Opinioni & Commenti

La grande forza di preghiera e digiuno

di Alberto MigoneL’invito del Papa alla preghiera e al digiuno per ottenere da Dio il dono della pace – invito apprezzato, accolto e vissuto anche molto al di là dei confini cattolici – ha avuto il suo momento alto il Mercoledì delle Ceneri. Ora però è giusto chiederci cosa resta di questa giornata e soprattutto come viverne lo spirito nel susseguirsi dei giorni. Resta, forte, l’anelito alla pace, questo desiderio intenso e appassionato che ha accomunato i tanti che non vogliono «arrendersi all’odio, alla violenza, alle minacce di guerra» e che vogliono essere protagonisti e non spettatori (e vittime) dei giochi dei potenti. Questa passione però necessita sempre più di serie motivazioni etiche, senza le quali si esaurisce o si isterilisce. Il Papa, in una continuità ammirevole di Magistero, le offre, ricordando che questo impegno non nasce in primo luogo dal timore di una guerra che ci minaccia; la pace è un bene in sé e come tale va perseguito sempre, ad ogni costo, con decisione, mai però separandolo dai suoi fondamenti, la libertà, la verità, la giustizia, l’amore ed anche il perdono. La pace si costruisce sulla fatica di uomini e donne che in questi valori credono, li fanno propri, sanno trasformarli, in sé e intorno a sé, in cultura, in modo di pensare e di agire ad ogni livello. Sono i pacificatori del Vangelo. Non se ne vedono molti sulla scena della politica, come non se ne incontrano molti nei rapporti quotidiani, perché istintivamente la violenza è insita in noi e non si diventa uomini di pace a buon prezzo: è un disarmare il nostro cuore, un armonizzarsi dentro per vedere gli altri con occhi rinnovati dalla benevolenza. È un’opera di smeriglio interiore che costa e realisticamente impegna tutta la vita. Senza una vera continua conversione – ce lo ricorda ancora il Papa – non saremo mai autentici costruttori di pace. La pace si costruisce, ma per il credente anche si implora da Dio con la preghiera e il digiuno che si accentuano nei tempi difficili – e questi lo sono – ma devono diventare sempre più atteggiamento interiore.

Serve tutto questo? Alcuni se lo chiedono con scetticismo dal momento che, anche nella situazione attuale, le decisioni ultime sono nelle mani di pochi che poco si preoccupano delle conseguenze e delle aspirazioni dei popoli. Noi crediamo invece che conversione, preghiera e digiuno, mezzi poveri della gente comune, siano – al di là delle possibili, momentanee sconfitte – strada vera per promuovere quella solidarietà nel bene che cambia il mondo. Certo alla luce della fede e con un impegno che non può esaurirsi in una sola giornata.