Vita Chiesa

La fatica e la gioia di vivere insieme

Chi ha avuto il dono di poter vivere in una comunità, familiare o religiosa, conosce bene la fatica del vivere insieme, gomito a gomito, giorno dopo giorno. Persone diverse, con caratteri, interessi, storie, pensieri differenti, condividono la stessa mensa, lo stesso tetto, lo stesso stile di vita.

C’è la fatica dell’aprirsi all’altro, alla sua novità, al suo modo di essere. C’è la difficoltà, per i figli, di accettare delle regole e, per i genitori, di dare l’esempio; c’è la fatica, per i figli, di ascoltare la saggezza degli adulti e, per i genitori, di accettare che i figli saranno diversi da loro. C’è la sfida, in una comunità religiosa, di accogliersi nella diversità, di scegliere coloro che Cristo ha posto al nostro fianco.

Vivere in comunione, dunque, è fatica, sforzo. Richiede un continuo superamento di sé per cercare e conseguire sempre il bene di tutti, senza far prevalere il mio egoismo, le mie esigenze, le mie voglie. Vivere insieme in famiglia, tra colleghi, tra religiosi, è un’avventura bellissima, che vale la pena affrontare. Si tratta di un viaggio affascinante nel mondo dell’altro che, proprio perché diverso da me, è il regalo di Dio per me. Vivere insieme aiuta a capire che la ricchezza non è tanto o solo dentro di me: la mia ricchezza, piuttosto, siete voi che vivete con me. Preso singolarmente, ognuno è ricco di doni e opportunità, pieno di speranze e promesse per il mondo, ma è solo «uno» ed è incompleto. La famiglia tutta insieme, invece, la comunità insieme, costituisce la vera ricchezza. Gli altri sono la novità della nostra vita, la sfida che ci aiuta a crescere, la diversità che ci completa, l’opportunità che ci dà speranza, la sovrabbondanza che dona gioia. La comunità è Dio presente nel mondo: ognuno porta i suoi doni e le sue pochezze. E se ognuno, da solo, è debole e povero, insieme si diventa segno, promessa di vita. Insieme si diventa parola di salvezza. Insieme siamo miracolo. La «comunità» non è fatta di persone uguali, ma è l’«unione con» persone diverse. Solo insieme diventano luce coloro che da soli sono come delle lampadine spente. Cosa sarebbe la natura senza la varietà dei suoi colori? Esisterebbe solo monotonia, ripetizione, sarebbe impossibile lo stupore. Cosa sarebbe la comunità senza di te? Magari, a volte, tu, che sei mio padre, o mia madre, o mio figlio, o mio fratello, o mio marito, o mia consorella, o mio amico o collega, mi dai fastidio. Eppure, senza di te io sarei diverso. Senza di voi sarei a metà. Voi siete la mia metà e, insieme, noi siamo Cristo.Suor Mirella Caterinadelle contemplative domenicane di Pratovecchio