Arezzo - Cortona - Sansepolcro

La Giornata per la vita, un richiamo per la diocesi.

Quella del primo febbraio sarà la trentunesima edizione della «Giornata per la vita» voluta dai Vescovi italiani all’indomani della approvazione della legge sulla interruzione volontaria di gravidanza (1978), per testimoniare l’impegno della Chiesa che non si arrende davanti alle offese recate alla vita umana, offese che nel corso di questi anni sono andate moltiplicandosi. «La forza della vita nella sofferenza» è il titolo del messaggio che i vescovi consegnano alla nostra riflessione. «La vita è fatta per la serenità e per la gioia. Purtroppo può accadere, e di fatto accade, che sia segnata dalla sofferenza». Così inizia il messaggio dei vescovi. «Se la sofferenza può essere alleviata, va senz’altro alleviata. In particolare, a chi è malato allo stadio terminale o è affetto da patologie dolorose, vanno applicate con umanità e sapienza tutte le cure oggi possibili. Chi soffre, poi, non va mai lasciato solo. L’amicizia, la compagnia, l’affetto sincero e solidale possono fare molto per rendere più sopportabile una condizione di sofferenza». A questo punto segue un passaggio che tocca il tema del diritto alla vita all’inizio dell’esistenza umana. «Talune donne, spesso provate da un’esistenza infelice, vedono in una gravidanza inattesa esiti di insopportabile sofferenza. Quando la risposta è l’aborto, viene generata ulteriore sofferenza».Il messaggio ci chiama in causa in prima persona, sollecitandoci a mettere in campo tutte le nostre forze, energie e mezzi perché possiamo, con gesti concreti, proporre alla donna e alle famiglie in difficoltà ad accogliere una nuova vita. «C’è, poi, chi vorrebbe rispondere a stati permanenti di sofferenza, reali o asseriti, reclamando forme più o meno esplicite di eutanasia. Vogliamo ribadire con serenità, ma anche con chiarezza, che si tratta di risposte false: la vita umana è un bene inviolabile ed indisponibile, e non può mai essere legittimato e favorito l’abbandono delle cure, come pure ovviamente l’accanimento terapeutico». Il messaggio si conclude con una sottolineatura sulla forza dell’amore e della vita nella sofferenza: «La via della sofferenza si fa meno impervia se siamo consapevoli che è Cristo, il solo giusto, a portare la sofferenza con noi».Il messaggio contiene, dunque, ampi passaggi riferiti all’eutanasia ma il tema del diritto alla vita all’inizio dell’esistenza umana deve restare al centro dell’attenzione poiché l’aborto è la radice di tutte le attuali nuove aggressioni contro la vita umana. Perché se è lecito uccidere un essere umano, con una intera vita da vivere davanti a sé, potrebbe diventare lecito far morire il vecchio o il malato. Detto con le parole di Madre Teresa di Calcutta: «Se accettiamo che una madre possa sopprimere il frutto del proprio seno cosa ci resta ?».Da qui un rinnovato impegno del Movimento per la vita, anche nella nostra comunità per tenere alta l’attenzione e non consentire ogni distrazione, dimenticanza o silenzio. Un impegno che, bisognoso di aiuto e collaborazioni, si attua attraverso attività di promozione educativo-culturale e di servizi alla vita, che si distendono nel tempo.di Patrizio Lucci (Movimento per la vita e Centro di aiuto alla vita di Arezzo)