Dossier
La giornata per la salvaguardia del creato
Per la verità, nella scelta della data da parte del Consiglio permanente della Cei (che ha istituito l’iniziativa nella sessione del gennaio scorso) il ritorno dalle ferie non c’entra, anche se la coincidenza è quantomeno significativa. Il 1° settembre, infatti, altro non è che la data di inizio dell’anno liturgico ortodosso, e fu proprio il patriarca di Costantinopoli Demetrio, predecessore di Bartolomeo, a costituirla ufficialmente come «giornata di preghiera per la salvaguardia dell’ambiente» fin dal 1989 tramite un’enciclica dedicata a questo tema.
L’idea fu poi ripresa nelle assemblee ecumeniche europee di Basilea e soprattutto di Graz, per trovare infine spazio nella «Cartha Oecumenica» firmata nel 2001 dalle Chiese cristiane, a partire dalla loro «comune preoccupazione» per uno sfruttamento dei beni della terra «senza tener conto del loro valore intrinseco, senza considerazione per la loro limitatezza e senza riguardo per il bene delle generazioni future». Questioni destinate ad avere un’importanza determinante nella prossima assemblea ecumenica europea, in programma a Sibiu (Romania) nel 2007.
Alla prima «Giornata per la salvaguardia del creato» è stato dedicato un sussidio messo a punto dalla Commissione episcopale per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia e la pace, e dalla commissione episcopale per l’ecumenismo e il dialogo. Il documento reperibile, assieme ad altri testi in materia, nel sito www.chiesacattolica.it fornisce spunti per l’animazione nonché indicazioni bibliografiche per l’approfondimento. Viene tra l’altro suggerita la possibilità di «dilatare» incontri e iniziative nel corso dell’intero mese di settembre, data anche l’evidente difficoltà di mettere in piedi qualcosa di significativo nei primissimo giorni di ripresa delle attività pastorali dopo la pausa estiva. Ma, riprendendo quanto detto all’inizio, come è altamente significativo che gli ortodossi abbiano voluto dedicare al creato l’inizio del loro anno liturgico, non lo è da meno il fatto che anche altrove si sia voluto in qualche modo «consacrare» ai problemi dell’ambiente il mese che segna l’inizio del nuovo anno sociale.
Per mons. Paolo Tarchi, direttore dell’ufficio nazionale Cei per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia e la pace, non c’è niente di «nuovo» nell’attenzione dei cristiani per l’ambiente: «È un tema sottolinea che accompagna tutta la storia della Chiesa, perché non si può parlare di redenzione senza mettere a tema la creazione» E poi, aggiunge, non si possono dimenticare esperienze storiche come il monachesimo o il francescanesimo, modello anche per le nostre generazioni. Una sensibilità, quindi, che «certamente abbiamo dentro ma che esigeva di essere messa maggiormente a tema».
La preoccupazione è essenzialmente educativa: «Il titolo stesso del messaggio per questa prima giornata (Dio pose l’uomo nel giardino di Eden, perché lo coltivasse e lo custodisse, tratto dalla Genesi), ci riporta alle origini e vuol richiamare questa consapevolezza e l’attenzione delle comunità cristiane alla vita nella sua globalità. Perché c’è indubbiamente una forte attenzione alla vita nelle nostre comunità, ma questa giornata vuole che la si allarghi a tutto il tema della vita, alla vita che ci circonda. Ovviamente nella sua gradualità d’importanza, senza cadere in un biocentrismo che non è nostro, però rimettendo al centro la vita in quanto tale. Inoltre, il fatto che si parli di temi ambientali rimette in moto anche valori come la solidarietà che a volte fanno fatica nel nostro tempo a riemergere: solidarietà riguardo alla vita presente ma soprattutto riguardo alla vita futura, alle nuove generazioni. Uno stile di vita che sia sostenibile nel presente vuol dire solidarietà sopratto per le generazioni future».
