Opinioni & Commenti
La famiglia non può essere merce di scambio
Hanno fatto scalpore le dichiarazioni di Romano Prodi, all’inizio del suo percorso di candidatura verso le politiche 2006, a proposito dei Pacs, cioè delle forme di riconoscimento civile delle coppie di fatto. Prima di tutto per la scelta dell’interlocutore.
Se ci sono alcune cose chiare nel guazzabuglio del dibattito politico italiano, una di queste è certamente che il Paese non ha alcuna velleità zapateriana. Innanzitutto perché la sinistra italiana ogniqualvolta si è lasciata tentare da seduzioni radicalsecolariste ha dovuto pagare pegno, come recentemente è stato autorevolmente e sinceramente riconosciuto.
In secondo luogo, perché la stessa esperienza spagnola dimostra che quella del matrimonio omosessuale non è un’esigenza diffusa nella società, ma una istanza ideologica e settoriale.
La famiglia fondata sul matrimonio di un uomo e di una donna è una delle istituzioni irrinunciabili della nostra civiltà. Non è un bene disponibile per nessun singolo o nessun gruppo organizzato. Insomma: giù le mani dalla famiglia e dal matrimonio.
Su questo elemento essenziale bisogna uscire una volta per tutte dalla melassa indistinta del politicamente corretto, dei casi pietosi, dei diritti dei singoli. È tempo di scelte: ognuno le faccia e se ne assuma la responsabilità storica.