Lettere in redazione

La famiglia ha bisogno di fatti concreti

Caro Direttore, il 12 maggio anche noi saremo a Roma per il bene della famiglia, per chiedere attenzione e aiuti concreti ai nostri governanti. Il manifesto sottoscritto da tante associazioni in vista della manifestazione, a mio modestissimo giudizio, è lacunoso e fuorviante dall’obiettivo primario, cioè non rimarca con forza che la famiglia, quella con prole numerosa in particolare, non vuole discorsi, ma fatti concreti! Sembra che l’iniziativa sia proposta per lottare contro i «Dico», che sono una faticosa e difficile mediazione elaborata anche da esponenti cattoliche, proposta di legge da migliorare e correggere, ma non da bocciare con slogan fuori luogo, magari dettati da certi «salvatori» della famiglia, che identificano in questo passo legislativo, la sola causa della non tutela della famiglia. Rimarco le lacune del manifesto, per non aver ricordato i quarant’anni dei nostri governi democristiani, che hanno dormito e ammorbidito tutte le richieste d’aiuto, mentre si sono mossi benissimo per interessi di potenti «famiglie» padroni della comunicazione, che tanto hanno contribuito a creare mentalità a danno della famiglia «fondamento della società». Quindi tutti a Roma, con richieste e rivendicazioni forti, senza slogan contro, per non farsi strumentalizzare, e finalmente determinati a far valere l’utilità della famiglia secondo le sapienti indicazioni della Costituzione italiana. Giancarlo Guivizzani Faella (Ar)

Non direi proprio che il manifesto «Più famiglia» col quale si invita a partecipare alla Manifestazione nazionale che si svolgerà a Roma il 12 maggio sia «lacunoso e fuorviante». Non è infatti – sarà bene sottolinearlo – un manifesto politico-programmatico, che indica con quali atti concreti il Governo debba intervenire a sostegno della famiglia. Si vuole indicare piuttosto lo spirito che sottende e motiva l’incontro di Roma: «dire un grande sì alla famiglia» come valore in sé, perché essa in Italia, nonostante le difficoltà che incontra, come in tutto l’Occidente, «è un bene umano dal quale dipendono l’identità e il futuro delle persone e delle comunità».

Solo da queste convinzioni, diffuse anche se non sempre riescono ad aver peso nelle scelte politiche, potranno scaturire politiche sociali audaci e impegnative, quelle che lei caro Guivizzani e i tanti che come lei andranno a Roma giustamente invocano.

Questo è lo spirito e il fine con cui l’incontro a Roma del 12 maggio è stato pensato e voluto da quasi tutte le associazioni dei laici. Altri scopi non ci sono. Per questo dovrà essere – e qui son d’accordo con lei – una manifestazione serena e festosa, senza bandiere di partito, senza strumentalizzazioni politiche e soprattutto senza nessun slogan che offenda o ferisca: lo diciamo con convinzione, anche in un tempo in cui come cattolici, ma anche come cittadini, siamo addolorati e preoccupati per le tante scritte offensive nei confronti del Papa e del Presidente della Cei, mons. Bagnasco.