Qualcosa, in Italia, si è già mosso. A cominciare dalla diocesi di Bolzano-Bressanone, «appendice» meridionale di quel mondo cristiano e cattolico tedesco che già si è dismostrato sensibile e propositivo su questi problemi. Qualche iniziativa è già stata intrapresa anche a Milano, mentre dal Patriarcato di Venezia viene il lavoro su «stili di vita» e «bilanci di giustizia» guidato da don Gianni Fazzini.
E in Toscana? Qua e là, la proposta della giornata è già stata raccolta. La Comunità di San Leolino, ad esempio, ha promosso per sabato 2 settembre alle ore 17, presso l’oratorio di Sant’Eufrosino a Panzano, un incontro su «Coltivare e custodire il creato: il contributo del turismo», rivolto in particolare «a tutti gli operatori turistici e quanti sono interessati allo sviluppo della vocazione turistica del Chianti», mentre a Vallombrosa il Corpo Forestale dello Stato e la locale Congregazione Monastica Benedettina celebrano assieme la Giornata domenica 3 con inizio alle 15.
Sulla scia dei Forum per l’informazione cattolica promossi a Firenze da Greenaccord sta inoltre nascendo un «Cenacolo ecologico toscano» (nome provvisorio) che vivrà la sua giornata costitutiva domenica 24 settembre a Camaldoli.
A sessant’anni circa di distanza dalla promulgazione della Costituzione ed a ridosso del recentissimo referendum di riforma costituzionale, che tra l’altro ha riacceso a riguardo interesse e curiosità in parte della popolazione italiana, vogliamo tentare un’analogia, un parallelismo forse un po’ forzato ma veritiero nelle sue intenzioni di fondo. Eccolo: come l’elaborazione del pensiero del cattolicesimo militante del primissimo dopoguerra introdusse il personalismo a fondamento dell’architettura ideologico-politica della nascente Repubblica Italiana, nei sui principi fondamentali, così oggi, in un nuovo contesto culturale, completamente mutato, possiamo promuovere la stessa filosofia personalista quale contributo alla struttura ideologica dell’ambientalismo, che noi individuamo come futuro fronte di cogente dibattito politico e di accentuato interesse sociale. Dove prima emergeva la questione sociale, in un’Italia disunita dalla guerra, oggi sembra prevalere una questione ambientale: entrambe possono trovare un punto sintesi ed un punto di partenza nel concetto di persona, così tanto banalizzato, scontato e sottoposto a forme di riduttivismo scientista e di aggressione ideologica pregiudiziale. In questo senso, uno stesso luogo crea una continuità spaziale che si dilata nel tempo; uno spazio che unifica pensiero e storia di questo pensiero, e le persone che prima di noi lo hanno elaborato.
Questa nostra analogia parrà probabilmente troppo azzardata, soprattutto a giuristi o a cultori della storia del diritto, ma ci piace qui allacciare più che altro un legame ideale tra una stessa ispirazione di pensiero, il personalismo appunto, ed il luogo in cui esso fu rielaborato, Camaldoli. Ciò, poi, non toglie un ulteriore possibile interesse che potrà avere, specificatamente, la tematica «ambiente» in ambito costituzionale, ma questo aprirebbe una lunga digressione in merito che qui possiamo solo accennare.
Il nostro è dunque un riferimento lontano nel tempo che non vuole sminuire le innumerevoli altre iniziative camaldolesi che negli anni sono state realizzate: dalle «Settimane Teologiche» alle conferenze su «Ambiente e religione», non prive, evidentemente, di addentellati alla materia «ecologia».
Quello che qui ci preme ribadire è, invece, l’importante spostamento di visione nell’approcciare il rapporto Uomo/Ambiente, che deve divenire o ridivenire, secondo noi, quello della relazione Persona-Ambiente o meglio, in un crescendo di significato, quello di Persona-Terra o di Persona-Creato. La cosidetta eco-filosofia è troppo stretta tra i limiti dell’ecocentrismo, da una parte, e dell’antropocentrismo, dall’altra, nelle versioni debole e forte, ovvero nel suo ecologismo (Deep Ecology) o nel suo ambientalismo (Shallow Ecology).
BENEDETTO XVI, APPELLO PER L’AMBIENTE
Charta Oecumenica (22-04-2001)