 2006) è stato previsto il recupero e l’affitto a canoni sociali di strutture private e di proprietà pubblica in disuso (in particolare le case rurali di proprietà della Regione saranno trasformate in alberghi diffusi per i lavoratori), oltre alla creazione di ambulatori da campo per assicurare a tutti assistenza medica ed igienico sanitaria.
Con il secondo provvedimento (legge regionale n. 28 del 2006) diretto al contrasto del lavoro irregolare, la Regione Puglia ha promulgato una normativa per reagire ai fenomeni di lavoro e nero che l’hanno vista protagonista di inchieste giornalistiche.
Il testo di legge, che valorizza il pieno rispetto dei diritti umani e civili e l’accoglienza ed integrazione degli immigrati, prevede una serie di benefici a vantaggio delle imprese che applicano, in tutti i campi, i contratti di categoria ai propri dipendenti, e premialità anche per chi denuncia fin dal giorno antecedente l´assunzione di lavoratori. Sanzioni sono invece previste per chi contravviene agli obblighi imposti per legge.
La legge n. 28/2006 introduce concetti come gli indici di congruità delle aziende e la dichiarazione unica dell’attività contributiva per uscire dal sommerso.
Una legge costituzionalmente ineccepibile che ha, infatti, superato il vaglio della Consulta: la Corte Costituzionale, con sentenza n. 300 del 7 luglio 2005 ha dichiarato, infatti, inammissibili le questioni di legittimità costituzionale sollevate dal Consiglio dei ministri in merito alla legge della Regione Emilia-Romagna.
La legge regionale dell’Emilia Romagna ha previsto, oltre ai citati principi di integrazione, anche iniziative più significative dal punto di vista politico.
Tra queste, la revisione complessiva della Consulta regionale, che meno pletorica del passato, sarà in grado di rappresentare meglio le istanze dei cittadini stranieri.
La consulta riunirà non solo i rappresentanti dei cittadini stranieri, ma anche le parti sociali e l’impresa.
Si tratta di una legge frutto di una lunga elaborazione e corroborata da una ampia partecipazione da parte di associazioni, comitati, coordinamenti e rappresentanze di comunità riunite attorno al tavolo di coordinamento per lo studio del fenomeno migratorio nel Lazio istituito presso la Presidenza del Consiglio Regionale.
In particolare, la legge affronta i principali nodi che ancora pesano sui cittadini stranieri riguardo al diritto alla salute, alla formazione e alla cultura, alla casa, e si propone di rimuovere ogni discriminazione e di promuovere, invece, tutte le forme di partecipazione alla vita politica locale.
La nuova legge istituisce inoltre l’Osservatorio regionale contro il razzismo e la discriminazione, organismo di garanzia con compiti di monitoraggio e di informazione nei confronti dei cittadini immigrati vittime di discriminazioni.
E’ prevista anche l’istituzione di un tavolo di coordinamento composto dagli assessori competenti in materia di politiche sociali, politiche comunitarie, sanità, formazione, scuola, lavoro, casa, al fine di programmare e coordinare gli interventi per l’integrazione dei cittadini stranieri immigrati.
Particolare tutela è riservata ai minori con la previsione di interventi mirati all’accoglienza, alla protezione e all’inserimento sociale dei minori immigrati non accompagnati presenti sul territorio regionale. Interventi che possono proseguire, anche, successivamente al raggiungimento della maggiore età per consentire la conclusione dei percorsi di integrazione.
Garantire una formazione professionale qualificata e un adeguato inserimento lavorativo agli immigrati significa garantire loro anche un’effettiva inclusione sociale, una dignità e una crescita personale. A tal fine la Regione Lazio, nella programmazione 2007-2013 del FSE ha raddoppiato l’importo destinato all’integrazione sociale degli svantaggiati, tra cui gli immigrati.
Riguardo alla politica formativa e scolastica (gli alunni per il 7% sono stranieri) diversi sono gli interventi: sostegno all’integrazione scolastica con corsi di italiano per studenti e genitori, corsi triennali professionali per ragazzi tra i 14 e i 18 anni, approvazione delle qualifiche professionali in settori che vedono grande presenza di adulti immigrati come l’assistente familiare e il mediatore interculturale.
La Giunta regionale del Piemonte, nella seduta dello scorso 8 giugno ha approvato un disegno di legge sull’integrazione sociale delle cittadine e dei cittadini stranieri immigrati in Piemonte che intende sostituire il testo attualmente in vigore per rispondere a due profonde trasformazioni: da un lato i cambiamenti legislativi intervenuti a livello comunitario e statale, dall’altro l’evoluzione di un fenomeno che coinvolge l’intero nucleo familiare di origine.