Opinioni & Commenti

La famiglia, il nostro paletto allo Statuto regionale

div class=firma>di Alberto MigonePer lo Statuto regionale siamo ormai alla fase finale. L’apposita Commissione è infatti al lavoro per redigere la bozza definitiva che verrà presentata al più presto al Consiglio per l’approvazione.

Sugli aspetti che più attengono al funzionamento degli organi di governo – elezione diretta del Presidente della Regione, rafforzamento del ruolo del Consiglio regionale, tutela delle minoranze – sembra esserci già un ampio accordo. Anche sull’aumento dei Consiglieri un’intesa è vicina: si tratterebbe solo di stabilire l’entità. Questo, si dice, per assicurare efficienza e rappresentatività, anche se il maggior numero non garantisce di per sé l’efficienza e la rappresentatività sarà fortemente indebolita da un’eventuale – e ormai probabile – abolizione della preferenza nella futura legge elettorale.

I punti ancora controversi però sono quelli che più di altri hanno un risvolto valoriale: la famiglia è tra questi, perché qui emergono, e si scontrano, visioni diverse e spesso contrapposte. Il confronto è quindi necessario, ma nella chiarezza delle posizioni sia da parte delle forze politiche che delle varie espressioni della società, anche perché il dibattito nella Commissione è ancora aperto e niente è definitivo.

In quest’ottica ci sembra opportuno ribadire la nostra posizione, anche sulla scorta di quanto espresso dal documento dei Vescovi toscani, presentato nell’ottobre 2003.

La famiglia fondata sul matrimonio deve essere adeguatamente valorizzata, sostenuta e favorita dalle Istituzioni e non può mai essere equiparata ad altre forme di convivenza, non per un discorso confessionale, ma perché riveste «un ruolo essenziale nel cammino della nostra società», ruolo che in uno Statuto non può essere misconosciuto.

Con questo non si nega che il legislatore debba tener conto di situazioni nuove, anche rispetto ad un passato recente. Le convivenze però esprimono una tipologia molto varia e non hanno nei fatti una natura omogenea: «altro, ad esempio, è l’unione tra un uomo e una donna, tanto più se hanno figli, altro è l’unione di persone omosessuali» (Documento Cet). Queste situazioni, proprio per la loro diversità, non possono essere affrontate dal legislatore con criteri uguali.Non sono certo in discussione i diritti dei singoli – che vanno sempre e comunque tutelati – né si sottovalutano i disagi delle persone. Spesso però col pretesto di venire incontro a situazioni dolorose si vuole affermare la tesi che ogni forma di convivenza fa famiglia.Proprio questi assunti ideologici, su cui la nostra opposizione è netta, rendono difficile trovare soluzioni ampiamente condivise, che sono però ancora possibili e auspicabili.